Marc Chagall (Ph© Joe Sohm | Dreamstime.com)

Fino al 29 agosto 2021 nella straordinaria cornice della Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro, viene ospitata una mostra dedicata al grande artista russo Marc Chagall (1887-1985), al suo rapporto con la religione ebraica e alla sua personalissima maniera di rileggere, in chiave pittorica, il Messaggio Biblico.

A cura di Domenico Piraina, la mostra “Chagall. La Bibbia” vede esposte 170 opere grafiche di Marc Chagall ed è corredata da un ampio apparato didattico sui temi chagalliani e biblici, sull’ebraismo in Calabria e sulle influenze dell’arte ebraica sulla cultura contemporanea.  Saranno esposte anche le opere dei due celebri artisti contemporanei Max Marra e Antonio Pujia, a completamento di un percorso ricco e del tutto inedito.

La mostra è organizzata dal Comune di Catanzaro e dall’Assessorato alla Cultura della Città di Catanzaro con Arthemisia, è realizzata grazie al contributo della Regione Calabria, con il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e con il fondamentale contributo della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta da Emmanuele F. M. Emanuele, grazie a cui tutte le scuole della Provincia di Catanzaro potranno usufruire dell’ingresso gratuito alla mostra.

Attraverso le serie della Bibbia, in bianco e nero e a colori, e La storia dell’Esodo, la mostra Chagall. La Bibbia si propone di evidenziare quel “segreto” che l’artista ha voluto trasmettere, cercando di mettere in luce le motivazioni profonde delle sue scelte, il suo approccio al “Libro”, di illustrare come la Bibbia per lui sia soprattutto una storia di uomini, una vicenda di patriarchi e di profeti, di re e di regine, di spose, di pastori: Noè, Abramo, Giacobbe, Isacco, Rebecca, Rachele, Giuseppe, Mosè, Aronne.
Un percorso espositivo che narra i fatti biblici come una speciale galleria di figure. Lo stesso Chagall, nel raccontare ad altri il suo progetto “biblico” usava dire che Vollard gli aveva commissionato di fare i “profeti”. Per Chagall, infatti, la Bibbia non è la storia della Creazione ma delle creature.

Ad arricchire la mostra e a chiusura del percorso espositivo un prezioso nucleo di opere realizzato dall’artista contemporaneo Max Marra, una serie denominata Il ghetto densa di drammatici rimandi all’immane tragedia del popolo ebreo, alle persecuzioni razziali nazifasciste e alla Shoah; a seguire anche Pirgos, ceramiche parlanti, un’installazione appositamente creata dall’artista Antonio Pujia Veneziano per la Giudecca di Bova: 7 vasi in ceramica decorata con gli antichi e sacri simboli ebraici della Menorah, della Stella di David o dello Shofar a omaggiare l’antica presenza della comunità ebraica nell’area grecanica calabrese; per ultimo una ristampa anastatica del 2006 dell’unico, antico e raro incunabolo conosciuto con il titolo Commentarius in Pentateuchum di Rashi (Rabbi Salomon ben Isaac), tomo edito con caratteri ebraici mobili (senza vocali) a Reggio Calabria il 18 febbraio1475 (l’originale è conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma).

Contributo che restituisce in mostra il sapore di antiche memorie è quello della musica colta e popolare di Francesca Prestìa che, con tre brani, riattualizza le tradizioni musicali calabresi e promuove le conoscenze di antiche lingue che ancora oggi si parlano in alcuni contesti calabresi come il grecanico, l’arbëreshe e l’occitano-guardiolo.

L’esposizione è un connubio che nasce sotto il segno della storia e della cultura, dal momento che la mostra consente anche di promuovere la conoscenza dell’antica presenza di comunità ebraiche in Calabria, con l’obbiettivo di far riscoprire un patrimonio culturale, materiale e immateriale, di primaria importanza nel definire l’identità della Calabria.
Un patrimonio culturale la cui conoscenza non è ancora sufficientemente diffusa nonostante, negli ultimi anni, si sia assistito a un progressivo arricchimento di studi e di ricerche, archivistiche e archeologiche, che meritano indiscutibilmente di essere valorizzate.

La mostra rappresenta un’occasione eccezionale per gettare uno sguardo sui rapporti che hanno unito nei secoli la Calabria al popolo di Abramo. Una storia antichissima che ha lasciato tracce indelebili non solo nel patrimonio orale ma anche nelle fonti, nell’archeologia, nella conformazione urbanistica di molte città calabresi. Un passato, quello della Calabria Judaica, che continua a intrecciarsi continuamente con il presente, nel profondo desiderio di ritessere i fili di una narrazione segnata da momenti di pacifica convivenza interreligiosa e periodi di soprusi e di violenze. Trame e orditi di una eredità storica consolidata che torna oggi a essere al centro dell’attenzione nei processi di ridefinizione identitaria sperimentati in diversi centri della Calabria, dove la memoria ebraica diventa sempre più strumento di valorizzazione integrata, di crescita culturale e sviluppo delle risorse endogene dei territori.

Marc Chagall, (Vítebsk, Russia, 1887 – Saint-Paul-de-Vence, Francia, 1985) dalla vita quasi centenaria, segnata da tutti i grandi eventi storici della prima metà del XX secolo, nasce da famiglia ebraica nel quartiere di Vitebsk, in Russia, ma raggiunge la perfezione plastica a Parigi, dove viene riconosciuto dai più grandi poeti e artisti surrealisti come uno di loro.
Nel 1914 torna in Russia per rivedere Bella, la sua ragazza, il suo grande amore, la sua musa. Sebbene la sua intenzione fosse quella di ritornare a Parigi dopo una breve permanenza, lo scoppio della prima guerra mondiale, prima, e la rivoluzione bolscevica, in seguito, lo costringono a rimanere nel suo paese fino al 1922 dove lavora per la Rivoluzione, fondando un’Accademia d’Arte e dipinge per un periodo per il Teatro ebraico di Mosca.
Torna presto a Parigi, dove la sua fama di pittore e illustratore ha inizio. Durante la seconda guerra mondiale, si rifugia negli Stati Uniti, dove si trasferisce dal 1941 al 1948, per evitare di essere deportato dai nazisti. Nel 1944 Bella muore inaspettatamente e Chagall smette di dipingere per qualche tempo. Nel 1948 torna in Francia, questa volta a Nizza e Saint-Paul-de-Vence, dove muore nel 1985.

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