Eccolo, un ulteriore, potenziale volano per la città. Possibilità di maggiori introiti economici per il Comune e per gli operatori turistici e commerciali. Andiamo con ordine, allora: l’Aula Giulio Cesare di Roma Capitale ha avviato l’iter del provvedimento che riconosce l’eventualità di sposarsi civilmente in ‘altri luoghi da definire’, come, nel più classico burocratese, è riportato nella circolare di riferimento.
 
Semplificando: attualmente chi vuole sposarsi con il rito civile possiede due soluzioni, a scelta. Unirsi in matrimonio nella Sala Rossa del Campidoglio – proprio davanti alla statua di Giulio Cesare – oppure optare per la chiesa sconsacrata di Caracalla. Bene, con il provvedimento sottoscritto da molti consiglieri di Roma Capitale, adesso – dopo i normali adempimenti burocratici-amministrativi – ci si potrà sposare all’Aventino.
 
Oppure all’interno di Villa Borghese. Addirittura all’interno dello Stadio Olimpico, se il Coni, da cui l’impianto dipende, darà l’autorizzazione. O dentro il Colosseo, se, anche qui, il Ministero dei Beni Culturali fornirà il decisivo nullaosta. I luoghi possibili, a Roma e dintorni, pullulano, lo sapete. Tutti luoghi straordinari, per qualità paesaggistiche e di appeal complessivo. Con un po’ di fantasia si potrà anche scegliere le spiagge di Ostia e di Fregene, magari dall’avvento della primavera in avanti.
 
Insomma, coloro che non pronuncieranno il fatidico sì davanti a un sacerdote e dentro una chiesa addobbata, potranno unirsi in matrimonio all’interno di una possibile moltitudine di luoghi. Nella lista, ovviamente, andranno sicuramente inserite tutte quelle residenze private in cui, oggi, molte coppie romane, e non solo, scelgono di festeggiare il ricevimento dopo essersi scambiate le fedi: pensate alle ville adagiate sull’Appia Antica. Quelle che si affacciano ai Castelli, magari con il lago di Albano sottostante.
 
Oppure le ville della Tuscia. O i casali posti sulla via Cassia, a nord della città. A Roma, due anni fa, sono stati officiati oltre ottomila matrimoni civili: per il correlato affitto delle sale comunali, dove giurarsi amore eterno, i residenti hanno speso centocinquanta euro mentre i non residenti oltre sei volte tanto.
 
Naturale che, con una griglia più allargata di luoghi in cui svolgere il rito civile, possano adesso incrementarsi i ricavi economici: non solo di Roma Capitale – nelle cui casse confluirebbero gli indotti derivanti dall’affitto per i nuovi luoghi prescelti – ma anche di ristoranti, fiorai, albergatori, noleggiatori di automobili. Pensate – quando la notizia farà il giro del mondo – alla mole di turisti, amanti di Roma, che, con congruo anticipo, decideranno di sposarsi nella Capitale, coronando il loro sogno d’amore.
 
Quali saranno adesso gli adempimenti burocratici da assolvere per accelerare l’iter? Stabilire un tariffario per le nuove strutture, ville, luoghi pubblici, parchi, arenili o quant’altro. La selezione di questa griglia di luoghi per dirsi “sì” col rito civile, prevederà il pagamento annuale di una tassa per poter celebrare il matrimonio.
 
In questo modo – come è facile immaginare – ci saranno maggiori ricavi per Roma Capitale e per tutti quei privati che, a fronte di un canone di affitto, decideranno di mettere a disposizione degli sposi novelli le proprie strutture. Matrimoni, si cambia: chissà che non ci si possa sposare, in futuro, anche all’interno del Colosseo.
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