Silio Italico Aedo Violante, 90 anni, già avvocato (iscritto all’albo degli avvocati illustri di Napoli) e docente universitario, anziché andare al circolo, come tanti della sua età, si è messo in gioco con la scrittura, ma non giuridica, come ha fatto per anni. In questi ultimi tempi ha pubblicato una raccolta di poesie e, prossimamente verrà pubblicato un libro sulla politica.
Il prof. Violante crede sia ancora possibile l’identità culturale della sinistra. Essa si definisce intorno all’asse portante dei grandi valori. Per questo motivo ha deciso di rinnovare lo studio legale che condivide col figlio Giancarlo, rendendo omaggio a quella cultura.
Nella ristrutturazione ha intitolato le varie sale a personaggi illustri, ma la prima è dedicata a sua moglie, la professoressa Rosalia Ruggi d’Aragona.
È stata una moglie amatissima, custode e protagonista della mia intensa vita professionale, sociale e politica. Una donna dai molteplici talenti, docente di lettere, ha preparato intere generazioni di professionisti. Ebbe il primo incarico a Sapri, lontano dalla famiglia, dove prestava come volontaria cure ai feriti di guerra nell’ospedale. Impegnata nella lotta anti-fascista negli anni dell’occupazione tedesca.
Notevole è stato il suo impegno politico come militante del Pc di Berlinguer. Insieme abbiamo trasformato lo studio legale in uno spazio aperto agli incontri politici e culturali, stimolando idee atte al potenziamento della democrazia. A 90 anni ha curato e fatto la prefazione del mio libro di poesie “I tempi di una vita”.
Perché c’è un’altra sala dedicata a Piero Gobetti?
È stato un punto di riferimento per noi giovani. Per Gobetti la lotta di classe era la vera leva del rinnovamento popolare. Da ragazzo ho aderito a “Giustizia e Libertà” in seguito sono stato dirigente della “gioventù liberale”. Dopo un po’ seguii il gruppo torinese capeggiato da Franco Antonicelli e Norberto Bobbio. Nel ‘48 aderii al Pci, fui introdotto nel comitato direttivo come responsabile della stampa e propaganda.
Come mai una sala è dedicata a Elsa Morante e l’altra a Enrico Berliguer?
La Morante ha dedicato la sua vita interamente alla letteratura, rifiutando di calarsi nel ruolo dello scrittore che vive di mestiere. Ho avuto l’onore di ricevere il premio “Elsa Morante, l’isola di Arturo” (famoso libro della Morante ambientato nell’isola di Procida) per la saggistica con un libro sul controllo sugli enti locali e il titolo V della II parte della Costituzione. Nel 2001 sono stato nominato cittadino onorario dell’isola, dove trascorro con la famiglia l’estate da anni.
Berlinguer elaborò un compromesso storico, ha avuto come valido interlocutore il mondo cattolico, rappresentando l’apertura culturale verso i comunisti, la “questione morale” era il tema cardine della sua politica ossia la denuncia della corruzione e dell’inefficienza del sistema democratico dei partiti. Il decentramento politico e amministrativo fu un altro tema di cui Berlinguer fu precursore.
Entriamo poi nella sala dedicata ad Aldo Moro.
Un mediatore nel coordinamento politico delle numerose correnti, che si suddividevano il potere all’interno della Dc. Per Moro bisognava ampliare l’apertura a sinistra della Dc nei confronti del Psi di Pietro Nenni; in seguito egli ebbe l’esigenza di dare vita a governi di “solidarietà nazionale” comprendendo anche il Pci. Fu accusato di voler collaborare con il Pci di Berlinguer, che ancora faceva parte, seppure in posizione molto critica, della sfera di influenza sovietica.
Altre sale sono dedicate a due politici eletti dall’assemblea costituente, Umberto Elia Terracini e Giorgio La Pira.
Terracini politico antifascista italiano, dirigente del Pci, collaborò all’edizione piemontese del settimanale “l’Avanti” e nel ‘71 fu fra i firmatari della lettera aperta, sul caso di Nenni, in cui si accusava il commissario Calabresi di essere un “Torturatore”.
La Pira nel ‘51 fu eletto sindaco di Firenze. In quegli anni Firenze fu dotata di un numero di scuole tale, da ritardare di almeno di 20 anni la crisi dell’edilizia scolastica. Con La Pira, Firenze si gemellò con Philadelphia, Fez, Kyoto e Reims. Il segretario generale dell’Onu U Thant e l’architetto Le Corbusier furono nominati cittadini onorari di Firenze.
L’intervista, professore, si svolge tutta nella sala biblioteca dedicata a Pietro Calamandrei. Insieme alla Prof. Maria De Paolis leggiamo con emozione lo scritto di quest’ultimo in memoria di Duccio Galimberti dal titolo “Lo avrai, camerata Kesserling”.
Il camerata, alla fine della II Guerra Mondiale fu processato e condannato a morte per gli eccidi commessi dall’esercito tedesco ai suoi ordini. La condanna fu tramutata in ergastolo. Nel ‘52 venne rilasciato per le sue condizioni di salute. Ma visse altri 8 anni libero in Germania.
Sono trascorse 2 ore, vorrei ancora rimanere ad ascoltare gli affascinanti ricordi di un inestimabile cultore dei valori della storia napoletana e del nostro Paese. Basti ricordare che nel 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito il titolo di “Commendatore della Repubblica” per i meriti acquisiti durante le Quattro Giornate di Napoli, un episodio di insurrezione popolare avvenuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale durante il quale, i civili, con l’apporto di militari fedeli al cosiddetto Regno del Sud, riuscirono a liberare la città partenopea dall’occupazione delle forze armate tedesche.
Una storia d’altri tempi, ricca di fervore e di passione, dal preciso intento didattico, i cui episodi più salienti saranno presto dati alle stampe. Questo arzillo novantenne è pronto ad esordire in prosa con un romanzo autobiografico…