Terzo posto. Di rigore contro l’Uruguay. Ma non è il (meritato) bronzo conquistato a dover essere sottolineato in rosso sul taccuino di Cesare Prandelli. La Confederations Cup appena conclusa, ha suggerito indicazioni utili, su cui il nostro Ct lavorerà per impostare al meglio la prossima annata e giungere pronto al Mondiale del 2014.
STRADA TORTUOSA, MA GIUSTA – Non tutto è filato liscio, durante la competizione brasiliana: la partita contro il Giappone ha messo in mostra un’insolita fragilità difensiva della nostra Nazionale e il primo tempo contro il Brasile ha fatto temere per la solidità mentale del gruppo azzurro. Però il pimpante esordio con il Messico ha rappresentato una bella novità (l’Italia spesso ‘stecca’ in avvio) e il secondo tempo contro la Seleçao ha fatto vedere che gli Azzurri, anche nelle avversità, sanno mettere in campo grinta, cuore e una buona tecnica.
Ma il “capolavoro” della Nazionale è stata la semifinale contro la Spagna (quanto alla ‘finalina’, è stata ben giocata – e vinta – con le ultime energie in corpo): l’Italia ha messo sotto per lunghi tratti la squadra campione del Mondo. E lo ha fatto, senza il proprio top-player (Balotelli), ricorrendo a determinazione, generosità, tattica e buon senso.
Solo un grande Casillas, la poca cattiveria sotto porta (peccato davvero per l’infortunio di Supermario!) e un po’ di sfortuna ci hanno impedito di evitare la fatale lotteria dei rigori. Ma c’è da scommetterlo, come visto già nella finale di Confederations, per opera del Brasile: l’impostazione aggressiva escogitata da Prandelli diverrà una regola per gli avversari della Spagna.
E allora risulta chiaro come ci siano elementi decisamente positivi, su cui impostare il lavoro nell’anno prima del Mondiale. La sensazione, finalmente, è che la strada imboccata, per quanto tortuosa, sia quella giusta.
REGOLE D’ORO – Questo positivo torneo deve lasciare in eredità delle ‘regole d’oro’, che Prandelli dovrà applicare fino al prossimo Mondiale.
Per prima cosa, si è rivelato importantissimo fidarsi degli uomini più in forma a disposizione: Giaccherini e Candreva, non saranno gli elementi più celebrati della Serie A, ma stavano bene e, quando chiamati in causa, sono risultati sempre tra i migliori. In secondo luogo, ha fatto la differenza la duttilità tattica del nostro Ct. Guidando una Nazionale, non si può pretendere di avere automatismi o schemi troppo complessi.
È saggio schierarsi con buon senso, cercando di mettere i propri giocatori in condizione di esprimersi al meglio, provando anche a sfruttare i punti deboli dell’avversario. Senza seguire le mode del momento o delle convinzioni dogmatiche: ecco, allora, senza ‘vergogna’, la redditizia difesa a cinque proposta contro la Spagna. Infine, si è capito quanto contino le motivazioni: in una competizione breve e intensa come può essere la Confederations (o il Mondiale), la testa è un elemento fondamentale.
Soprattutto per l’Italia che, quando ‘ci crede’ può dare filo da torcere a chiunque ma, quando parte col piede sbagliato, può prendere tre gol anche dal Giappone. Un tecnico accorto come Prandelli, saprà sicuramente fare tesoro di quanto visto in Confederations e su queste basi potrà davvero preparare al meglio Brasile 2014.