Attraverso la comparazione delle lingue più antiche, vicine e contigue e, in un certo senso affini perché derivate da una sola lingua preistorica, è stato possibile, a partire dalla fine del Settecento, perfezionare un metodo di ricerca che ha portato gli studiosi alla definizione della lingua comune originaria e alla ricostruzione della cultura (istituzioni, vita sociale, costume, cultura materiale) del gruppo che l’ha espressa.
Ad entrambe, lingua e cultura, è stato dato lo stesso nome: “indoeuropeo”, designando così anche il popolo che quella lingua doveva aver parlato.
Partito dal Caucaso l’Indoeuropeo (cultura e lingua), attraverso le migrazioni preistoriche di intere popolazioni o per osmosi tra popolazioni vicine, si è esteso ad un’ampia area geografica che va dall’India all’Atlantico, e dal Medio-Oriente fino al circolo polare artico, generando nel corso dei millenni le lingue storiche prese in esame dai glottologi comparatisti. Quelle estinte e quelle moderne ancora vigenti, da esse derivate. Le antiche lingue del ceppo indeuropeo, sono: ittita, indo-iranico, greco, illirico, italico, celtico, germanico, baltico, slavo. Ognuna delle quali ha generato numerose lingue moderne.
Lo studio e la comparazione di singole parole presenti in alcune, o in tutte, le lingue contemplate, ha permesso di ricostruire un sistema di radici indeuropee, indispensabile per l’approfondimento degli studi di etimologia e di semantica, a sostegno della conoscenza, seppure indiretta, della civiltà indeuropea. Lavoro arduo, ma affascinante.
Nel vocabolario delle istituzioni indoeuropee di Emile Benveniste (Torino 1976) si esamina la radice reg di rex (parola latina che traduciamo comunemente con “re”, e conclude (riferendosi alle aree – e alle lingue – in cui è attestata la presenza di questa radice indeuropea):
“ … il rex così definito assomiglia più a un sacerdote che a un sovrano. È questo tipo di regalità che i Celti e gli Italici da una parte, gli Indiani dall’altra, ci hanno conservato. Questa nozione era legata all’esistenza dei grandi collegi di sacerdoti che avevano come funzione quella di perpetuare l’osservanza dei riti. C’è voluta una lunga evoluzione e una trasformazione radicale per giungere alla regalità di tipo classico, fondata sul potere e perché l’autorità politica diventasse a poco a poco indipendente dal potere religioso che restava riservato ai sacerdoti”.
Senza la pretesa di entrare in tutti i passaggi del lavoro scientifico portato avanti dal Benveniste, vorrei condurre per mano il lettore affezionato in un percorso analogo, passando in rassegna alcune parole latine che hanno conservato la radice rex. Cosa che ci dovrebbe portare alla fine alla piena comprensione della portata delle corrispondenti parole della lingua italiana, almeno di quelle maggiormente in uso, e che prenderemo in considerazione.