Alt è il 28° album in studio di Renato Zero, pubblicato dopo essere stato anticipato dal singolo “Chiedi” e dalla performance al Festival di Sanremo. Il nuovo disco esce a distanza di tre anni dai due precedenti capitoli di “Amo”, affrontando apertamente temi attuali e scomodi quali fede, lavoro, disagio giovanile, ecologia, giustizia sociale, degrado. 
 
Le parole iniziali di “Chiedi” si possono considerare il manifesto dell’opera: “Chiedi, di nascere tu chiedi, un’istruzione chiedi, lavoro e dignità. Chiedi di avere degli eredi, un Dio nel quale credi, rispettabilità, una certa autonomia, una vita solo tua, che nessuno ti stravolgerà, la meritocrazia, giustizia e onestà, un mondo che funzionerà…”.
 
Renato Zero non è nuovo a questi argomenti, nei tanti anni di carriera si è sempre distinto per l’attenzione verso le minoranze, le discriminazioni e le ipocrisie, in un certo senso si tratta di un ritorno alle origini, anche se le difficoltà dei tempi odierni ne hanno allargato enormemente la platea. Una canzone non risolve i problemi ma la sensibilità di un artista è in grado di mostrarli nella loro essenzialità.
 
Dopo due anni di assenza Zero tornerà in tour, a cominciare dai concerti di giugno all’Arena di Verona, dove presenterà il suo repertorio e i brani del nuovo album. I live di Renato sono sempre stati un evento, il cui eco ha superato i confini nazionali, come dimostrano i dati riportati dalla prestigiosa classifica statunitense Billboard, nella boxcore chart.
 
Al recente Festival di Sanremo Renato Zero ha proposto “Gli anni miei raccontano”, uno dei brani più importanti del nuovo lavoro, una ballata dove il cantante romano si racconta e pone gli obiettivi per il tempo che ancora gli appartiene: “Gli anni miei raccontano di notti che disegnano, quando sei più debole e non ti sai difendere, eccomi qui in piedi un’altra volta, sarà così fino a che esisterò, libero io può voler dire solo, ma nei miei occhi ancora luce c’è quando torno da te…”.
 
“Alt” è senza dubbio un concept album, come si usava nei primi anni ’70, un disco in cui si racconta una storia e, in questo caso, l’epoca attuale. Lo accompagnano in questo percorso validi autori e musicisti quali Vincenzo Incenzo, Danilo Madonia, Maurizio Fabrizio, Phil Palmer, Valentina Parisse, Luca Chiaravalli, Lele Melotti, Paolo Costa, Valentina Siga.
“Rivoluzione” è il pezzo tra cui autori c’è il chitarrista inglese Phil Palmer, apprezzato musicista internazionale, già collaboratore, tra i tanti, di Bob Dylan, Dire straits, Frank Zappa, Eric Clapton, Lucio Battisti. 
 
Il testo di “Rivoluzione” è uno dei più complessi, per via delle argomentazioni trattate, dove si sollecita a non aspettare la manna dal cielo, incitando a essere protagonisti del cambiamento, un esigenza avvertita dai ragazzi di questo tempo. L’artista passa simbolicamente il testimone della lotta ai giovani: “Rivoluzione è il grido che solleverai e devi metterci la faccia finché puoi, perché ho pagato il conto ai tuoi caffè, su la testa adesso tocca te…”.
 
“Il cielo è negli angeli” è uno dei pezzi che porta la firma di Maurizio Fabrizio, storico musicista della scena italiana, e il risultato non poteva che essere eccellente. L’orchestrazione dona a ogni strumento il giusto equilibrio, al servizio di una melodia incalzante, terreno fertile per la vocalità e i “messaggi” di Renato: “Si può sempre ritentare amica mia, che sarà tutto bello è forse una bugia, ma poi bisognerà crederci…”. 
 
La canzone “In questo misero show” mette l’artista di fronte alle sue responsabilità, la cui sincerità e buona fede non devono prescindere dalla libertà espressiva e militante: “Finché avrai voce tu, anche solo un respiro in più, rimani quaggiù in trincea, che questa è la storia tua. Difendila! Difendila!”.
 
“Gesù” è una preghiera laica, una lucida visione sulla violenza degli uomini contro gli altri uomini, in cui spesso la religione è presa a pretesto; non manca la richiesta finale del perdono, giusto epilogo per una preghiera.
 
“Nemici miei”, brano firmato unicamente da Zero, parla di politica o per essere più precisi dei politici, rimproverati di nascondersi nelle auto blu e di non offrire il buon esempio, invitandoli ad andare nei luoghi dove il disagio è quotidiano.
 
Il disco va ascoltato con attenzione per apprezzare al meglio “Il tuo sorriso”, “Perché non mi porti con te”, “La voce che ti do”, “Vi assolverete mai”, “La lista” e la malinconica “In apparenza”: Dietro le tende c’è più foschia, meno invadente si fa, il sole, forse la felicità, non è una necessità. E se l’amore fosse stanco, pensiamo a quando fu magia…”.
 
Nel nuovo disco non ci sono giri di parole, Renato non fa sconti, è diretto, come in “Rivoluzione”: Protesterai, ogni tregua è finita oramai dalla sabbia la testa alzerai dritto al cuore colpirai. Libererai quello che soffocavi in te la tua voce è più forte se vuoi del silenzio e l’omertà”. 
 
Indubbiamente Zero ha realizzato un lavoro interessante, coerente con la sua storia, lontano dalle logiche di mercato senza alcun timore di denunciare le storture e le contraddizioni dei nostri giorni. L’artista romano si è rimesso in discussione affrontando tematiche che dividono, raccogliendo consensi là dove si addentra nella vita reale, con persone fatte di carne, ossa e sangue.
 
Non si tratta di arte sociale, le metafore ci sono e viaggiano in compagnia di rime e sguardi visionari, le melodie e i ritmi, pur essendo al servizio dei testi, sono piacevoli, non “rivoluzionarie”, ma efficaci.
 

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