Lago Maggiore, Isole Borromee (Ph© Alepuffo| Dreamstime.com)
 
 

La religiosità delle genti di montagna è da sempre legata alla vita pratica quotidiana, ai ritmi dei lavori agricoli e della natura, ispirata a sentimenti semplici e sinceri la devozione popolare ha lasciato, nel corso dei secoli, segni tangibili sul territorio del Piemonte, precisamente sulle zone pedemontane e nelle valli comprese tra i laghi Maggiore e d’Orta, nella provincia di Verbano Cusio Ossola.   

Ovunque sono sorti piccoli oratori, cappelle o edicole, spesso a ricordo di eventi miracolosi oppure semplicemente per cadenzare il cammino o per ripararsi dal maltempo.    Il Santuario della Madonna del Sasso si trova presso il borgo di Boleto, su uno sperone roccioso di granito a strapiombo sul lago d’Orta: dal piazzale sottostante la chiesa si gode di un panorama talmente emozionante che il luogo è detto “il balcone del Cusio” .   

Cusio è il nome latino del lago d’Orta che è il più occidentale fra i grandi laghi prealpini, originato dal fronte meridionale del ghiacciaio del Sempione. Al centro del lago si trova l’isola di San Giulio, di dimensioni assai contenute, che ospita nella Basilica le spoglie del santo omonimo. Nel medioevo il lago era noto come lago di San Giulio e solo a partire dal XVII secolo cominciò ad affermarsi il nome attuale di lago d’Orta, dalla principale località, Orta San Giulio.   

La chiesa di Boleto venne ultimata nel 1748 e il campanile nel 1760. Al 1771 risale la consacrazione del santuario.   Al posto del Santuario di Madonna del Sasso vi era in origine solamente una croce: questa fu posta dopo la morte di una donna di Pella, nel XVI secolo.   

Narra la leggenda che il geloso marito, di ritorno da una guerra, sospettando di essere stato tradito, durante un violento litigio la spinse verso il dirupo, per ucciderla. Poi, pentitosi, tornò sui suoi passi, e trovandola ancora viva, appesa ad un ramo, si sporse in suo soccorso, le tese la mano per salvarla, ma lei non si fidò e si lasciò cadere nel vuoto.   Una storia di immenso dolore: qui dapprima sorse la croce, il simbolo del dolore, poi una cappelletta fu dedicata a Maria Addolorata. In seguito venne costruita una chiesa e sui resti di essa il Santuario in stile barocco, con una pianta a croce greca e una sola navata. A sinistra dell’altare si trova un’urna contenente le ossa e il sangue di San Donato. Al di sopra di essa si può amirare una tela di Lorenzo Peracino che rappresenta la morte di San Giuseppe.  

Un interessante particolare da notare nei capitelli delle lesene è la rappresentazione del cuore trafitto, simbolo della Madonna Addolorata. Inoltre è interessante l’effetto “cupola” dipinto sul soffitto della chiesa. Spostandosi verso nord, è consigliata una visita alla parrocchiale di Baceno, in val d’Ossola, sorta sul luogo di una primitiva cappella risalente ai primi anni del 1000, ubicata dove attualmente vi è il presbiterio. Costruita in romanico lombardo, fu dedicata a S. Gaudenzio, primo vescovo di Novara (337-417).   Il primo ampliamento va collocato fra il XII e il XIII secolo. Non essendovi spazio sufficiente, fu mutato l’orientamento, nord-sud, edificando quella parte che oggi è la navata centrale, comprese le due navatelle e la facciata romanica fra le due lesene.  

Nel 1326 il chierico Signebaldo de Baceno figlio di Giacomo eresse la cappella della Madonna. Diffondendosi sempre più il cristianesimo fra le genti di Antigorio, si avvertì la necessità di un nuovo ampliamento e di un abbellimento della chiesa con l’aggiunta delle attuali navate laterali. L’occasione fu data nel 1486 dal matrimonio di Bernardino de Baceno, valvassore imperiale di Antigorio e Formazza, con la nobildonna Ludovica Trivulzio, figlia di Antonio Trivulzio, rappresentante del duca di Milano in Ossola.  

Verso la fine del XV secolo fu dato inizio ai lavori per la costruzione delle navate laterali evidenziando così lo stile gotico, e contemporaneamente ebbe inizio la stesura degli affreschi che furono completati solo nel 1542 con la grande Crocifissione sulla parete di destra del presbiterio.   A partire dall’ultima decade del ‘500, in conseguenza delle nuove norme dettate dal Concilio di Trento, l’interno della chiesa fu soggetto a nuovi interventi tali da modificarne sensibilmente la struttura, col conseguente risultato che il barocco venne ad aggiungersi al romanico ed al gotico.   

Dalla val d’Ossola ci si può dirigere verso la Val Vigezzo, a pochi km dal confine svizzero, per poter visitare Re, uno dei paesi più caratteristici della valle, a 710 metri sul livello del mare, vero e proprio centro devozionale della valle, meta di pellegrinaggi al suo maestoso santuario dedicato alla Madonna del Sangue. Nel luogo dove ora sorge il santuario si trovava la piccola chiesa parrocchiale di S. Maurizio, sulla cui facciata era dipinta un’immagine della Madonna col Bambino, detta Madonna del Latte.   

Una leggenda vuole che dalla raffigurazione della Vergine sia sgorgato del sangue per venti giorni, a seguito di un incidente che vide Giovanni Zuccone, giocatore di piodelle, colpire l’immagine della Madonna con un sasso. Per questo motivo il vescovo di Novara decise di trasformare la chiesa in santuario. I lavori iniziarono nel 1922 e terminarono nel 1958.   L’antica immagine miracolosa della Madonna, appartenuta alla chiesa di S. Maurizio, è conservata presso l’altare maggiore, di stile barocco e costruito interamente in marmo. Sul retro dell’altare un tabernacolo custodisce parte del sangue sgorgato dalla fronte della Vergine.    

La mole imponente del santuario è sottolineata dai tre grandi portali posti a sud, arricchiti da altorilievi di Luigi Fornara e Luigi Teruggi. Le vetrate all’interno rappresentano un preciso disegno teologico in stile astratto e colori intensissimi. Due gli affreschi della chiesa seicentesca, raffiguranti S. Giorgio e S. Maurizio.


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