C’è un grande buco nero nella Storia d’Italia. E’ l’epopea dell’emigrazione italiana, la storia dimenticata di quasi 30 milioni d’italiani andati verso ogni continente a partire dagli anni successivi all’Unità d’Italia. Oggi, con le generazioni seguite alla prima emigrazione, gli italiani all’estero sono diventati 80 milioni, come attestano le più attendibili stime. Di quest’altra Italia poco si conosce la storia, anche se negli anni più recenti si va pian piano illuminando con studi e ricerche, ma sopra tutto con libri e pubblicazioni d’interesse. E tuttavia il problema della conoscenza del fenomeno resta ancora ampiamente insoluto e tanto ancora c’è da fare perché la storia dell’emigrazione italiana entri pienamente nella grande Storia d’Italia con tutta la sua dimensione sociale, economica e culturale. Se da un lato possiamo oggi conoscere, attraverso l’abbondanza dei mezzi d’informazione che ci connettono con il pianeta, l’aspetto glorioso della nostra emigrazione – con i risultati e i successi che gli italiani nel mondo raccolgono grazie al loro ingegno, alla loro creatività, al loro stile di vita -, molto poco però si conosce l’aspetto doloroso della nostra emigrazione. Come e a quale costo, cioè, tali traguardi sono stati raggiunti. Quali sacrifici, quali pregiudizi, quali privazioni e quali sofferenze, materiali e morali, i nostri emigrati abbiano dovuto subire prima di poter riscattare la loro condizione, di guadagnarsi il rispetto e la stima che oggi possono vantare.
C’è, insomma, un dovere di verità e il tributo di riconoscenza che l’Italia deve a tutte le generazioni dei suoi figli emigrati. Finora lacunoso sul piano della conoscenza del fenomeno, spesso molto epidermica, c’è il dovere della verità storica che colmi quel buco nero. E per questo è necessario che ogni azione che assecondi e sostenga la ricerca storica sull’emigrazione italiana sia intrapresa. Come pure è necessario che la storia acquisita sull’epopea migratoria italiana entri nella Storia nazionale, nei programmi delle scuole di ogni ordine e grado, nelle nostre università. Perché, finalmente, l’Italia dentro i confini possa conoscere e riconoscere l’altra Italia, quella che con dignità e valore opera in ogni angolo del mondo, rendendo ovunque onore alla Patria delle proprie origini, del proprio sangue, delle proprie radici culturali.
La premessa era necessaria per inquadrare nel giusto contesto “Lamericaaa! L’Americaaa! 1916” e il valore di questa bella pubblicazione di Roberto Giuliani, appena l’incipit d’una storia di emigrazione, quella di Antonio Rosati, ragazzo sedicenne di Torre de’ Passeri, che il padre nel 1916 “costringe” ad emigrare a New York, anche per sottrarlo ad una prossima chiamata alle armi nella Grande Guerra, dove tanti suoi coetanei avrebbero perso la vita o sarebbero rimasti mutilati, come capitò ai “ragazzi del ‘99” inviati al fronte dopo la tragica rotta di Caporetto dell’ottobre 1917. Questo lavoro di Roberto Giuliani è il racconto, in punta di penna, del viaggio migratorio e delle emozioni d’un ragazzo abruzzese. Ma avrebbe potuto essere un ragazzo d’una qualunque altra regione d’Italia. E’ dunque una storia d’emigrazione emblematica. Come questa ce ne sarebbero a migliaia di storie, a milioni. Ma è necessario che dalla memoria orale, dalle testimonianze e dalle tracce documentali queste storie siano scritte e diventino memoria collettiva, storia comune, tessere significative del grande mosaico della Storia migratoria italiana.
Voglio infine annettere a questo libro tutto il valore che merita, grazie anche alle splendide illustrazioni che accompagnano la scrittura. Un lavoro importante, proprio per la forma intrigante che sa avvicinare le giovani generazioni, i ragazzi delle nostre scuole, a prendere confidenza storica con il fenomeno migratorio italiano che ha interessato così larga parte dei nostri progenitori. Un lavoro che può essere d’esempio e stimolo affinché l’argomento, entrando suo tramite nelle nostre scuole, magari solleciti il recupero di altre storie. Un grazie sentito va pertanto ad Anna Pia Urbano e all’Associazione “Tutti pazzi per Corvara”, cui si deve il merito, oltre alla valorizzazione del borgo di Corvara e delle sue tradizioni, d’aver avviato, con il primo concorso grafico, il racconto a fumetti di questa storia d’emigrazione. Un medium che certamente avvicinerà i giovani alla questione migratoria italiana, catalizzando quella curiosità necessaria ad approfondimenti più compiuti sulla Storia di tanta parte del popolo italiano che, ovunque nel mondo, ha continuato a coltivare l’orgoglio delle proprie radici.
IL LIBRO – “Lamericaaa! L’Americaaa! 1916” di Roberto Giuliani, pubblicato da D’Abruzzo Edizioni Menabò, primo libro della Collana illustrata per ragazzi “ControVento”, ideato e realizzato dall’Associazione culturale “Tutti pazzi per Corvara”.
“L’obiettivo principale dell’Associazione – ci dice Anna Pia Urbano, architetto, infaticabile animatrice e presidente del sodalizio – è quello di tutelare e valorizzare l’identità storica, culturale, artistica, architettonica, archeologica, paesaggistica e ambientale del territorio di Corvara, piccolo borgo in provincia di Pescara. Abbiamo pensato anche alla memoria della comunità di Corvara, che tanti dei suoi abitanti ha visto partire per le terre d’emigrazione. Lo abbiamo fatto soprattutto con e per i giovani, realizzando per loro un concorso a premio per l’illustrazione, che avesse come tema una storia d’emigrazione. E’ stato un grande successo, più grande d’ogni lusinghiera aspettativa.”
Il progetto “ControVento – Collana illustrata per ragazzi” prevede infatti una raccolta di storie vere, romanzate, di personaggi storici e gente comune dall’esistenza sconvolta. Percorsi di vita “controvento” obbligati dalla miseria e dalla guerra, o imposti dalla volontà di prepotenti, o ispirati da libera scelta per rincorrere un futuro migliore. Migrazioni indotte o spontanee legate da una comune sofferenza, ma soprattutto dalla speranza. Tutti i racconti riportano, in appendice, una sezione tematica di approfondimento e sono illustrati da giovani disegnatori diversi, con lo scopo di differenziare e valorizzare i testi rendendoli unici, esaltando inoltre la narrazione con una diversa interpretazione artistica, pur mantenendo gli stessi aspetti editoriali.