Non ci resta che Marco. Quella che doveva essere e rivelarsi la grande stagione Nba degli italiani, in realtà sta pian piano assumendo le forme e la sostanza di un’annata storta, molto più di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Il 2015 appena scoccato, infatti, non sarà, stando a quanto visto negli ultimi tre mesi del 2014, l’anno di Gallinari, Bargnani e Datome al di là dell’Oceano.
 
I tre, sopraccitati, moschettieri azzurri presenti nella National Basket Association, stanno faticando e non poco ad inserirsi con le rispettive maglie di Denver Nuggets, New York Knicks e Detroit Pistons, lasciando al solo Belinelli il ruolo del protagonista a San Antonio con gli Spurs campioni in carica Nba. Infortuni, tanti, sfortuna altrettanto, ma anche e soprattutto quella strana sensazione di aver perso l’ultimo treno che li avrebbe potuti proiettare nell’elite del basket mondiale. Procediamo però con ordine analizzando, una per una, le differenti situazioni dei 4 ragazzoni italiani.
 Una rara apparizione di Gigi Datome nei Detroit Pistons 

 Una rara apparizione di Gigi Datome nei Detroit Pistons 

 
Danilo Gallinari. Il Gallo non ha ancora chiuso i conti con la sfortuna. Dopo le due operazioni al ginocchio che lo hanno costretto a saltare l’ultima stagione e mezza, stava infatti pian pianino riprendendo in mano le redini dei Nuggets che, occasione delle occasioni, sono stati costruiti, grosso modo, attorno al suo talento ed alla sua leadership potenziale e su cui a Denver avevano puntato senza riserve.
 
A fine dicembre però, il menisco dell’altro ginocchio, quello ancora vergine per intenderci, ha fatto crack costringendo Danilo ad un nuovo intervento che fortunatamente, nella sfortuna, lo terrà fuori solo per un mesetto circa. Al momento, però a Denver cresce il partito del “Gallo rotto”, una corrente di pensiero cinicamente da zittire solo con un finale di stagione sulla cresta dell’onda per il figlio d’arte di Milano ancora in predicato di derubricare il genitore a papà d’arte.
 Andrea Bargnani gioca nei New York Knicks 

 Andrea Bargnani gioca nei New York Knicks 

 
Gigi Datome. Si allena come un matto, non proferisce mai un fiato su organizzazione e coach, è un talento di primo livello, eppure non vede il campo neanche nel “garbage time”. La stagione di Gigi Datome ai Detroit Pistons, è sinora, purtroppo, stata tutta qui. Coach Van Gundy non lo vede, e nonostante i Pistons siano una squadra in perenne ricostruzione peraltro recentemente orfana di Josh Smith, non mette piede in campo da un’eternità. Difficile prevedere un happy end per l’ex capitano e bandiera di Roma e simbolo della nazionale, probabile un ritorno in Europa al termine della regular season. Un talento che finora la Nba sembra non avere minimamente compreso.
 
Andrea Bargnani. Un tempo si parlava di Kwame Brown (correva l’estate del 2001) come della prima scelta assoluta più scarsa della storia. Poi ne arrivarono degli altri poco poco migliori, tra i quali, stando a quanto scritto e detto dai media newyorkesi, andrebbe aggiunto anche Andrea Bargnani. Il talentuoso lungo italiano ex Benetton Treviso sta forse bruciando le proprie residue chance di imporsi nella Nba.
 
Non che stia giocando male, visto che per via degli infortuni non è praticamente sceso in campo (1 presenza finora con 9 punti contro i Clippers), ma in una lega dura e dove si cerca il “tutto e subito” i supplementari messi a disposizione della prima scelta assoluta del 2006, sembrano essere terminati. Troppo morbido per affrontare i pivot migliori, troppo esterno per il fisico che si ritrova, poco leader per il contratto che si porta a spasso ormai da anni. Insomma più ombre che luci ed il 2015 è appena iniziato, e non sotto la migliore stella.
 
Marco Belinelli. Fate largo a super Marco. È lui l’unica vera certezza italiana nella Nba. Gioca forte, gioca tanto, gioca bene e soprattutto gode della stima e della fiducia di sua eccellenza Greg Popovich, padre, padrone e sceneggiatore dei San Antonio Spurs, la franchigia più vincente dello sport professionistico americano degli ultimi 20 anni.
 
Basterebbe questo per dire che il 2015 di Marco da San Giovanni in Persiceto si preannuncia ancora roseo, ma in realtà non si può ignorare l’abnegazione e lo spirito di sacrificio che sta accompagnando il talento ex Bologna in questo scorcio di carriera. La schiacciata sulla testa di un grande stoppatore come Ibaka nell’ultima partita con i Thunder ne è la prova. L’anno appena sbocciato sarà ancor di più l’anno di Marco Belinelli.  Purtroppo, sembra, solo per lui.
 

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