Tempo di carnevale e di maschere. Dai dolci tipici alle sfilate in costume, tutt’Italia si tinge dei colori di Arlecchino, Pulcinella e Pantalone. In realtà queste tre maschere classiche della tradizione italiana sono state scalzate dagli eroi dei fumetti e dai personaggi moderni.
Ma per secoli hanno rappresentato uno spaccato importante in termini di cultura popolare, di storia e di folklore locale, un patrimonio che oggi viene usato a scopi turistici nelle rappresentazioni più eclatanti dei carri e delle parate allegoriche.
Dal carnevale di Venezia famoso in tutto il mondo a quelli storici di Viareggio (Toscana) che ha origine nel 1873, di Fano (Marche) che si sarebbe svolto per la prima volta nel 1347, di Verona (Veneto) che risale al Medioevo, di Ivrea (Piemonte) che raggiunge il suo apice nella spettacolare Battaglia delle Arance o a quello di Putignano (Puglia) che quest’anno raggiunge l’edizione numero 620, senza poi dimenticare quelli di Acireale con i carri infiorati e di Sciacca in Sicilia, Castrovillari in Calabria, Tricarico in Basilicata, Frosinone nel Lazio che avrebbe addirittura origini precristiane o il carnevale ambrosiano di Milano. Si potrebbe scoprire buona parte dell’Italia solo seguendo le sfilate di questo periodo antecedente la Pasqua.
Tutti i carnevali d’Italia portano in dote l’allegria, lo scherno, l’ironia, la satira e sbeffeggiano, nella versione contemporanea, un’Italia di malaffari e malapolitica, nella speranza di un Paese prima o poi migliore.
Ma il “tempo sospeso” del carnevale è un po’ anche quello dei fumetti, dove la fantasia è lo specchio di quello che si vorrebbe nella vita quotidiana e che la realtà spesso nega.
Ma “se puoi sognarlo, puoi farlo”. Con un pizzico di sano idealismo L’Italo Americano prende in prestito questa massima di Walt Disney a cui dedica il Focus, dove raccontiamo anche di un sogno italiano che si è realizzato. E nel C’era una volta diamo ai bambini dei nostri lettori lo spazio mensile di fantasia.