La canzone italiana è servita. Anche se non passa tutta da lì, il palcoscenico più importante d’Italia apre il sipario e accende le luci della ribalta.
 
Il Festival di Sanremo, giunto alla sua 64° edizione, è pronto a sfornare i nuovi protagonisti del mercato musicale nazionalpopolare che animeranno le classifiche di vendita 2014. Ma non dimenticherà di volgere uno sguardo al passato prossimo, chiedendo ai concorrenti di omaggiare la tradizione cantautorale italiana interpretando brani di grandi autori del nostro Paese.
 
L’Italo Americano, invece, torna molto più indietro nel tempo. Ricorda personaggi ormai dimenticati che però fecero epoca, moda, società, salotti, gossip e soprattutto portarono talento e cultura, rendendo l’Italia e l’italianità sinonimo di bel canto, di culla operistica. 
 
Se il tenore Enrico Caruso è rimasto nella memoria collettiva, sono nomi da intenditori quelli di Adelina Patti e Luisa Tetrazzini. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in un’epoca profondamente segnata dai flussi migratori in America, quando  bastimenti carichi di sognatori a caccia di una vita migliore oltre-oceano sbarcavano a migliaia, lasciandosi alle spalle un po’ tutte le regioni italiane (tra loro c’è chi troverà anche il mito, come il divo dei divi, Rodolfo Valentino), le due soprano di origini italiane scrissero la storia operistica della California. 
 
A San Francisco non registrarono solo i tutto esaurito per settimane al Teatro Golden Gate, tra fan in delirio dietro alle loro carrozze e bagarinaggio dei biglietti dei loro spettacoli. Lì fecero “la” musica e la grande lirica italiana. 
 
Furono le voci di un’epoca. Basti ricordare che Adelina Patti, nel 1862 si esibì alla Casa Bianca cantando “Home! Sweet Home!”, commuovendo Abramo Lincoln e la moglie. 
Oggi sono un patrimonio da riscoprire, aspettando, anche da quel Sanremo che lanciò Andrea Bocelli, amatissimo negli Usa, i prossimi talenti musicali.

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