La Campania, e in particolar modo Napoli, sono autentici palcoscenici d’arte vivente. In giornate qualsiasi si possono incontrare musicisti che si esibiscono con strumenti classici e moderni, madonnari impegnati a dipingere figure di santi e Madonne in grado di tramutare porzioni di marciapiedi in finestre di cielo e nuvole, pittori capaci di cogliere le sfaccettature delle città ed alcune scene di vita popolare e quotidiana e tradurle su tela, carta, seta in tempo reale, cantastorie che trasformano le piazze in teatri dove prendono vita le curiose vicende di paladini del passato.
Tra i tanti testimoni dell’arte antica dei cantastorie vi fu Giambattista Vico, filosofo, storico e giurista italiano che visse a cavallo di Sei e Settecento, che notò “tali uomini leggere l’Orlando furioso o innamorato o altro romanzo in rima ai vili e larghi cerchi di sfaccendata gente gli dì delle feste, e, recitata ciascuna stanza, spiegarla loro in prosa con più parole”.
Nel 1224, il re Federico II di Altavilla (1197-1250) nonostante avesse promosso Napoli come metropoli culturale, pose in atto un divieto di canto notturno proprio nel periodo in cui le prime serenate eseguite di notte e dedicate alle donne amate si stavano diffondendo.
Fortunatamente, per gli artisti di strada di quel periodo, il successore al trono, re Manfredi (1250-1266) eliminò il divieto incoraggiando il popolo alla bell’arte. Si narra che lo stesso re uscisse di notte per deliziarsi dall’ascolto di canzoni eseguite dagli artisti tra le strade ed i vicoli, casse risonanti dell’arte millenaria cittadina.
Spesso capita che tali forme d’arte siano indifferenti al pubblico contemporaneo. Ciononostante, l’artista di strada, a Napoli, come in ogni altro luogo di cultura, trasforma il marciapiede in un palcoscenico e regala le sue abilità, spesso frutto di anni e anni di studio e passione, ai passanti.
Nel 2007, negli Stati Uniti, si svolse un interessante esperimento musicale al quale partecipò il celebre artista di musica classica Joshua David Bell.
Il test consisteva nel far risuonare le note del suo prezioso violino Stradivari presso l’entrata di una delle caotiche metropolitane di Washington D.C., un luogo ben diverso dai rinominati palcoscenici solitamente da lui calcati. L’obiettivo era quello di analizzare il comportamento dei passanti e dimostrare se fossero stati in grado di riconoscere la sua arte in un contesto diverso dal solito.
Durante una mattina di un anonimo venerdì in una subway della capitale, lo stravagante artista vestito in modo assolutamente comune, indossando un paio di jeans, una t-shirt anonima ed un cappellino di una squadra di baseball, iniziò a suonare alcune celebri melodie; circa mille persone passarono davanti al virtuoso musicista, ma nessuna si fermò ad ascoltarlo. Ripagato con un pugno di dollari ed una manciata d’indifferenza, depose il suo violino nella custodia, ed esterrefatto, andò via. Eppure molti di loro sarebbero stati disposti a spendere anche cento dollari per ascoltarlo in teatro.
Un esperimento simile è stato condotto lo scorso maggio nella Grand Central Station di New York City dove gli U2, travestiti da artisti di strada con barbe, parrucche e occhiali da sole, si sono esibiti in una originale performance rock per la trasmissione televisiva “Tonight show” condotta da Jimmy Fallon anch’egli mascherato per l’occasione. Mentre suonano la loro prima canzone “I Still Haven’t Found What I’m Looking For”, gli U2 non vengono subito riconosciuti dai pendolari del metrò. Anzi, solo dopo aver terminato la canzone e gettato i travestimenti a terra, inizia a crearsi la folla attorno alla band.
Quanti artisti a Napoli come nelle grandi città d’Italia e nel mondo non vengono ascoltati? Quanti nuovi Salvator Rosa, Salvatore Di Giacomo, Totò, Eduardo De Filippo, Riccardo Muti, Gabriele Salvadores, Toni Servillo, Paolo Sorrentino non vengono riconosciuti?