La sua lunga esistenza nella celebre Biblioteca di Montecassino si è svolta, produttiva e attiva, nell’ombra e nella oscurità, una esistenza trascorsa in mezzo ai libri, a contatto quotidiano, quasi un rapporto fisico con la carta stampata e scritta.
Malgrado le enormi perdite provocate dall’ultimo conflitto mondiale, la Biblioteca di Montecassino consta di parecchie migliaia di volumi su scaffali che si distendono veramente per qualche lungo le gallerie dell’Abbazia.
L’opera principale di Don Gregorio, il monaco archivista e bibliotecario solo responsabile di tale prestigioso patrimonio, da sempre era, oltre che la cura e la vigilanza, quella della ricerca dei volumi richiesti dai lettori e del successivo riposizionamento: ogni giorno erano chilometri di percorrenza, infaticabile, pur se con la collaborazione di qualche aiutante. E quando la sala di lettura era particolarmente impegnata, l’opera di don Gregorio lo era ancora di più: di fronte a qualsiasi situazione ed esigenza, era in ogni momento all’insegna della massima disponibilità e servizio: l’entusiasmo e quasi godimento nella sua propria opera nel segno della gratificazione personale e nel segno del servizio al Signore e nel rispetto della Regola del Santo Fondatore.
La sala di lettura erano gli studenti, i ricercatori, gli studiosi provenienti sovente da ogni angolo della terra e tutti erano grati al povero monaco che porgeva davanti a loro spesso documenti e incunaboli della più grande rarità, per ricerca e consultazione, con piacere e perfino amore. E con riferimento a tali libri preziosi ebbe a vivere anche qualche esperienza all’insegna dell’inganno e anche del vero e proprio bracconaggio da parte di qualche ignobile visitatore che preferiamo non ricodare.
Gli anni erano trascorsi spietati e inflessibili, quaranta, cinquanta, sessanta ma lo spirito e l’entusiasmo sempre i medesimi: cambiarono poco a poco solo i tempi della ricerca e dei movimenti lungo le infinite scaffalature: i tempi si erano allungati e divenuti alquanto faticosi ma l’umiltà, la totale dedizione, il senso del servizio e del dovere, sempre i medesimi.
Negli ultimi anni il suo impegno si era alleggerito in quanto era sopravvenuto qualche nuovo collaboratore e anche perché tanti studenti e ricercatori risolvevano una parte delle proprie ricerche grazie alle nuove tecnologie informatiche, senza più bisogno delle lunghe consultazioni alla Biblioteca; negli ultimi anni, ormai ultrasettantenne, un terribile morbo lo aveva colto alle corde vocali che ne aveva quasi bloccato la espressione, ma nulla era mutato in lui: a dispetto degli sforzi, non privava il suo interlocutore del piacere di ascoltarlo, perennemente pronto allo scambio di qualche parola, al consiglio e alla raccomandazione.
Se ne è andato senza farsi accorgere, per non arrecare fastidio a nessuno anche in questo momento solenne della esistenza, in silenzio, quasi alla chetichella, come era vissuto per oltre mezzo secolo, lungo le gallerie della Biblioteca.