Natale 2014, stazione di Venezia Santa Lucia. Salito a bordo di un treno regionale dalle sembianze “PolarExpressiane”, eccomi in partenza per un posto a dir poco speciale. E pazienza se a timbrarmi il biglietto non ci sarà nessun Tom Hanks animato, ad attendermi a Portogruaro, provincia di Venezia, c’è il postino di Babbo Natale in persona, all’anagrafe Renato Minozzi, artista e studioso del paranormale.
Da anni ormai, quando novembre volge al termine e già si sente per strada l’odore delle caldarroste, lui abbandona tavolozze e pennelli per dedicarsi a tempo pieno a una missione davvero unica. Un impegno quello di Renato nato proprio durante una vigilia di qualche anno fa.
Interrogato dai suoi commensali “sull’esistenza” o meno di Babbo Natale, lui ribatté sicuro sfidandoli/invitandoli a scrivergli i rispettivi desideri e dichiarandosi pronto a farli arrivare quanto prima alla “persona giusta” affinché si potessero realizzare (com’è quasi sempre poi avvenuto). Così, nel giro di pochi anni, da mero interlocutore per pochi amici intimi passò all’attuale impiego “pubblico”, disponibile a fare il suo dovere per chiunque gli inviasse la propria lettera.
Una missione la sua per certi versi inevitabile viste certe, diciamo così, “conoscenze”. Undici anni or sono, diede alle stampe il libro “Intervista a Babbo Natale” (2003, Nuovi Editori) nel quale l’omone con barba bianca e vestito rosso raccontò personalmente a Minozzi come fosse arrivato a un simile e prestigioso incarico.
Dopo un’ora circa di viaggio abbandono i binari e vengo portato a destinazione dalla figlia del postino, Shamira, artista anch’essa ma specializzata in calligrafia islamica e autrice quest’anno del pregevole calendario cristiano-islamico Holy Words for Peace nel segno della fratellanza tra i popoli.
Sul cancello c’è un’insegna che non lascia dubbi: “Babbo Natale Fans Club”.
Renato Minozzi mi viene incontro e così varco la soglia del suo mondo. Una casa e un ufficio postale a dir poco fantasmagorici. Babbi Natale ovunque mi giri. Elfi e gnomi. Calzettoni rossi appesi alle finestre. Un soffice divano rosso dove potersi riposare, quindi un più grande e grosso Babbo con tanto di slitta trainata da renne piena di doni.
Immancabili i giocattoli, peluche di omini di marzapane e ovviamente loro: “i ferri del mestiere”. Le lettere. “Arrivano da ovunque e da fedi differenti” spiega Renato, “non solo cristiani o cattolici. Sono tutti molto aperti verso il Natale”.
Mi avvicino a questa montagna di carta. Voglio toccarla. Oltre all’indirizzo, le buste sono quasi tutte corredate dai disegni più variegati: alberi natalizi, pacchi infiocchettati, igloo, pupazzi di neve, città e montagne bianche. Tutte scritte a mano con inchiostro, biro o pennarelli. Tutte con i desideri elencati ma dal contenuto ovviamente top secret.
Nell’era tecnologica sembra non esserci più posto per i sogni. Non qui, e di sicuro non nei cuori dei più piccini e di chiunque abbia ancora voglia di lasciarsi cullare in un dolce mistero. Nel corso del periodo pre-natalizio sono in molti ad arrivare in questo magico ufficio postale per scrivere direttamente la propria letterina, entrando in una dimensione seconda (forse) al solo regno di Fantàsia de La storia infinita.
“I bambini lo sanno. Noi assolviamo il compito di girare le lettere a Babbo Natale leggendole ad alta voce” racconta il postino, “E lo spirito di Babbo Natale che è ovunque, ascolta. Prende nota. E poi invia. I bambini sanno che non riceveranno una risposta (anche se qualcuno l’avrà per motivi speciali), ma allo stesso tempo sono consci che nella dimensione vocale queste parole raggiungono una dimensione più alta che la trasmette a una ancor più alta”.
Il treno del ritorno mi aspetta. Le luci dell’ufficio postale di Renato Minozzi ormai non sono più nel mio orizzonte visivo. So che posso vederle ancora. Sento che sta accadendo. Anche ora insieme a tutti voi.