The charming Alpine village of Chamois, in Vale d'Aosta (Photo: Fabrizio Robba/Dreamstime)

Living in a city has a lot of advantages: you can find everything you want, public transport brings everywhere, there are museums and cafés, cinemas and theaters to entertain you. But if there is something the world learned in the past two years is appreciating the tranquillity and isolation of small countryside or mountain villages, places where life runs slower and your backyard is large, beautiful, idyllic. Bucolic life has become charming all of a sudden, and many city dwellers have taken the leap and moved to different abodes, places where tranquillity and clean air are kings.

Of course, “isolation” today is a relative thing: with roads leading everywhere and, above all, the internet, we remain very much connected with the world, regardless of our physical location. That is, unless you live in Chamois, a village in the Italian region of Valle d’Aosta that can’t be reached by car.

Located in the Valtournenche, at 1815 meters (5950 feet),  Chamois is a commune that comprises several small hamlets,  for a total of 111 citizens. The highest point of the commune is the Becca Trecare peak, at 3033 meters above sea level (9950 feet). We don’t know much about this pretty village’s history: as there are no signs of pre-Roman or Roman occupation, historians believe the first inhabitants came in the Middle Ages, after the year 1000, when demographic expansion transformed mountain areas once only used seasonally for animal farming into year-long settlements. The village we see today, with its picturesque homes and its little church dedicated to Saint Pantaleon (rebuilt on several occasions, the one standing today was finished in 1838), dates back to the 18th century.  Besides a name change during the years of Fascism, when all non-Italian toponyms were changed to Italian-sounding names, that transformed “Chamois” in “Camosio” – bypassing, for some reason,  the natural translation of the French word into the Italian “camoscio” –  its life went on quietly and uneventfully until the 1950s when the economic and cultural boom of the second post-war period called for an important decision to be taken.

At the time, the village was reachable only by foot or bike, but the growth of the country’s transportation infrastructures meant changes were needed: did locals want a road to connect them to the rest of the world by car? The idea of building a carriageable roadway to join Chamois to Buisson, some 700 meters (2300 feet) below, had already emerged in the early 1900s when the beauty of the village and its surroundings were already appreciated by tourists; however, Chamois people’s answer to the question was simple and, I like to imagine, uttered in the matter-of-fact style typical of Alpine people: not a chance.

The people of Chamois voted not to expand the road connecting them to the valley, so that the environment would not be damaged (Photo: Fabrizio Robba/Dreamstime)

In 1965, 95% of the village’s residents voted against a road connecting them to the valley below, preferring another means of transport: a cableway.  With it, the people of Chamois would have an easy way to communicate with other villages, while managing to keep their own beloved isolation and solitude. The rationale behind their decision was incredibly modern, for a time when environmental awareness was far from being popular: a larger road would have compromised the natural beauty of the area, and potentially damaged the habitat of many animal species.

The first cableway was small, but the one you’d ride today if you visited is a state-of-the-art, spacious and fast one, renewed in the early 2000s for the first time and modernized on a regular basis. It runs every day of the year, from 7 am to 10.30 pm, with rides every 30 minutes, or 15 when necessary. Of course, late rides are added on special days, like the 15th of August or New Year’s Eve.

Chamois sounds like a little piece of heaven, especially if you love the mountains and their quietness, or if you are a ski bunny, as there are chairlifts connecting the village to amazing slopes during the winter season. In spite of it, the number of its inhabitants has been dwindling to around 100. Don’t be fooled, though: Chamois was never crowded,  it had, throughout its history, at most 350 citizens.

Today, villagers are happy to keep their mountains free from the crowds of the valley below and have been experimenting with sustainability and renewable energy: a small place, ready for the future. This is why Chamois is one of the 19 Alpine Pearls dotting the Alps across five countries (France,  Italy, Austria, Slovenia and Switzerland), villages committed to protecting the environment and investing in sustainability.

Chamois may be isolated, but it still attracts quite a number of visitors throughout the year: besides the already mentioned skiers, plenty of nature lovers, trekkers and cyclists reach the village by foot or bike during the warmer season, to enjoy beautiful views of the mountains and experience, even if just for a day, the immense peace of living in a place where time runs in harmony with nature and with the soul.

Vivere in una città ha un sacco di vantaggi: puoi trovare tutto quello che vuoi, il trasporto pubblico ti porta ovunque, ci sono musei e caffè, cinema e teatri per intrattenerti. Ma se c’è qualcosa che il mondo ha imparato negli ultimi due anni è apprezzare la tranquillità e l’isolamento dei villaggi di campagna o di montagna, luoghi dove la vita scorre più lentamente e il cortile è grande, bello, idilliaco. La vita bucolica è diventata all’improvviso affascinante, e molti abitanti delle città hanno colto l’occasione e si sono trasferiti in dimore diverse, luoghi dove la tranquillità e l’aria pulita la fanno da padrone.

Certo, “l’isolamento” oggi è un concetto relativo: con le strade che ti portano ovunque e, soprattutto, internet, rimaniamo molto connessi con il mondo, indipendentemente dalla nostra posizione fisica. A meno che non si viva a Chamois, un villaggio della Valle d’Aosta che non può essere raggiunto in auto.

Situato nella Valtournenche, a 1815 metri, Chamois è un comune che comprende diverse piccole frazioni, per un totale di 111 cittadini. Il punto più alto del Comune è la cima della Becca Trecare, a 3033 metri sul livello del mare (9950 piedi). Non si sa molto della storia di questo grazioso villaggio: non essendoci segni di occupazione pre-romana o romana, gli storici ritengono che i primi abitanti siano arrivati nel Medioevo, dopo l’anno 1000, quando l’espansione demografica trasformò le zone di montagna, un tempo utilizzate solo stagionalmente per l’allevamento, in insediamenti per tutto l’anno. Il villaggio che vediamo oggi, con le case pittoresche e la chiesetta dedicata a San Pantaleone (ricostruita in diverse occasioni, quella attuale fu terminata nel 1838), risale al XVIII secolo. A parte un cambio di nome durante gli anni del Fascismo, quando tutti i toponimi non italiani furono cambiati in nomi dal suono italiano, che trasformò “Chamois” in “Camosio” – bypassando, per qualche motivo, la naturale traduzione della parola francese nell’italiano “camoscio” – la sua vita continuò tranquilla e senza incidenti fino agli anni ‘50, quando il boom economico e culturale del secondo dopoguerra portò a un’importante decisione da prendere.

All’epoca, il villaggio era raggiungibile solo a piedi o in bicicletta, ma la crescita delle infrastrutture di trasporto del paese rendeva necessari dei cambiamenti: gli abitanti volevano una strada che li collegasse in auto al resto del mondo? L’idea di costruire una strada carrozzabile che unisse Chamois a Buisson, circa 700 metri più in basso, era già emersa nei primi anni ’90, quando la bellezza del villaggio e dei suoi dintorni era già apprezzata dai turisti; tuttavia, la risposta degli abitanti di Chamois alla domanda fu semplice e, mi piace immaginare, pronunciata con lo stile concreto tipico degli alpini: non se ne parla.

Nel 1965, il 95% degli abitanti del villaggio votò contro una strada che li collegasse alla valle sottostante, preferendo un altro mezzo di trasporto: la funivia. Con essa, gli abitanti di Chamois avrebbero avuto un modo facile per comunicare con gli altri villaggi, pur riuscendo a mantenere l’amato isolamento e la solitudine. La logica dietro la decisione era incredibilmente moderna, per un’epoca in cui la consapevolezza ambientale era tutt’altro che popolare: una strada più grande avrebbe compromesso la bellezza naturale della zona, e potenzialmente danneggiato l’habitat di molte specie animali.

La prima funivia era piccola, ma quella che usereste oggi se ci andaste è un impianto all’avanguardia, spazioso e veloce, rinnovato per la prima volta nei primi anni 2000 e modernizzato regolarmente. Funziona tutti i giorni dell’anno, dalle 7 alle 22.30, con corse ogni 30 minuti, o 15 se necessario. Naturalmente, le corse tardive sono aggiunte in giorni speciali, come il 15 agosto o Capodanno.

Chamois sembra un piccolo angolo di paradiso, soprattutto se si ama la montagna e la tranquillità, o se siete dei patiti dello sci, dato che ci sono seggiovie che collegano il villaggio a piste incredibili durante la stagione invernale. Nonostante ciò, il numero degli abitanti è sceso a circa 100. Non fatevi ingannare, però: Chamois non è mai stata affollata, ha avuto, nel corso della sua storia, al massimo 350 cittadini.

Oggi, gli abitanti del villaggio sono felici di mantenere le montagne libere dalla folla della valle sottostante e hanno sperimentato la sostenibilità e le energie rinnovabili: un luogo piccolo, pronto per il futuro. Ecco perché Chamois è una delle 19 Perle Alpine che punteggiano le Alpi in cinque paesi (Francia, Italia, Austria, Slovenia e Svizzera), villaggi impegnati a proteggere l’ambiente e a investire nella sostenibilità.

Chamois sarà anche isolata, ma attira comunque un discreto numero di visitatori durante tutto l’anno: oltre ai già citati sciatori, moltissimi amanti della natura, escursionisti e ciclisti raggiungono il villaggio a piedi o in bicicletta durante la stagione più calda, per godere di splendide viste sulle montagne e sperimentare, anche se solo per un giorno, l’immensa pace di vivere in un luogo dove il tempo scorre in armonia con la natura e con l’anima.


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