La figura del bigliettaio, posizionato nella parte inferiore di tram o autobus, scomparve a Roma alla fine degli anni Settanta, nelle stagioni immediatamente successive a quelle delll’‘austerity‘, tutti a piedi o con le luci spente, a casa, per via della crisi petrolifera.
 
Fino ad allora era una presenza fissa: le porte del mezzo si aprivano, le persone salivano mostrando la tessera di abbonamento o pagando direttamente il costo del biglietto. Le obliteratrici di oggi parevano, allora, una diavoleria: non ce ne era ancora traccia. Il bigliettaio era diventato quasi una figura di famiglia: se andavi a scuola o all’Università e prendevi un tram o un bus alla stessa ora era facile incontrarlo tutti i giorni perché c’erano bigliettai che svolgevano le loro mansioni sulla stessa linea.
 
Per oltre trent’anni la figura del bigliettaio – cara a tutti i romani (ricordate Aldo Fabrizi nell’indimenticabile recitazione nel film ‘Avanti c’è posto‘ degli anni Quaranta?) – è andata in soffitta.
Perché le aziende municipalizzate hanno tagliato il personale, incentivandolo ad andare in pensione, perché le macchine hanno sostituito la figura umana, perché – per risparmiare – si è scelto di cancellare la funzione.
 
Ora però, complice la fortissima evasione del pagamento del biglietto di viaggio – che a Roma tocca quasi il 40 per cento – dal prossimo mese di novembre la figura (mitologica) del bigliettaio verrà ripristinata.
 
Altri obiettivi? Salvaguardare la sicurezza su tram e bus, tutelando anche il decoro dei mezzi, ridotti, talvolta, a veri e propri letamai, sporchi, zeppi di scritte, sui pannelli interni, i sedili o i vetri. Si comincerà probabilmente – la sperimentazione durerà un anno – da sette linee di autobus, quelle che, quotidianamente, attraversano il centro cittadino, raggiungendo la Stazione Termini, piazza San Pietro, il Pantheon e via del Corso. Le linee, insomma, maggiormente frequentate dai turisti: un modo per farli sentire più sicuri, chiedendo a tutti, indistintamente, il pagamento del biglietto, troppo spesso omesso.
 
Quanti milioni di euro all’anno non incassa l’Atac dal mancato pagamento dei titoli di viaggio? Una cifra mostruosa, superiore ai cinquanta milioni di euro. Un progetto che coniugherà, pertanto, un romantico ritorno al passato con il tentativo di rimettere in sesto i bilanci.
 
Zavorrati – senza la colpa degli amministratori – proprio da un’evasione dilagante. Basta salire, oggi, sui tram o sui bus di Roma, senza contare anche le metropolitane. Pochissimi gli utenti onesti che obliterano il biglietto, tantissimi, al contrario, i ‘portoghesi‘, incoraggiati dai controlli carenti. Il progetto – il ritorno dei bigliettai, uomini e donne, ovviamente, in rigorosa divisa blu – contempla l’assunzione di personale a tempo determinato (dodici mesi) per l’intera durata della sperimentazione. Un auspicato successo dell’iniziativa condurrebbe, alla fine dell’anno, all’ assunzione a tempo indeterminato dei bigliettai dei nostri giorni.
 
Un’iniziativa che ha preso origine e si è progressivamente dilatata a seguito di un sondaggio commissionato dal Campidoglio: bene, un romano su due, a conti fatti, aveva auspicato il ripristino della figura del bigliettaio. Un po’ per ossequio ai palpiti del cuore e dei ricordi. Un po’ perché, oggettivamente, di furbi e furbetti che non pagano sui bus e sui tram ne abbiamo tutti le tasche piene. 
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