Tradizione, arte, innovazione e sostenibilità. Questo e molto altro è Cartasia 2016, la Biennale internazionale della carta giunta alla sua ottava edizione che si terrà a Lucca dal 31 luglio al 10 settembre. “Confini e prospettive” è il titolo dell’edizione 2016, scelto per sottolineare il legame che Cartasia ricerca e mantiene, edizione dopo edizione, con l’attualità e con le trasformazioni in atto nel mondo civile come in quello artistico. I confini sono quelli materiali e geografici, attraversati dai migranti o difesi dagli eserciti, ma anche quelli immateriali della cultura, della società, dell’economia, che subiscono continui e sempre più rapidi cambiamenti. Da qui lo sguardo sulle prospettive, sui possibili sviluppi dei processi in corso e sul futuro.
Quattrocento artisti, otto sculture monumentali outdoor, 70 opere d’arte indoor, una mostra interamente dedicata a design e architettura che utilizzano la carta come materiale principale. E poi nove incontri sul tema dei confini e delle prospettive, con 45 ospiti che si avvicenderanno nella suggestiva agorà costruita interamente in cartone e una sezione tutta dedicata al “fun”, al divertimento, con laboratori dedicati ai bambini dai 6 ai 12 anni. E ancora la scacchiera più grande al mondo, realizzata, manco a dirlo, in cartone, sulla quale sarà giocato un vero e proprio torneo di scacchi. Questo, in breve, il ricchissimo programma dell’ottava edizione di Cartasia, che si prepara a invadere il centro storico di Lucca per un intero mese.
Se le protagoniste indiscusse della rassegna saranno ancora una volta le gigantesche sculture in carta riciclata che sono state posizionate in diversi punti della città, la vera novità di questa edizione è la sezione dedicata al design e all’architettura. Alla “Cavallerizza”, infrastruttura recuperata e restituita alla città da pochi mesi, arriveranno ricercatori, professionisti, imprenditori ed esperti di questi due settori che hanno investito negli ultimi anni tempo ed energie nell’ideare oggetti e strutture in carta e cartone, da poter utilizzare nella vita di tutti i giorni.
Non a caso la Biennale si chiuderà con “Paper Re-Evolution”, una tre giorni (7-9 settembre) dedicata proprio al design, durante la quale stimolare un nuovo tipo di sensibilità attorno all’utilizzo della carta e del cartone per incentivare la crescita di idee che in questo settore possono dimostrarsi una risorsa sociale importante per il futuro.
Gli americani Micheal Stutz e Mykl Wells, la canadese Laurence Vallieres, la tedesca Heike Schaefer, la greca Anastasia Zisi sono solo alcuni degli artisti internazionali selezionati dalla commissione e chiamati a realizzare o esporre le opere in carta.
Tra gli artisti statunitensi c’è grande attesa per il poliedrico Mykl Wells, vincitore nel 2012 della sesta edizione della Biennale con l’opera Snowdrop (Bucaneve). Nato a Beloit, Wisconsin, vive e lavora a Tucson, Arizona. Wells è un amante del monumentale, come si evince dall’installazione premiata, una testa capovolta dalla quale spuntano foglie e fiori di Bucaneve a simboleggiare la rinascita. Wells ha dichiarato: “Ho dato tutto quello che dovevo per creare un’installazione degna di onorare Lucca e le persone che la abitano, dovevo onorare i toscani per la loro grande generosità avuta nei miei confronti”.
A Lucca presenta “Invaders”. L’opera è composta da una “monolitica” navicella spaziale e da una performance teatrale con pupazzi e costumi, sempre in cartone. Così l’artista descrive l’opera: “La scultura, con il titolo provvisorio di Invaders, tenta di affrontare l’argomento dell’emergenza immigrazione che attanaglia l’Europa e deriva dalla mia esperienza di vita in una regione di confine, in cui l’immigrazione clandestina è un problema molto dibattuto. In questa situazione cerco di affrontare due questioni: l’aspetto umanitario, che focalizza l’attenzione di queste persone in fuga dalla guerra, e il conflitto culturale che deriva dal loro entrare in contatto con una cultura completamente diversa.
L’installazione, un monolite di grandi dimensioni, simile a una lacrima o, se si vuole, alla parte superiore di un minareto, rappresenta un punto di vista culturale inflessibile. La performance teatrale tenta di affrontare le implicazioni socio-culturali e coinvolge il pubblico in un divertente teatro dell’assurdo.
All’ottava edizione di Cartasia anche lo scultore Michael Stutz originario di Chattanooga, in Tennessee, che attualmente lavora a San Diego, in California e realizza opere pubbliche e private su commissione per collezionisti e per le citta degli Stati Uniti e l’artista Florence Alfano McEwin, professoressa di Arte e Direttore della Galleria del College Western Wyoming di Rock Springs.
Espone in outdoor “Hoodie”, un busto umano alto 4,25 metri e largo 3. Sarà cavo all’interno, così che le persone possano “rifugiarsi” al suo interno. Così l’artista descrive la sua opera: “Hoodie” è il classico nome delle felpe con cappuccio che tutti indossano, ma che negli Stati Uniti sono collegate in particolar modo alla comunità afroamericana (hood viene da neighborhood: quartiere). In un paese come gli Stati Uniti, dove il problema degli omicidi è enorme, indossare una felpa con cappuccio può causare morte di un uomo di colore.
Questo capo di abbigliamento è un rifugio, un indicatore economico, un confine personale. Voglio che la gente venga sorpresa dal simbolismo ed entri nella scultura a cercare quel senso di rifugio tutti gli esseri umani bramano. Il cartone, voglio ricordare, è spesso usato per il riparo di fortuna per chi non ha niente”.