Il freddo di inizio dicembre (cinque gradi di minima al mattino) sta mascherando il problema. Pronto a riesplodere non appena il termometro, magari sin dopo le prossime festività natalizie, comincerà gradualmente a risalire.
 
Quattro milioni di storni appollaiati sui rami dei platani del quartiere Prati, a Roma, il quadrante nord della città, quello che, agli inizi del secolo scorso, coincideva con la spianata di Piazza d’Armi, in cui la città finiva e le carrozze, completato il giro ai margini del perimetro, invertivano la marcia. Gli attacchi degli storni avvengono dal cielo: automobili coperte di guano. Strade invase, anzi pericolosamente coperte. Un manto di guano inghiotte il quartiere Prati, dal tramonto, soprattutto, in avanti.
Costringendo addirittura chi cammina a piedi ad aprire l’ombrello per ripararsi, raggiungendo le fermate del tram o della metro.
 
Il guano degli storni sporca i vetri delle auto. Peggio ancora gli abiti. Ma il guano, o meglio gli strati di guano, possono risultare un problema anche per i ciclisti, per coloro che – alla stregua del Sindaco di Roma, Marino, formidabile amante delle due ruote e di una vita all’insegna dell’ecologia – pedalano per le strade di Roma Nord. Bene, è accaduto che molti ciclisti siano scivolati, caduti. Riportando anche contusioni o fratture. Un tappeto scivoloso, dal Lungotevere in avanti.
 
Strade potenzialmente killer, un pericolo costante pure per i tanti (ormai) motociclisti, coloro che salgono su un motorino, un po’ per svago, un po’ per risparmio, dribblando, grazie a un manubrio, le insidie del traffico romano. Che fare, allora, per eliminare il fenomeno? Poco, pochissimo, almeno per quest’anno. Mancano i fondi, non ci sono i soldi. Il Comune, che ha rischiato la bancarotta, zavorrato da un ondata di milioni di euro di deficit, ha comunicato di non avere i mezzi economici per intervenire.
 
Basterebbe un apparecchio audio, irradiare nella zona nord di Roma un grido per spaventare gli uccelli, costringendoli così a spostarsi verso il parco di Monte Mario o verso Villa Borghese, dall’altro versante.
E così, senza l’ausilio delle istituzioni cittadine, ai ciclisti e ai residenti (costretti a posteggiare le loro auto sotto i rami dei tantissimi platani sparsi per il quartiere Prati) non è rimasto altro, nelle ultime settimane dello scorso novembre – prima che calasse il gelo –  che armarsi di pentole ed utensili, facendo un baccano terribile, insomma, per scacciare i volatili, come si faceva quando ancora non esisteva la tecnologia.
 
Quanto costava l’apparecchio audio per scacciare gli storni? Centomila euro. Evaporati, adesso, destinati, in virtù dei ‘tagli’ e della spending-review, ad altre attività, reputate più indispensabili. Perché gli storni non mollano i platani di Roma Nord, dove ci sono i Tribunali, la Corte dei Conti, la Tv di Stato, le caserme, gli studi di centinaia di avvocati e notai? Perché i rami sono resi caldi ed accoglienti dall’illuminazione, nidi anche per schivare gli uccelli predatori.
 
Ora, passata la prevedibile ondata di freddo di gennaio, il problema si ripresenterà. Servirebbero davvero interventi e spese straordinarie per eliminare il guano di un esercito di storni, nemici di tanti romani.  
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