Duecento millimetri d’acqua nello spazio di poche ore: il cielo ne ha riversata giù a secchiate, il fiume Albegna è esondato – e con lui altri ruscelli – trasformando la Maremma, una delle zone a più alto contenuto turistico del Belpaese, in una lunga e infernale palude.
 
Eccolo, un altro disastro geologico dell’Italia, dopo quello patito – esattamente un anno fa – dalle colline liguri e dal capoluogo, Genova. 
Ecco un’altra zavorra economica per il Governo: quanto stanziare, infatti, per ricostruire, ridonare alle campagna dietro Orbetello l’immagine riposante di dieci giorni fa quando le nubi si sono improvvisamente compattate e il cielo ha riversato il diluvio?
 
Cinquecento milioni di euro di danni le prime stime, ma il dato ha tutta l’aria di essere per difetto. La zona dietro ad Albinia, in provincia di Grosseto, un piccolo paese nato negli anni Cinquanta e che, nel periodo estivo, diventa ciarliero organizzando sagre e spettacoli musicali, praticamente non esiste più. Quattro morti il bilancio di questa alluvione, prevista sì, ma non nelle dimensioni con le quali poi si è abbattuta. 
 
L’acqua ha dilagato negli scantinati, nei garage, entrando fino ai primi piani degli appartamenti e delle villette. Distrutti centinaia di capi di bestiame, letteralmente trascinati via dalla furia degli elementi. Il cielo sembrava essersi abbassato fino all’altezza delle terrazze: sono bastate tre-quattro ore di pioggia torrenziale perché il fiume Albegna esondasse, tagliando praticamente i contatti con il resto della regione.
 
La strada Aurelia – che conduce, nel giro di un’ora e mezza, fino a Roma – allagata ed isolata. Le campagne sommerse. 
Danni incalcolabili alle coltivazioni. Nella zona fioccano gli agriturismo, i ristoranti dove mangiare, a poco prezzo, deliziosi primi piatti a base di cinghiale, i relais, gli hotel e gli alberghi a tre stelle immersi nel verde. Non è stato possibile salvare nulla: i binari della ferrovia sono scomparsi sott’acqua.
 
Nell’unico supermercato della zona, poco oltre la stazione ferroviaria, i soccorritori sono dovuti entrare salendo sopra un canotto. Immagini terribili che hanno fatto irruzione nelle case degli italiani, facendo deflagrare i soliti dibattiti: quanto poco è sicuro il nostro Paese se poche ore di pioggia – seppure sostenuta – hanno il potere di mettere a soqquadro il passato ed il futuro di tanti territori?
 
Si è costruito male, in barba a qualsiasi piano regolatore, spesso vicino ad argini che non erano rinforzati, hanno tuonato i geologi che, da anni, si battono perché l’Italia, con investimenti mirati, protegga il proprio territorio dalla furia della natura.
 
Questione di priorità, le solite che attanagliano questo Paese: quei pochi soldi che ci sono vengono evidentemente stanziati per altre attività. E così, quando la natura si ribella – come è accaduto dieci giorni fa in Maremma – l’unica cosa è pregare che la pioggia origini pochi danni ed evapori in fretta.

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