L'etoile Carla Fracci (Ph © Vladimir Korostyshevskiy | Dreamstime.com)

Carla Fracci, l’etoile della danza mondiale e la regina della Scala di Milano, è morta a Milano a 84 anni per un tumore che l’aveva colpita già da tempo. Poche settimane fa si era vaccinata contro il Covid precisando: “E’ importante”.
Nella sua lunghissima carriera, ha calcato i palcoscenici più prestigiosi al mondo, diventando una della ballerine più importanti e famose degli ultimi 60 anni e collezionando riconoscimenti, premi e ovazioni ovunque. Ha danzato con i più illustri partner della scena mondiale: da Rudolf Nureyev a Vladimir Vasiliev, da Erik Bruhn e Mikhail Baryshnikov a Gheorghe Iancu e Henning Kronstam, dagli italiani Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi, a Murru e Bolle, senza dimenticare coreografi come Cranko, Dell’Ara, Rodrigues, Butler, Béjart, Tetle.

L’incontro con Nureyev risale al 1963 e sarà un sodalizio artistico che incanterà mezzo mondo per oltre un ventennio.
“L’eterna fanciulla danzante” come la definì il poeta Eugenio Montale era nata in una famiglia di umili origini, il padre era un tranviere e la madre un’operaia. Dal 1946 ha studiato alla scuola di ballo del Teatro alla Scala con Vera Volkova e altri coreografi, diplomandosi nel 1954. Amici di famiglia convincono i genitori a iscriverla alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala dopo averla vista muoversi nel salone del dopolavoro del papà. Debutta nel 1955 nella Cenerentola. Dopo solo due anni diventa solista, per acquistare poi il rango di prima ballerina nel 1958. Quindi il Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet, il Royal Swedish Ballet e, dal 1967, l’American Ballet Theatre, ma è solo un brevissimo elenco.

Sapienza tecnica, leggerezza, una spiccata capacità interpretativa le aprono i teatri del mondo e i maggiori ruoli: oltre ai popolarissimi Lago dei cigni e Lo schiaccianoci, diventano suoi i ruoli romantici di Giulietta, Swanilda di Coppelia, Francesca da Rimini, e soprattutto Giselle, il “suo” personaggio più amato: nei panni della giovane contadinella innamorata, con la sua grazia ineguagliabile, è entrata per sempre nella storia del balletto.


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