In your neighborhood, it may be called a “sammich.” But, in the mash-up of English and southern Italian dialect we grew up with, it’s referred to as a “sangweech.”
Call it what you may, there have been few items of more culinary importance to work-a-day Italian-Americans than the “sangweech.” But, let’s be clear: a “sangweech” is not a sandwich. Not exactly.
I am talking here about delicious and comfort-issuing culinary concoctions of a certain Italian-American tradition, created with ingredients like smoked mozzarella, fried eggplant, roasted peppers, olive oil, vinegar and oregano, laid out on a long, knife-sliced Italian white bread; or maybe it’s sweet capicola, ham, fresh mozzarella, sun-dried tomatoes, hit me good with the olive oil, vinegar and oregano. Again: on a long Italian white bread. Because, although you may indeed place the aforementioned ingredients upon whole wheat or multi-grain bread, or (shudder) upon the dubious foundation of pre-sliced bread from a plastic bag, you may not … repeat … may not … call it a “sangweech.”
In Brooklyn, while standing in line at Lioni, a Bensonhurst shrine to the esteemed “sangweech,” I glance up at the menu board, a mouthwatering list of “sangweechi,” extraordinary descriptions named after Italian-American celebrities: the Frank Sinatra or Dean Martin; the Joe DiMaggio or Rocky Marciano. What’ll it be?
Stomach growling in anticipation, I place my order, and ruminate upon my fav vino picks to accompany serious “sangweechi:”
Montepulciano d’Abruzzo
The much-loved Montepulciano grape grows throughout central Italy, though predominantly in the Abruzzo region. Montepulciano accounts for more than half of Abruzzo’s land under vine. The grape is used to make dry red wines with aromas and flavors of ripe red and black cherries, notes of herb, and sometimes cocoa, if the wine has been raised in oak. Montepulciano d’Abruzzo wines feel round in the mouth, smooth on the palate, with a pleasantly moderate tannic finish. Styles range from light and fruity to big, full bodied and unctuous, giving good range to accompany the layers of flavor that will rock your “sangweech.” Produced from a minimum of 85% Montepulciano grapes (this can vary in subzones), most Montepulciano d’Abruzzo wines are meant for young consumption, however, the DOC does impose aging requirements (which also vary by subzone) with consideration to whether the wine may be a riserva bottling. Montepulciano also makes wonderful rosato wines which you are likely to find labeled as Cerasuolo d’Abruzzo. Recommended producers include Cataldi Madonna,Torre dei Beati, Pietrantonj,Tiberio and Zaccagnini.
Chianti
There is a special harmony between young, easy-drinking Chianti and the freshness of just-sliced hot or sweet capicola, fresh mozzarella and basil doused with olive oil, vinegar and oregano, on bread still hot from the oven. Made from principal wine grape Sangiovese, Chianti DOCG wines have intense aromas of cherries and violets, often bring scents of savory herb, are pleasantly dry and harmonic, and offer good acidity and tannic grip to clean the palate for the next bite. Like Montepulciano d’Abruzzo, the wide variety of Chianti styles produced offer great range for what’s on the bread.
Nero d’Avola
Comfortably at home in Sicily, where it is the island’s second most planted cultivar (after Catarratto), Nero d’Avola accounts for approximately 16.500 hectares of vineyards. Listed in Italy’s National Register of Grape Varieties by its official name of Calabrese, Nero d’Avola derives the name from Sicilian dialect “Calau Avulisi,” meaning coming down from Avola (little town near Ragusa). Nero d’Avola wines can include flavors and aromas of dark red cherries and berries, floral scents, notes of warm spice like cinnamon, nuances of minerals and saline.Their bright acidity is wonderful counterpoint to the olive oil, cheeses, cured meats, fried cutlets or fried eggplant that you might find on your “sangweech.” Chances are you will easily locate Nero d’Avola monovarietal wines, as well as blended with other grapes, as is the case of Frappato and its itunforgettable Cerasuolo di Vittoria. Recommended producers include Cantine Barbera, Gulfi, Occhipinti, Tasca d’Almerita, Vigneti Zabù.
In closing, I shall leave you with two thoughts.
While holding a “sangweech,” the use of fancy stemware for wine drinking is forbidden. Tumbler glasses, please. Even better: marmalade jars designed for use as glassware when empty, very old school. Second – some will consider this ambience, but it’s more condiment, really – play some Sinatra in the background: Fly Me to the Moon is highly recommended. Dean Martin fan? Make it Ain’t that a Kick in the Head?
Then: squeeze gently, don’t crush. Take a bite. Sip. Who can bother you, eh?
Tasting Note:
Vigneti Zabù Nero d’Avola “Impari,” Terre Siciliane IGT
Intense aromas of dark cherries, blackberries, overtones of anise, tobacco, black pepper. Bright acidity balances softness on the palate. Long and satisfying finish.
Dalle vostre parti potrebbe essere chiamato “sammich”. Ma, nella combinazione tra inglese e dialetto del Sud Italia con cui siamo cresciuti, si dice “sangweech”. Chiamatelo come volete, ma ci sono poche cose che hanno più importanza culinaria per gli italoamericani di un “sangweech”. Ma, cerchiamo di essere chiari: un “sangweech” non è un sandwich. Non esattamente.
Sto parlando di quella deliziosa e confortante preparazione di una certa tradizione italo-americana, fatta con ingredienti come la mozzarella affumicata, le melanzane fritte, i peperoni arrostiti, l’olio d’oliva, l’aceto e l’origano, messi su pane bianco italiano lungo e tagliato con un coltello; o magari è con capocollo dolce, mozzarella fresca, pomodori secchi, ben conditi con olio d’oliva, aceto e origano. Di nuovo: su pane bianco italiano. Perché, anche se potreste mettere gli ingredienti di cui sopra su del pane di farina o multicereali, o (brividi) su una dubbia base di pane pre-affettato preso da un sacchetto di plastica, in questi casi non si può … ripeto … non si può … chiamarlo “sangweech”.
A Brooklyn, mentre sono in fila a Lioni, un santuario di Bensonhurst per il pregiato “sangweech”, do un’occhiata al menù, un elenco di appetitosi “sangweechi” con descrizioni straordinarie che prendono il nome da celebrità italo-americane: il Frank Sinatra o il Dean Martin; il Joe DiMaggio o il Rocky Marciano. Cosa saranno?
Mentre lo stomaco brontola in anticipo, faccio ordine, e rimugino sulle mie scelte di vino preferite per accompagnare seri “sangweechi”:
Montepulciano d’Abruzzo
La molto amata uva di Montepulciano cresce in tutta l’Italia centrale, anche se prevalentemente nella regione d’Abruzzo. Il Montepulciano rappresenta oltre la metà della terra d’Abruzzo coltivata a vite. L’uva è usata per fare vini rossi secchi con profumi e sapori di ciliegie rosse e nere mature, note di erbe e, talvolta di cacao se il vino è stato messo in rovere. I vini del Montepulciano d’Abruzzo si sentono rotondi in bocca, morbidi al palato, con un finale tannico piacevolmente moderato. Gli stili variano dal leggero e fruttato al corposo e untuoso, dando una buona gamma di vini per accompagnare gli strati di sapore che scuoteranno il vostro “sangweech”. Prodotto con un minimo di 85% di uve Montepulciano (questo può variare in sottozone), la maggior parte dei vini Montepulciano d’Abruzzo sono pensati per il consumo giovane, tuttavia, il DOC impone requisiti di invecchiamento (che variano anch’essi in base a sottozone) che consentono al vino di essere un imbottigliamento riserva. Il Montepulciano produce anche meravigliosi vini rosati che probabilmente troverete etichettati come Cerasuolo d’Abruzzo. Produttori consigliati includono Cataldi Madonna, Torre dei Beati, Pietrantonj, Tiberio e Zaccagnini.
Chianti
C’è un’armonia speciale tra i Chianti giovani che si bevono facilmente e la freschezza del capocollo dolce appena-affettato, della mozzarella fresca e del basilico cosparsi con olio d’oliva, aceto e origano, su pane ancora caldo di forno. Fatti dal vino Sangiovese, i vini Chianti DOCG hanno intenso aroma di ciliegia e violetta, portano spesso profumi di erbe saporite, sono piacevolmente secchi e armonici, e offrono una buona acidità e un grip tannico per pulire il palato prima del morso successivo. Come il Montepulciano d’Abruzzo, l’ampia varietà di stili del Chianti offre una vasta gamma per quello che c’è sul pane.
Nero d’Avola
Di casa in Sicilia, dove è il secondo cultivar più coltivato dell’isola (dopo il Catarratto), il Nero d’Avola copre circa 16.500 ettari di vigneti. Iscritto nel registro nazionale delle varietà di uve d’Italia con il suo nome ufficiale di Calabrese, il Nero d’Avola deriva dal dialetto siciliano “Calau Avulisi”, che significa che viene da Avola (cittadina nei pressi di Ragusa). I vini Nero d’Avola possono includere sapori e profumi di ciliegia scura e bacche rosse, profumi floreali, note speziate come la cannella, sfumature minerali e saline. La loro brillante acidità è un meraviglioso contrappunto all’olio d’oliva, ai formaggi, ai salumi, a cotolette fritte o a melanzane fritte che potreste trovare sul vostro “sangweech”. Probabilmente sarà facile individuare vini Nero d’Avola monovarietali, così come miscelati con altre uve, come nel caso del Frappato e dell’indimenticabile Cerasuolo di Vittoria. Produttori consigliati includono Cantine Barbera, Gulfi, Occhipinti, Tasca d’Almerita, Vigneti Zabù.
In chiusura, vi lascerò con due pensieri.
Mentre avete in mano un “sangweech”, l’uso di lussuosi calici per bere il vino è vietato. Bicchieri tumbler, per favore. Ancora meglio: barattoli di marmellata pensati per essere utilizzati come bicchieri quando sono vuoti, da vecchia scuola. Secondo – alcuni la considereranno atmosfera, ma in realtà è piuttosto un condimento – mettete un po’ di Sinatra in sottofondo: Fly Me to the Moon è altamente raccomandato. Siete fan di Dean Martin? Ain’t that a Kick in the Head.
Quindi: spremere delicatamente, non schiacciate. Un boccone. Un sorso. Chi può darvi noia, eh?
Note di degustazione:
Vigneti Zabu Nero d’Avola “Impari,” Terre Siciliane IGT
Aromi intensi di ciliegie scure, more, sentori di anice, tabacco, pepe nero. L’acidità brillante si bilancia con la morbidezza sul palato. Finale lungo e soddisfacente.
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