La necessità fa ingegnare la mente. È tempo di crisi, purtroppo il quadro in Italia non è particolarmente felice. Le aziende sempre più spesso utilizzano ammortizzatori sociali come cassa integrazione o mobilità, fallimenti, ridimensionamenti. È in atto una sorta di guerra silenziosa che miete un bel numero di posti di lavoro. Molti, messi alle strette, decidono di usare la classica “creatività italiana” per poter fare qualche cosa che permetta almeno di vivere alla giornata o di inventarsi una professione per mantenersi. 
 
Alcune di queste iniziative sfociano in  qualche idea innovativa. D’altronde è nelle difficoltà che si trovano le soluzioni migliori o comunque il coraggio di fare certe scelte, che in altre circostanze non si sarebbero mai fatte. In ogni caso, che la creatività sia una delle prerogative degli Italiani è innegabile da sempre. 
In questo momento, come in molti altri nella storia, i capitali da investire sono decisamente pochi e i finanziamenti scarsi, così ci si reinventa. Il creare nuove figure professionali è un’altra caratteristica che ha sempre accompagnato gli italiani. Se avete vissuto in Italia ben ricorderete il famoso arrotino che girava con il suo carretto-bicicletta e si occupava di riparare ombrelli, coltelli, ma anche di sistemare le perdite di gas. Purtroppo il suo richiamo per le strade sembra in parte scomparso, almeno nella grandi città. 
 
La fantasia non è mai mancata. Un altro esempio? Avete mai visto l’acquafrescaio? Non potremmo che definirlo un commerciante nell’ambito del food, per rimanere fedeli alle ridondati definizioni odierne. Chi è esattamente e cosa fa? Partiamo dal fatto che il vero e originale acquafrescaio è targato Napoli. 
Se vogliamo essere pignoli l’acquafrescaio è originario dell’affascinate e caratteristico quartiere napoletano di Santa Lucia. In pratica è colui che vende grossi bicchieri di acqua magari arricchiti con del buon succo di limone o succo di menta, amarena, orzata. 
 
Nel caldo della bella Napoli,  incontrarlo può essere utile per placare l’arsura. Oggi giorno  questi particolari commercianti sono attrezzati con piccoli furgoni adibiti alla vendita degli alimentari. Ebbene sì ammettiamolo! L’acqua di questo commerciante è proprio buona: potremmo quasi dire diversa da qualsiasi acqua mai bevuta! D’altronde il contesto ha il suo fascino. 
Cambiamo settore merceologico: rimaniamo comunque sempre nell’ambito dei venditori  ambulanti, benché, in questo caso, sarebbe meglio definirli itineranti. Avete un amico a quattro zampe? Voi andate dal parrucchiere? Perché non dovrebbe il vostro cane? Ecco che di necessità virtù, è stata creata la figura dell’addetto alla toilette e cura del vostro amico animale. Fino a qui nulla di particolare, l’originalità sta nel fatto che oggi questo professionista diventa itinerante. Attrezzato di un furgone che in un piccolo spazio racchiude tutte le migliori attrezzature, il  toilettatore ora si aggira di parco in parco. Non dovrete neanche più prendere appuntamento. Basterà che vi rechiate al parco con il vostro amico a quattro zampe – come fate ogni giorno – e glielo affidiate per il tempo necessario. Più comodo di così!
 
Torniamo però a figure professionali più tipicamente italiane.
Che gli italiani siano assolutamente insofferenti alla fila e alle code è abbastanza risaputo. Ammettetelo, quando mai avete visto una fila strutturata ed uniforme composta da italiani? Forse in un film di fantascienza. Per ovviare al problema di continui litigi in molte strutture sono stati istallati i distributori di numeri. Lo sportello di competenza chiamerà il numero quando sarà il tuo turno così da non creare malintesi, per quanto magicamente tafferugli e malintesi si creino anche in questo modo. Ecco quindi che è nata una professione per ovviare al problema dell’attesa. I venditori di bigliettini con numeri. Come funziona? 
 
Questi “liberi professionisti”  dell’ingegno tricolore si recano all’orario dell’apertura nel posto preposto (posta, uffici comunali, ogni sorta di ufficio statale che vi venga in mente, e in Italia la scelta non manca!), raccolgono una serie di numeri e li vendono. Tutto dipende da quanta fretta avete voi e quanto siete disposti a spendere. Sicuramente non farete una fila eccezionalmente lunga. Se invece vi trovate o dovete andare in un posto dove non ci sono  ancora gli  erogatori di numeri potrebbe sembrare che siate destinati a mettervi in fila e vivere questa surreale esperienza italiana. Borbottii ovunque: chi si lamenta che la coda sia colpa del governo, chi della lentezza degli impiegati, chi della mala organizzazione italiana, chi del malocchio. Qualche tafferuglio scoppia sempre e incontrerete sempre qualcuno che arriva allo sportello sbraitando e urlando all’impiegato “Mi chiami un responsabile. Questa è una vergogna” oppure l’antipaticissima frase “Ma lei non sa chi sono io” (e perché mai dovrebbe saperlo il malcapitato impiegato?). Non vi preoccupate: c’è una soluzione anche per evitare questa situazione. Potete pagare qualcuno che sta in fila al vostro posto e fa la commissione per voi oppure vi avvisa quando siete quasi arrivati e potete prendere il suo posto. Geniale vero? Ma chissà quale professione indicherà questa persona sulla sua carta d’identità? Addetto alle file? Libero professionista è ancora il termine più adatto.
 
C’è poi chi fa della sua arte una professione e, fra i vari talenti che è possibile trovare fra gli artisti di strada, ecco comparire una nuova e assolutamente affascinate figura: il suonatore di bottiglie di birra. Potrà sembrare strano, ma se mai vi capitasse di sentirne uno (via Dante a Milano per esempio) vi assicuro che vi stupirà. Diciamo che è una interpretazione ancora più creativa dell’immagine del musicista, ma assolutamente affascinante.
Queste “professioni” strane, nate dall’esigenza e dalla fantasia, non si limitano a questi pochi esempi, ma hanno tante declinazioni e possono sembrare strane, bizzarre, improvvisate. Chi le fa sono sognatori, oppure eterni ottimisti alla ricerca di opportunità alternative in ambiti non sempre facili.
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