Nell’autunno 2018, a Roma, per i tipi della Società Editrice “Dante Alighieri”, viene pubblicato Il cammino degli eroi. Da Argo a Riace. Solo un romanzo storico, uno dei tanti, apparentemente, ma la verità è un’altra. L’autore, anzi gli autori, si firmano con lo pseudonimo di Dan Faton, dietro cui si nascondono la creatività e la competenza storica di Daniele Castrizio, Fabio Cuzzola e Tonino Perna.
La vicenda si sviluppa tra Calabria, Grecia e Stati Uniti, sospesa tra presente e passato: dal tempo lontano della Magna Grecia classica al 21° secolo. Al centro dell’intreccio i Bronzi di Riace, prezioso reperto scultoreo in bronzo, di fattura greca, conservato al museo di Reggio Calabria da quando ne fu effettuato il rinvenimento nel mare di fronte alla spiaggia di Riace, negli anni “70.
La coppia di guerrieri greci rappresentata dalle due sculture suscita da sempre grandi interrogativi circa la sua identità e la sua originaria collocazione; la comunità scientifica internazionale continua a formulare ipotesi, mentre il pubblico continua ad ammirarne le fattezze. Daniele Castrizio, uno dei tre autori del romanzo, è uno dei più grandi studiosi del caso: docente di Numismatica all’Università di Reggio, prova da anni a dimostrare la validità della sua ricostruzione storica, secondo cui le due statue sarebbero opera di Pitagora di Reggio, proverrebbero da Argo e rappresenterebbero Eteocle e Polinice, i due figli maledetti di Edipo, fratricidi, ma, soprattutto, che il gruppo scultoreo sia costituito non da due, bensì da tre statue.
La terza, mai ufficialmente recuperata, rappresenterebbe Euryganeia ( aliaa Giocasta), la madre dei due eroi le cui preghiere a nulla valsero, perché i fratelli si uccisero in duello. I bronzi, secondo Castrizio, e come si legge nella pagine del romanzo, sono stati trovati a Riace perché erano partiti da Roma e dovevano essere trasportati a Costantinopoli.
Insieme ai bronzi c’era, probabilmente, quanto è descritto nel quarto libro dell’Antologia Palatina cioè la collezione delle statue imperiali che era sul Palatino e che Costantino volle a Costantinopoli, nuova capitale dell’Impero romano. Dell’intero carico, ancora non vi è traccia. Ma resta un grave dubbio circa il terzo bronzo, in base a quanto si può ancora leggere nel verbale del ritrovamento delle statue: viene, infatti, descritto un terzo bronzo non in maniera consona agli altri due, caratterizzato da “gamba sopravanzante e mani aperte”». Posizione che non è attribuibile in alcun modo alle due statue oggi note. Una volta fatta la denuncia di ritrovamento, secondo Castrizio, almeno due statue dovevano essere consegnate, una terza “scappò”.
La vicenda misteriosa dei bronzi, dopo la pubblicazione del romanzo, che ha riscontrato un notevole successo di pubblico, anche internazionale, ha ridestato l’attenzione dei media. Ad occuparsi del caso, una trasmissione televoisiva italiana, le Iene, nella figura di Antonino Monteleone, che ricostruisce l’ipotesi secondo cui la terza statua sarebbe finita oltreoceano, a Malibù. Teoria già portata avanti da Giuseppe Braghò, nel libro “Facce di bronzo”.
Le confidenze di un anonimo testimone hanno portato di recente a ricostruire il viaggio della terza statua, arrivata dalla Calabria a Roma, sempre all’inizio degli anni Settanta: da una villa sui colli romani un compratore riuscì a rivenderla, a quanto pare, ad un museo americano. L’uomo spiega di conoscere un mercante, tra i più noti dell’ambiente, che avrebbe trattato l’acquisto di una statua pregiata in bronzo, proveniente dalla Calabria, per circa 400 milioni di lire per poi rivenderla agli americani per una cifra stratosferica.
Dopo i servizi delle Iene, più di un quotidiano ha dedicato la sua attenzione al caso dei bronzi. La presenza di un terzo importante reperto sembra ormai quasi certa, eppure dall’Italia ancora nulla si muove da parte delle istituzioni per far luce su questo mistero. Chissà che qualche nuova testimonianza possa arrivare proprio in seguito al successo del romanzo.