Chi ha paura dell’Uomo nero, del buio dell’ignoranza dentro di noi? A Napoli la ‘Vita a colori’ per la Giornata della Memoria

NAPOLI – Nel Centro Polifunzionale “Soccavo” di Napoli, l’Associazione “Arte per le Marche” ha condotto un evento culturale ed artistico dal titolo “Chi ha paura dell’Uomo Nero? La Vita a Colori..”. Obiettivo: celebrare la vita nella sua bellezza e diversità in occasione della Giornata della Memoria per promuovere, fra i giovani, un concetto anti-razzismo e anti-violenza, a favore della vita.

La città di Napoli, che si sta interrogando su come la cultura debba e possa operare per combattere la piaga della violenza e il degrado che comporta nelle sue strade e nelle sue vie più martoriate, ha accolto con molto interesse l’iniziativa poiché si colloca, come analisi e narrazione, su un piano diverso rispetto ad altre iniziative. 
 
Il diverso è il soggetto principale, ed è bellissimo. Ha il volto di Uomo il cui genoma porta dentro il viaggio del viaggio: la sua Memoria e la sua  solitudine, come ogni emarginato. 
Anche i nostri giovani hanno spesso questo sentimento, nella fase delicata della crescita, per questo cercano il branco, per nascondere la paura del diverso. Crescere è comunque un problema, a cui la nostra società contribuisce ancora di più con una devastante, cultura di morte. 
  Campo di sterminio di Auschwitz

  Campo di sterminio di Auschwitz

 
Per questo, nel giorno della Memoria in cui si ricorda la peggiore cultura della morte, creata come sistema perpetrato dall’Uomo verso se stesso, si vuole ripartire, come in un viaggio a ritroso, dall’archetipo più radicato nella nostra mente: la paura dell’uomo nero, il quale è dentro di noi ed ha a che fare con la mancanza di luce: l’ignoranza.
 
“Chi ha paura dell’Uomo Nero? La vita a colori” è un concept che nasce da Antonella Ventura, curatore d’arte, e Elvio Ciccardini, professore di economia. Prendendo spunto dall’arte del pittore romeno Madalin Ciuca, hanno colto dal corpus unico di tre opere, 50 x 70, olio su tela, il bianco e il nero della stessa faccia di un unico Uomo, al fine di esprimere il gioco perverso delle contraddizioni umane. 
Espressionista di pennellate incisive e taglienti, Madalin Ciuca è un artista materico-metaforico che trae dalle forme evidenti della sagoma umana un ritratto profondo e incisivo, dove l’Uomo è tridimensionale, fatto cioè di spirito, carne e intelligenza.
 
Celebrare l’antirazzismo diviene un valore assoluto che esalta la bellezza, la conoscenza e l’evoluzione  della nostra società. Per questo “Arte per Le Marche” ha chiesto a persone del mondo della cultura e dell’impegno sociale un contributo per un così alto messaggio. Fra tutti, ha chiesto di portare un messaggio di “bellezza universale dei diritti umani” al poeta e scrittore Mohammed Ba, nato in Senegal, emigrato in Francia, che ha scelto l’Italia quale paese d’elezione e dove, a Milano, promuove e partecipa ad un’intensa attività culturale divenendo una delle personalità più interessanti e intelligenti del panorama internazionale. 
 
Anche a un altro scrittore, impegnato nella ricerca della verità, storica e scomoda, Massimiliano Comparin, è stato chiesto di partecipare. Autore di un romanzo appassionato, “I Cento Veli”, nelle cui trame tinte di giallo si celebra un lutto nazionale mai rielaborato, l’esodo dal confine orientale italiano a seguito della perdita dei territori dopo la fine della Seconda Guerra, ha letto una sua “Lettera aperta contro ogni Chiusura”. 
 
È stata poi portata una storia di anti-razzismo a Varese, nel “profondo nord”, dove un gruppo di giovani manager ha raccontato di un giovane che dall’Africa è andato a Varese ed è stato “adottato” dalla città tanto che ora, che non c’è più, loro continuano a farlo vivere. 
 
L’evento napoletano si è aperto con una firma rosa, quella di un’artista poliedrica e impegnata, la torinese Francesca Maranetto Gay, che nel video “In cammino…per la Libertà e l’Eguaglianza dell’Uomo” ha riassunto un secolo di soprusi e violenze dell’uomo sull’uomo: il ‘900. 
 
In particolare, è stata citata la famiglia Jervis Rochat, dinastia distintasi nella difesa dei diritti dell’Uomo e che ha scelto, nella seconda metà dell’800, l’Italia come paese d’elezione al posto della neutrale Svizzera. Qui, con altre famiglie illuminate,  fonderanno, nei primi del ‘900, il Partito d’Azione. 
Quanto è lontana quell’Italia tanto amata e citata da scrittori e uomini di genio e cultura che da ogni parte del mondo, traevano spirito ed esempio nel nostro solare modo sociale di essere civili? Dove è finita quell’Italia? 
 
Si pensi che, soli pochi giorni fa, il Giornale di Sicilia parlava di una richiesta arrivata da Trapani di fare due linee di trasporto, una per i cittadini bianchi e una per i cittadini di colore. Mai, dunque, abbassare la guardia! 
Perché il seme della violenza si ciba di stupidità e paura. E dalla paura nascono le guerre più atroci, quelle fratricide, come in Bosnia 20 anni fa. 
 
L’atrocità di quella guerra è stata ricordata in alcune pagine di recente memoria, come quelle scritte dal Gen. Misha Loncarevic di Sarajevo, il quale ben conosce il seme dell’odio come seme che nasce dall’apartheid. La chiosa musicale, all’insegna dell’interazione creativa e positiva che ha chiuso la manifestazione, ha ricordato a Napoli la sua immensa anima nera, grande maestra di vita vera vissuta.

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