Colpita dalla crudele violenza delle bombe di Boston, esplose in mezzo alla folla durante una popolare gara sportiva, ho chiesto lumi sull’origine di un gesto così feroce a Mario Fratti, il drammaturgo di origine aquilana che, vive a New York. Da lì osserva la società americana ed ha scritto drammi (ad esempio il dramma “Cecità” si svolge all’interno di una famiglia americana e fa emergere una tragedia familiare dalla violenza della guerra in Iraq) che mettono in luce forme di violenza privata e pubblica.
Pronta ed efficacissima la sua risposta: “In tanti, nel mondo, vogliono vendetta”.
In breve cerchiamo di individuare chi sono i tanti, che vogliono vendicarsi e di che.
La stampa nazionale elenca le possibili piste di indagine, e le relative posizioni ideologiche, nel mondo della libertà di pensiero.
Per prime vengono le organizzazioni terroristiche fondamentaliste islamiche, Al Qaida e simili, per chi voglia cercare la radice dell’odio fuori del territorio americano.
Per chi, invece, voglia cercare i responsabili della strage di Boston all’interno del territorio degli Usa, la lista è un po’ più lunga. Si può pensare a cristiani radicali di varia ispirazione, neonazi, Kkk e quelli che si battono per la supremazia dei bianchi. C’è persino un gruppo che vuole liberarsi dalla oppressione del governo federale.
Esistono poi gruppi violenti di animalisti ed ecologisti (Fronte per la liberazione della terra e per la liberazione degli animali).
Per questi americani, l’obiettivo primo della lotta sono le politiche del governo Obama.
Dopo le leggi di riforma del sistema sanitario e quella a difesa dei piccoli risparmiatori, che tocca direttamente gli interessi delle banche, approvate durante il suo primo periodo di presidenza, ecco, nel secondo periodo, la battaglia per limitare il commercio e la diffusione delle armi, per cui persino il senatore John McCain, il candidato repubblicano sconfitto nel 2008, ha chiesto al Senato di non mettere in atto procedure di ostacolo. Seguono una proposta di legge per l’amnistia agli immigrati senza documenti, una per l’aumento delle tasse per finanziare lo stato sociale e quella per legalizzare i matrimoni omosessuali. E mancano altri tre anni di presidenza.
L’insieme di questi elementi diventa esplosivo se unito all’odio per l’uomo di colore alla Casa Bianca, spesso emerso sia durante la recente campagna elettorale contro il ricchissimo mormone bianco Mitt Romney, che durante la campagna precedente.
Nonostante le somme stellari investite dai repubblicani, Obama ha vinto per la seconda volta. Sa per esperienza che il potere politico si raggiunge e funziona creando una fitta rete di consenso dal basso verso l’alto, come dimostrano le continue email che giungono dal partito democratico (persino a me che vivo in Italia e non ho diritto di voto negli Usa), che richiedono l’impegno nella comunità a favore delle varie proposte di legge della presidenza.
Contemporaneamente alla mobilitazione della base dei democratici, c’è quella della parte avversa, più subdola e nascosta, che si manifesta, nei casi più estremi, con atti di violenza e di odio. Liberi di vendicarsi del mondo che consente loro il massimo grado di libertà.
Sono capitoli dolorosi della storia americana. L’America è generosa con i suoi figli, tutela, incoraggia e ricompensa l’impegno, la volontà ed il merito. Ma il rovescio della medaglia, l’odio razziale, la violenza cieca e la crudeltà della vendetta restano vive. E di tanto in tanto vengono alla luce, senza pietà.