Tino di Camaino, Madonna col Bambino, Santa Caterina e San Giovanni Battista (Ph Curradi)

Fino all’8 gennaio 2023 una grande mostra che racconta la storia dell’arte senese dal tardo Medioevo al Novecento attraverso i capolavori conservati nelle preziose collezioni della Banca Monte dei Paschi.
Sono esposte opere di maestri del calibro di Pietro Lorenzetti, Tino di Camaino, Stefano di Giovanni detto il Sassetta, Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, Domenico Beccafumi, Bernardino Mei, Cesare Maccari e Fulvio Corsini che permetteranno di ripercorrere oltre cinque secoli di arte.
Le collezioni che sono costituite da un numero impressionante di dipinti, sculture e arredi, per lo più di scuola senese dal XIV al XIX secolo, sono il frutto di una sedimentazione storica, avviata con vere e proprie committenze da parte di una pubblica istituzione fondata nel 1472, e proseguita in tempi più recenti con importanti acquisizioni.
La raccolta è stata incrementata anche grazie a nuclei di opere provenienti dalle banche incorporate nel corso degli anni, in particolare, con l’acquisizione di una parte della celebre Collezione Chigi Saracini di Siena: una delle più importanti collezioni private italiane che ancora oggi si conserva nel palazzo di Via di Città.
L’esposizione nasce dunque dalla volontà non solo di valorizzare un importante patrimonio artistico legato alla città di Siena, ma anche di raccontare la storia di un istituto bancario che ha fatto del mecenatismo uno dei suoi punti di forza.

La mostra “Arte dal tardo Medioevo al Novecento nelle collezioni del Monte dei Paschi di Siena” presenta una selezione di opere focalizzata sulle maggiori testimonianze di quella scuola senese che, per merito soprattutto dei grandi maestri del Trecento, è celebre in tutto il mondo.
Dalla seconda metà del XIII secolo infatti Siena ha dato vita a una propria scuola artistica, capace di identificarsi attraverso una precisa cifra stilistica che, nel corso dei secoli e fino al Novecento, ha saputo guardare ai principali fenomeni dell’arte italiana ed europea, mantenendo sempre un proprio grado di originalità.
Il tardo Medioevo fu il tempo della grande scuola senese della fine del Duecento e del Trecento, capace di affermarsi fino ad Avignone, grazie a Simone Martini, ma nei secoli successivi non mancarono grandi interpreti capaci di confrontarsi con le novità del Rinascimento, della Maniera e del Barocco, finché Siena seppe riscoprire nell’Ottocento le radici medievali, affermandosi come una delle roccaforti del linguaggio purista.

L’esposizione si apre con il bozzetto in terracotta del monumento dedicato a Sallustio Bandini (1878) e realizzato da Tito Sarrocchi in occasione del rifacimento di piazza Salimbeni dove ancora oggi si trova la sede storica della Banca Monte dei Paschi di Siena.
Nella stanza successiva si apre il vero e proprio percorso espositivo cronologico con due rarissimi dipinti duecenteschi della raccolta Chigi Saracini una delle collezioni private più famose d’Italia in parte acquistata dalla banca nel 1955 e conservata nel palazzo senese oggi sede dell’Accademia Chigiana: la Madonna col Bambino e santi del Maestro di Tressa e il Christus Triumphans di Margarito d’Arezzo.

Per il Trecento spiccano le opere di un pittore di grido come Pietro Lorenzetti e di due grandi scultori come Tino di Camaino di cui si presenta in mostra il celebre “altarolo”, forse richiesto da un ricco personaggio gravitante nell’orbita della corte angioina e l’altro di Giovanni d’Agostino.
Seguono inoltre dipinti di maestri tardogotici, che seppero traghettare la grande stagione trecentesca al secolo successivo, come Martino di Bartolomeo, Benedetto di Bindo e Andrea di Bartolo. Sono opere acquistate in tempi relativamente recenti, con l’obiettivo di fare tornare in terra senese opere che altrimenti sarebbero emigrate altrove.
Straordinarie, per la prima metà del Quattrocento, sono le testimonianze di Stefano di Giovanni detto il Sassetta: il primo pittore senese che seppe confrontarsi col mondo nuovo e prospettico di Masaccio e Donatello, pur conservando tutta la preziosità del Gotico senese.
In mostra anche opere del talento del vercellese Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, e del senese Domenico Beccafumi. L’Allegoria dell’amore celeste del primo e le giovanili eroine Giuditta, Artemisia e Cleopatra del secondo aprono una sezione giocata su opere della Collezione Chigi Saracini, arricchita da dipinti del raffaellesco Andrea del Brescianino e di Bartolomeo Neroni detto il Riccio che del Sodoma fu genero ed erede.
Nelle stanze successive si possono ammirare opere di una generazione di pittori vissuti a cavallo fra il XVI e il XVII secolo come l’estroso Francesco Vanni abbagliato dai colori di Federico Barocci, e nel secolo successivo Rutilio Manetti e Francesco Rustici che accolsero e divulgarono la lezione del naturale di Caravaggio.

Quanto al secolo dei lumi, è proprio l’interesse per le testimonianze del territorio ad avere giustificato da parte del Monte dei Paschi l’acquisto di due bellissime tele raffigurante la piazza del Campo in festa dipinte tra il 1748 e il 1749 dall’illustre vedutista fiorentino Giuseppe Zocchi per la dimora fiorentina del senese Orazio Sansedoni.
Il tema ricorre anche nella tela di Francesco Nenci con la Passeggiata storica del Patto del 18 agosto 1833, voluta dalla famiglia Ricasoli per celebrare le nozze di Leopoldo II e donata nel 1880 dagli eredi della nobile casata al cavalier Ferdinando Rubini di Siena.
La cultura accademica e purista toscana dell’Ottocento a Siena trovò un centro motore nell‘Istituto di Belle Arti, grazie a maestri come Luigi Mussini, Cesare Maccari, Giovanni Dupré e Fulvio Corsini.


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