Sono iniziati i rituali del periodo dell’Avvento in un crescendo di usanze che culminano con la solennità del Natale, che in Abruzzo, secondo i più autorevoli antropologi e studiosi del folklore (Finamore e Giancristofaro ….) è la più importante dopo la Pasqua.
Le “Tempora di Avvento” è un periodo di quattro settimane che ha inizio a partire dalla domenica più vicina al 30 novembre. In questo mese, in attesa del tempo ciclico, che il mondo contadino identifica con il rinnovamento della natura, si celebrano riti che assumono la funzione dell’attesa e della purificazione.
L’Avvento è propriamente il tempo dell’Attesa (dal latino “adventus”) e precede l’arrivo del Messia Salvatore secondo quanto profetizzato nell’Antico Testamento. Per i cattolici ha un doppio significato teologico: è sì il tempo di preparazione al Natale ma è anche il tempo in cui gli spiriti si rivolgono all’attesa della seconda venuta di Cristo, alla fine dei tempi, un periodo di speranza e insieme di purificazione.
SAN NICOLA – Una credenza che risale al Medioevo afferma che al nome di San Nicola è legata l’origine di Babbo Natale, figura mitica presente nel folklore di molte culture che distribuisce i doni ai bambini, di solito, la sera della vigilia di Natale.
Il 6 dicembre a Pollutri, paese non lontano da Vasto, si celebra San Nicola di Bari importante in Abruzzo in quanto protettore dei pastori transumanti. Una leggenda vuole che San Nicola sia arrivato in Abruzzo attraverso il tratturo Magno o del Re: (L’Aquila- Foggia). Secondo un’arcaica tradizione, durante una terribile carestia, il santo avrebbe salvato la gente di Pollutri, moltiplicando un pugno di fave riuscendo così a sfamare tutti. Da allora, ogni anno a ricordo dell’avvenimento, la sera del 5 dicembre, data della morte del santo, vengono allestiti sulla piazza principale del paese grandi calderoni in cui vengono lessate le fave che, al termine del rito della bollitura, vengono distribuite ai convenuti insieme a ciambelle rituali, preparate nei giorni precedenti la festa.
S.Nicola di Bari, viene festeggiato anche nella piccola comunità di Cansano e dalla vicina Campo di Giove che, per l’occasione, scendono alla “Pujetta”, così chiamata in quanto posta geograficamente più in basso rispetto a Campo di Giove per prendere le pagnotte benedette, che un tempo venivano “ammassate” per questa festa. Le pagnottelle ancora oggi si ottengono con pasta di pane speziato con semi di anice che anticamente venivano stipate in grossi sacchi e portate nella chiesa di S. Nicola per essere benedette.
Nella chiesa era preparata una bilancia a due piatti sostenuta da una lunga catena pendente dal soffitto. Il rito consisteva nel pesare prima la donna che offriva il pane, che però doveva pesare più della donatrice. Dopo la messa le pagnottelle venivano distribuite a tutti i presenti, ai poveri e i malati. Nei tempi antichi tutti i cansanesi, con la neve e col freddo intenso, salivano sul monte dove era situata la chiesa di S. Nicola per chiedere al santo l’abbondanza nel raccolto e la protezione da ogni calamità.
IL RITO DEL FUOCO – E’ difficile ricostruire il significato originario di alcuni riti delle società arcaiche e uno di questi prevedeva l’accensione di fuochi, sia individualmente che in forme collettive. Nell’antichità i fuochi erano considerati feste di rinnovamento, di buon auspicio e di purificazione per il nuovo ciclo del tempo. L’Abruzzo conserva, nelle sue tradizioni, molte feste di “fuochi” soprattutto nel tempo dell’Avvento.
Nei secoli le feste popolari presentano una coesistenza di elementi pagani e cattolici fusi fra loro e i fuochi della festa pagana, esercitano la loro funzione purificatrice, non solo per ottenere un buon raccolto, ma per mondare la comunità dai peccati, e in questo senso preparare un nuovo anno propizio. Diverse sono le festività che si celebrano con “I Fuochi” in Abruzzo nel periodo dell’Avvento.
FESTA DEI FAUGNI AD ATRI – All’alba dell’ 8 dicembre, ad Atri, in provincia di Teramo, si ripete l’antichissima tradizione popolare dei “Faugni” (dal latino “fauni ignis”, cioè fuoco di Fauno). I Faugni sono apparsi per la prima volta nei riti religiosi nel 431 d.C. con il Concilio di Efeso”. Riprendendo simbologie solari delle feste latine, i faugni nascevano dalla fusione di una consuetudine pagana e contadina: nelle campagne attorno ad Atri i contadini accendevano fuochi a fini propiziatori prima del solstizio d’inverno, in onore di Fauno, divinità pagana associata alla fertilità della terra, protettrice di pastori, greggi e agricoltura. L’originario rito pagano s’è mescolato a quello della festa cattolica per l’Immacolata Concezione di Maria. La sera del 7 dicembre il parroco della cattedrale benedice il falò che servirà all’accensione dei faugni all’alba del giorno dopo. Da questo rito deriva la tradizione che consiste nell’accendere e portare in processione per la città alti fasci di canne legati da lacci vegetali. Il giro dei faugni per vie e piazze del centro storico di Atri, termina nella piazza del Duomo, dove i fasci di canne ardenti bruciano in un grande falò.
‘I FAVORE’ DI COLLELONGO – Vige una antica tradizione, la sera del 7 dicembre, vigilia dell’Immacolata: si accende un grande falò chiamato “I favore”. Nella credenza popolare il falò ricorda la luce dei fuochi che guidarono gli angeli che portarono la “Santa Casa” di Maria da Nazareth a Loreto. Intorno al falò viene distribuita polenta.
FESTA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE – Un antico detto abruzzese recita “Santa Maria Cuncette, a Natale diciassette” indicando che la festa dell’Immacolata Concezione da tempi remoti viene solennizzata dagli abruzzesi. In tutta la regione la sera del 7 dicembre si usa accendere grandi fuochi, “li fucaruni”, in onore della Madonna che, secondo la tradizione religiosa, servono ad illuminare il cammino degli angeli che trasportano la Santa Casa di Nazareth a Loreto.
A San Valentino, in provincia di Pescara, la festa si svolge nell’arco della mattinata con la celebrazione di solenni funzioni nella chiesa di S. Donato dove è la statua della Madonna. Segue una solenne processione per le vie del paese. Nel corteo sfilano la grande Croce Celeste e la bandiera con al centro un ricamo della corona della Madonna. Alla manifestazione prendono parte i componenti della Congrega dell’Immacolata Concezione e di Sant’Alfonso che indossano una particolare veste bianca e celeste (divisa della congrega). La festa ha termine nel pomeriggio, in piazza, dove la banda musicale accompagna il tradizionale Ballo della Pupa: un fantoccio di cartapesta, nel cui interno cavo si nasconde un uomo, balla e cammina mentre esplodono i numerosi bengala e petardi che reca indosso.
FESTA DI SANTA LUCIA – Santa Lucia, protettrice della vista, nelle campagne viene celebrata con fuochi notturni chiamati “faugni” che simboleggiano il bisogno umano di illuminare il giorno tradizionalmente considerato il più corto dell’anno prima del solstizio d’inverno. In passato si accendevano i fuochi non solo per festeggiare S. Lucia, ma anche il 4 dicembre per S. Barbara, protettrice dei minatori e degli artificieri oltre che per l’Immacolata Concezione. La festa cade il 13 dicembre, data della morte di S. Lucia e la celebrazione è dovuta probabilmente alla volontà di sostituire antiche feste popolari che celebravano la luce. L’emblema degli occhi è da collegarsi con la devozione popolare che l’ha invocata protettrice della vista a causa del suo nome, Lucia da lux, luce.
A Prezza paesino della conca Peligna, stazionò per un certo periodo il corpo di S. Lucia in viaggio verso Venezia per ordine del Doge Enrico Dandolo, subito dopo la fine delle crociate. Le spoglie della santa vennero affidate al Vescovo di Corfinio il quale decise di custodirle nella fortezza prezzana.
In paese si diffuse il culto per Lucia e venne edificata nel 1200 una cappella votiva per i tanti pellegrini che vi si recavano. Nel corso degli anni fu circondata da mura e venne costituita una nuova parrocchia. Oggi la chiesa si trova nel centro del paese e all’interno, in una nicchia, è collocata una preziosa statua lignea della fine del 1400 raffigurante S. Lucia.
Al mattino di ogni 13 dicembre, al suono delle campane, i prezzani si recano prima in chiesa per la messa solenne e poi sfilano in processione per le viuzze del borgo; le donne portano grandi ceste di ciambelle a forma di occhi da donare ai portatori della statua di S. Lucia e ai partecipanti al rito.
Anche a Torre de’ Passeri si celebra Santa Lucia, martire siracusana del Cristianesimo delle origini. La cittadina si anima di appuntamenti religiosi e civili che ogni anno richiamano la curiosità degli abitanti dei paesi limitrofi e di molti torresi emigrati all’estero che anticipano il ritorno a casa per le feste natalizie. Sin dalle cinque del mattino i botti di mortaretti e la musica della banda Città d’Introdacqua danno la sveglia a tutti i torresi. Nel pomeriggio una solenne Processione, preceduta dalla messa, sfila tra le vie dell’antico centro e la statua della Santa viene portata a spalla da quattro portatori, in un singolare corteo religioso, guidato dal parroco e dal sindaco. Intorno alle 19, la tradizionale “Pupa”, grande manufatto di cartapesta con le sembianze di donna, viene fatto ballare da un ballerino che si cela nel suo interno, e in un valzer di fuochi pirotecnici, si concludono i festeggiamenti.