Dalla pittura scandinava alla riscoperta, dopo un secolo di oblio, di Civita d’Antino e del suo cimitero napoleonico  

Grazie a studi recenti sulla presenza dei pittori scandinavi della scuola italiana del maestro Kristian Zahrtmann, sta riemergendo l’interesse per Civita d’Antino, paese dell’Abruzzo aquilano, dopo quasi un secolo di oblio conseguente al terremoto che colpì la Marsica il 13 gennaio 1915.
 
Un evento catastrofico che determinò il progressivo abbandono del piccolo centro della Valle Roveto. Molti abitanti emigrarono o si trasferirono a valle.
Antico municipio romano, nella seconda metà dell’Ottocento divenne una località frequentata per oltre trenta anni da numerosi artisti scandinavi legati alla fi-gura del maestro danese Zahrtmann, che aveva eletto il paese abruzzese sua seconda patria.
 
Sono innumerevoli i paesaggi di Civita e della Valle Roveto esposti nei più importanti musei scandinavi, spesso con titoli genericamente allusivi a paesaggi italiani o del sud Italia.
La ricostruzione della storia della singolare comunità artistica ha portato a scoprire come uno dei pittori della scuola di Zahrtmann, lo svedese Anders Trulson, fosse deceduto a Civita e quindi rimasto per sempre in Abruzzo.
 
La ricerca della sua tomba ha permesso di conoscere il vecchio cimitero del paese, abbandonato oltre settanta anni fa, in seguito alla realizzazione del nuovo, realizzato nella parte opposta di Civita. Il fascino di questo antico cimitero è legato alla sua raggiungibilità, permessa ancor oggi solo attraverso un secolare sentiero.
 
In un libro pubblicato lo scorso anno e dedicato al giovane sfortunato pittore svedese, (A. Bini e S. Bini, Anders Trulson è qui: breve storia del pittore svedese rimasto per sempre tra le montagne abruzzesi, ed. Menabò), vengono approfondite per la prima volta le caratteristiche di questo singolare monumento funerario, le tecniche costruttive, i simboli che racchiude e “l’hortus conclusus”. In questo piccolo limbo terreno per gli ospiti “non cattolici”, hanno trovato ospitalità le ceneri di Anders Trulson e di altri viaggiatori inglesi.
 
La particolare posizione del cimitero, su un piccolo costone fuori dall’abitato, ha impedito che l’area venisse, nel tempo, interessata da fenomeni di inurbamento come è avvenuto in gran parte dei cimiteri; tale circostanza ha fatto sì che rimanesse integro come al tempo in cui fu progettato e realizzato.
Si presenta come una sorta di urna collettiva, costituisce un’opera significativa nella storia dell’architettura cimiteriale e colpì in passato l’archeologo inglese Thomas Ashby durante uno dei suoi viaggi esplorativi in Abruzzo.
 
Il suo scatto riprese l’angolo del monumento che poggia sopra le antiche mura megalitiche. Sulla base dello studio, Italia Nostra Abruzzo ha richiesto il “vincolo” nel dicembre 2011 alla Soprintendenza Regionale per i Beni Architet-tonici e Paesaggistici per l’Abruzzo. La Soprintendenza ha recentemente condiviso la sollecitazione avviando le procedure per sottoporre a vincolo la struttura riconoscendo “il suo valore architettonico e soprattutto storico che va al di là di un interesse puramente locale perchè traccia tangibile di un periodo significativo per la storia del Paese”.
 
E’ una grande soddisfazione poter registrare che un piccolo gruppo di appassionati e caparbi studiosi abbiano potuto avviare disinteressatamente ed in autocommittenza un progetto di salvaguardia di un gioiello del patrimonio artistico diffuso nel territorio nazionale ed incontrare la tempestiva risposta delle organizzazioni di volontariato (come Italia Nostra) e delle Istituzioni pubbliche (la Soprin-tendenza). 
 
Il 10 novembre a Civita d’Antino si terrà una giornata di studi legata a un monumento unico degno di essere salvaguardato non solo perchè rappresentativo del momento storico nel quale è stato realizzato ma per poter tramandare la memoria collettiva di una comunità.
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