Basilicata, una regione sospesa tra magia e bellezze naturali, tra case di pietra e lo spettacolo lunare dei calanchi 

“Attrazioni fatate” per una Basilicata tutta da scoprire: ecco il leitmotiv di un’interessante iniziativa, presentata ai primi di dicembre proprio in questa parte del Meridione italiano, detta anche Lucania, e volta a potenziare la conoscenza di alcuni tra i luoghi più belli e suggestivi d’Italia, purtroppo ancora sconosciuti ai più, utilizzando il linguaggio teatrale e musicale, in una modalità veramente innovativa. 

Natura, magia e gastronomia sono i canali giusti per valorizzare i comuni lucani di Sasso di Castalda, Castelsaraceno ed Aliano. Una tre giorni intensa ed emozionante ha consentito ai turisti, ma anche agli abitanti stessi, di esplorare e visitare gli affascinanti borghi dell’entroterra lucano che con le loro originali peculiarità offrono un soggiorno all’insegna del relax, del divertimento e del  cibo sano e genuino. 
 
La manifestazione “Attrazioni Fatate”, organizzata dalla Regione Basilicata, dal Programma Operativo Val d’Agri Melandro Sauro Camastra e dall’Apt Basilicata, ha visto la presenza costante, nei tre comuni lucani interessati, di spettacoli teatrali itineranti e mercatini di Natale che fanno calare da subito il visitatore in un’atmosfera familiare e accogliente.
 
Ogni scena teatrale – in particolare – guidava l’ospite nell’anima del paese e una di esse ha illustrato “l’attrattore turistico” (cioè l’elemento che attrae il turista e rafforza l’intero sistema turistico) che è stato realizzato grazie alle royalties petrolifere. Forse non è noto a tutti, ma la Basilicata è una regione ricca di petrolio, che viene estratto qui fin dagli anni ’70.
 
A Sasso di Castalda l’attrattore “Sospesi sull’Arenazzo”, 370 metri su assi di legno e trefoli di acciaio per attraversare il vallone e raggiungere uno sperone roccioso, e ammirare i ruderi del castello longobardo, permette ai visitatori di avere una visuale particolare sulla pietra geologica che contraddistingue il paese.
A Castelsaraceno il “Ponte tra i due parchi” consiste in un ponte tibetano sulle Gole del Racanello. 
 
“Vivere i Calanchi”, invece ad Aliano, il paese che ha ospitato l’esilio dello scrittore e pittore Carlo Levi negli anni ’30, attraverso adeguati percorsi (trekking, bicicletta, ecc.) offre la possibilità di fruire dello spettacolo lunare dei calanchi, cioè  “forme digitate di erosione veloce”,  anche vasto fenomeno, che interessa il 30% dell’intero territorio regionale, in particolare nelle aree collinari prossime alla pianura ionica. 
 
Carlo Levi nel suo libro “Cristo si è fermato ad Eboli”  li descrive così: “… e d’ogni intorno altra argilla bianca senz’alberi e senz’erba, scavata dalle acque in buche, in coni, piagge di aspetto maligno, come un paesaggio lunare …” e ancora ” … e da ogni parte non c’erano che precipizi di argilla bianca, su cui le case stavano come liberate nell’aria”.
  Il parco archeologico di Grumeto

  Il parco archeologico di Grumeto

 
Ma ci sono molte altre attrattive in questa regione: Guardia Perticara è chiamato “il paese dalle case in pietra”. Guardia è un borgo che si percorre a passi lenti, incrociando gli sguardi benevoli delle donne sull’uscio di casa, e qui, quando è venuto a girare le sequenze di “Cristo si è fermato ad Eboli”, il regista Francesco Rosi ha trovato quell’atmosfera di paese altrove dispersa. A Guardia Perticara resiste orgogliosamente la pietra: quella pietra di Gorgoglione che dà vita e spessore a portali, gradinate, archi, ballatoi e si sposa coi balconi in ferro battuto, e certamente anche con l’aria fresca che porta i profumi dei boschi ed entra nei vicoletti senza incontrare resistenza. 
 
Le pietre lavorate dai maestri artigiani e le volte in mattoncini rossi avvertono il visitatore che questo è un borgo che fa sul serio, nel recupero della sua identità. 
C’è da perdersi, in questi ghirigori pietrosi che sono come fregi di un luogo che vuole riscattarsi, aprire nuove pagine nel paesaggio del sud, ritrovare il senso di una comunità dispersa dall’emigrazione e ora pronta a riconquistare il proprio paese.
 
Da non perdere poi il Museo Archeologico di Grumentum o della Val d’Adri e il Parco con i relativi scavi, che si trovano a poca distanza da Grumento Nova. I ruderi della vecchia città di Grumentum sono su una collinetta fra il torrente Sciaura e il fiume Agri. L’impianto urbanistico della città era molto semplice con tre strade principali e una serie di stradine che intersecavano le vie principali.
L’antica città era circondata da una cinta muraria lunga tre chilometri con sei porte.
 
Dei resti della Grumentum romana restano tre complessi monumentali. Il primo è costituito da un teatro dell’età augustea, da due tempietti di età imperiale e da una domus patrizia, la “casa dei mosaici”. Il secondo complesso corrisponde all’area del Foro antico; sul lato nord sorge il cosiddetto “Capitolium” e sul lato sud il presunto “Cesareo”. Altri edifici pubblici sorgevano sul lato ovest e il restante perimetro era circondato da portici. Il terzo complesso è costituito dai resti dell’anfiteatro, costruito nel I secolo a.C. e modificato in età imperiale.
 
Il museo riunisce le testimonianze dei diversi insediamenti succedutisi nella zona dall’età preistorica, dando particolare risalto all’antica colonia romana di Grumentum, fondata nel 133 a.C. Nel museo sono esposti i resti di grandi mammiferi vissuti nel Pleistocene nella Val d’Agri, oltre alle ceramiche appenniniche di Moliterno e Paterno.
 
Nella sezione preromana del museo  sono esposti frammenti ceramici del periodo neolitico, reperti risalenti all’età del ferro e all’età arcaica, testimonianze del passaggio dal classicismo all’ellenismo. La sezione romana documenta i vari  aspetti della città di Grumentum: le attività produttive, commerciali e il culto. Di rilievo una testa raffigurante Livia, moglie di Augusto. 
 
Non si può infine tralasciare di gustare le tipicità gastronomiche locali, come il Canestrato IGP, cioè il pecorino di Moliterno, i vini dell’alta Val d’Agri, la pasta fatta in casa come gli strascinati o i cavatelli, l’agnello alla brace.
 
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