Cocullo is a small, picturesque village located in the heart of the Apennine Mountains in the L’Aquila province of Abruzzo. Usually, life goes on quietly, following the gentle and ancient rhythm of nature all year, but things get more exciting every May, when Cocullo’s famous Festa dei Serpari, or feast of the snake handlers, takes place.
The village is famous for this unique celebration in honor of San Domenico Abate, Cocullo’s patron saint, which is marked by a procession of serpent handlers known as i serpari. For centuries, the feast of San Domenico Abate has been an important event for the people of Cocullo: according to legend, Domenico, a monk who lived in the region during the 10th century, was known for his ability to cure people of snake bites, and, after his death, the villagers of Cocullo began to honor him as their patron saint and to seek in him protection from snake bites. Legend has it, in fact, that the villagers of Cocullo began to bring live snakes to his shrine as an offering.
And it is from this original devotion that the tradition of serpari was born, probably sometime in the 14th century. Over time, the practice of bringing snakes as an ex voto for the saint evolved into a procession led by snake handlers, the serpari, who carried them through the village in a display of their faith and worship. Today, the serpari are a unique group of individuals who have been trained in the art of handling snakes, and they are responsible for capturing and caring for the animals used in the procession in the weeks before the celebrations. The search and capture of the snakes begin towards the end of March when the snow surrounding the village starts to disappear, and serpari venture into the woods in search of selected species of non-venomous reptiles like collar snakes, Aesculapian snakes, smooth snakes, or whip snakes. They carefully collect them and place them in special wooden boxes, where they live until the day of the ceremony, cared for and fed – usually live mice and hard-boiled eggs – by the serpari themselves. Snakes are considered a symbol of good luck and are treated with love and care by their handlers, who release them into their natural habitat, in the area where they had been captured, shortly after the procession is over.
Of course, working with wild snakes implies some risks, but the village has taken steps to ensure the safety of all involved from, as we have seen, the snakes, to their handlers and the public: serpari receive training on how to handle snakes carefully and with respect, while the procession is closely monitored by local authorities to ensure that it is conducted safely and responsibly.
But the figure of the serparo in itself wasn’t born with this peculiar tradition, as they were a local fixture already in the late Middle Ages. Indeed, we can find their origin in the ciarallo, a sacred figure deeply rooted in southern Italy in those times, known for his skills in capturing and handling snakes.
During the procession, the snakes are placed on the statue of San Domenico, but not in front of its face: according to an old saying, if the snakes were to cover it, it would be a bad omen. On the day of the procession, the serpari gather at the shrine of San Domenico Abate, where they receive a blessing from the local priest. They then begin the procession through the village dressed in traditional clothing, the snakes in their hands or wrapped around their necks, creating a colorful and vibrant display, all while villagers come out to watch the procession and to offer prayers and blessings of their own.
The tradition of the serpari remains an important part of the cultural heritage of Cocullo. For the villagers, it is a way to honor their patron saint and celebrate their faith and devotion. For visitors, it is a unique and unforgettable experience that offers a glimpse into the rich history and traditions of the region. Only a couple of weeks ago, thousands of people — organizers estimate they were around six thousand — braved the bad weather on May 1st to gather in this little Valle Sagitario town and enjoy the experience. This year’s anomalous season made it more challenging for the serpari to collect and capture snakes, but all went well in the end. “On May Day (when the feast takes place), Cocullo becomes like a state capital ” Mayor Sandro Chioccio noted. He also took the occasion to announce the ongoing process for the town’s UNESCO candidature. The President of the Region of Abruzzo, Marco Marsilio, who was present for the occasion, said that the Festa dei serpari is “an event known all over the world and a great showcase for Abruzzo.”
In addition to the procession of the serpari, the feast of San Domenico Abate is also marked by a variety of other activities: the village is filled with food vendors, musicians, and dancers that create a festive and lively atmosphere. Visitors can sample local specialties like arrosticini, a skewered lamb dish that is a specialty of the region, or enjoy a glass of local wine while taking in the sights and sounds of the celebration.
Cocullo è un piccolo e pittoresco paese situato nel cuore dell’Appennino in provincia de L’Aquila in Abruzzo. Di solito la vita scorre tranquilla, seguendo tutto l’anno il ritmo dolce e antico della natura, ma le cose si fanno più emozionanti ogni maggio, quando si svolge la famosa Festa dei Serpari di Cocullo.
Il paese è famoso per questa singolare festa in onore di San Domenico Abate, patrono di Cocullo, scandita da una processione di incantatori di serpenti detti i serpari. La festa di San Domenico Abate è stata per secoli un evento importante per la gente di Cocullo: secondo la leggenda, Domenico, monaco vissuto nella regione durante il X secolo, era noto per la sua capacità di guarire le persone dai morsi dei serpenti, e, dopo la sua morte, i paesani di Cocullo iniziarono ad onorarlo come loro santo patrono e a cercare in lui protezione dai morsi di serpente. La leggenda narra, infatti, che i paesani di Cocullo iniziarono a portare al suo santuario dei serpenti vivi come offerta.
Ed è da questa originaria devozione che nasce, probabilmente nel XIV secolo, la tradizione dei serpari. Nel tempo, la pratica di portare i serpenti come ex voto per il santo si è evoluta in una processione guidata da incantatori di serpenti, i serpari, che li portavano attraverso il paese in segno di fede e culto. Oggi i serpari sono un gruppo di individui che sono stati addestrati nell’arte di maneggiare i serpenti, e sono responsabili della cattura e della cura degli animali usati nella processione nelle settimane precedenti i festeggiamenti. La ricerca e la cattura dei serpenti inizia verso la fine di marzo, quando la neve che circonda il paese inizia a scomparire, e i serpari si avventurano nei boschi alla ricerca di specie selezionate di rettili non velenosi come il biacco, il saettone, il colubro liscio o i serpenti colubridi. Li raccolgono con cura e li ripongono in apposite cassette di legno, dove vivono fino al giorno della cerimonia, accuditi e nutriti – solitamente con topolini vivi e uova sode – dagli stessi serpari. I serpenti sono considerati un simbolo di buon auspicio e vengono trattati con amore e cura dai loro addestratori, che li rilasciano nel loro habitat naturale, nella zona in cui sono stati catturati, poco dopo la fine della processione.
Certo, lavorare con i serpenti selvatici comporta dei rischi, ma il villaggio ha adottato misure per garantire la sicurezza di tutti i soggetti coinvolti, dai serpenti, ai loro serpari, al pubblico, come abbiamo visto: i serpari ricevono una formazione su come maneggiare i serpenti con attenzione e con rispetto, mentre la processione è strettamente monitorata dalle autorità locali per garantire che si svolga in modo sicuro e responsabile.
Ma la figura del serparo in sé non è nata con questa peculiare tradizione, in quanto erano un appuntamento fisso locale già nel basso medioevo. Possiamo infatti trovare la loro origine nel ciarallo, una figura sacra molto radicata nell’Italia meridionale di quei tempi, nota per le sue abilità nel catturare e maneggiare i serpenti.
Durante la processione, i serpenti vengono posti sulla statua di San Domenico, ma non davanti al suo volto: secondo un antico detto, se i serpenti lo coprissero, sarebbe di cattivo auspicio. Il giorno della processione i serpari si radunano presso il santuario di San Domenico Abate, dove ricevono la benedizione dal parroco locale. Quindi iniziano la processione attraverso il villaggio vestiti con abiti tradizionali, i serpenti nelle loro mani o avvolti intorno al collo, creando uno spettacolo colorato e vibrante, il tutto mentre gli abitanti del villaggio escono per assistere alla processione e per offrire preghiere e benedizioni.
La tradizione dei serpari rimane una parte importante del patrimonio culturale di Cocullo. Per gli abitanti del villaggio, è un modo per onorare il loro santo patrono e celebrare la loro fede e devozione. Per i visitatori, è un’esperienza unica e indimenticabile che offre uno sguardo sulla ricca storia e le tradizioni della regione. Solo un paio di settimane fa, migliaia di persone – gli organizzatori stimano fossero circa seimila – hanno sfidato il maltempo il 1° maggio per riunirsi in questo paesino della Valle Sagitario e godersi l’esperienza. La stagione anomala di quest’anno ha reso più difficile per i serpari raccogliere e catturare i serpenti, ma alla fine è andato tutto bene. “Il Primo Maggio (quando si svolge la festa), Cocullo diventa come una capitale” ha osservato il sindaco Sandro Chioccio. Ha anche colto l’occasione per annunciare il processo in corso per la candidatura della città all’Unesco. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, presente per l’occasione, ha affermato che la Festa dei serpari è “un evento conosciuto in tutto il mondo e una grande vetrina per l’Abruzzo”.
Oltre alla processione dei serpari, la festa di San Domenico Abate è segnata anche da una serie di altre attività: il paese si riempie di venditori di cibo, musicisti e ballerini che creano un’atmosfera festosa e vivace. I visitatori possono assaggiare specialità locali come gli arrosticini, un piatto di agnello allo spiedo che è una specialità della regione, o gustare un bicchiere di vino locale mentre ammirano le immagini e i suoni della celebrazione.
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