Il territorio risulta compreso tra i 306 e i 2.106 metri sul livello del mare con un’escursione altimetrica pari a 1.800 metri che lo classifica tra i comuni montani. Si trova ai piedi del grande maniero di Castel Ivano, spesso scelto come set per rappresentazioni cinematografiche e teatrali. Il nucleo centrale del castello si fa risalire ai Longobardi e all’epoca delle invasioni barbariche successive alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente.
Villa Agnedo è il posto ideale per chi ama la natura: di grande interesse l’oasi faunistica in cui si possono ammirare da vicino diversi esemplari di cervi. Da non perdere neanche una visita all’Officina dei vecchi mestieri nè a Villa Prati dove c’è la mostra permanente dello scultore Carlo Scantamburlo. “Vila e Gné”, in dialetto trentino, è formato da due frazioni separate dal torrente Chieppena le cui piene, in passato, portavano spesso via il ponte accentuando così la separazione dei due villaggi.
Nel secolo XVI Villa era certamente la frazione più importante e popolata. Agnedo, ai piedi del colle sul quale sorge il castello di Ivano e con una ripida strada denominata “L’Erta” che saliva verso la primitiva entrata del castello, rivendicava maggiore sicurezza non essendo esposta alle inondazioni del torrente. Agli inizi dell’Ottocento sorse una lunga vertenza tra i residenti di Villa e quelli di Agnedo che volevano entrambe ospitare la parrocchia a scapito dell’altra frazione.
L’autorità ecclesiastica fece diversi tentativi per trovare una soluzione alla controversia. Tutto fu inutile fino al 1906. Qualche traccia resta nelle feste patronali, che sono due, una per i villatti e una per gli agnesotti. Il patrono a Villa è san Fabiano (20 gennaio), ad Agnedo è la Madonna della Mercede (24 settembre).
Acquacanina, comune di 121 abitanti della provincia di Macerata nelle Marche.
Su un territorio prevalentemente montuoso (Monti Sibillini), a 734 metri sul livello del mare, è caratterizzata da paesaggi naturali monumentali. Sulle pendici del Monte Ragnolo, attira un discreto afflusso turistico nell’arco dell’anno. Si tratta di un rinomato centro di sport invernali con piste per lo sci di fondo ma, la sua felice posizione (affacciandosi per un tratto di arenile sul Lago di Fiastra), offre anche un tranquillo e piacevole soggiorno estivo a coloro che amano fare passeggiate ed escursioni.
La storia del comune iniziò nel VI secolo, quando una delle prime comunità benedettine si installò nel monastero di San Salvatore, fondato in un luogo accidentato lungo la valle del Rio Sacro. Successivamente abbandonarono quella sede per fondare l’abbazia di Santa Maria in Rio Sacro in un sito più agevole. Conosciuta anche con il nome di S. Maria di Meriggio, l’abbazia in stile romanico fu fondata con il nome di “S.Maria de Merigu” e diventò la loro sede conventuale dal 1500 circa.
È facile suppore che i monaci, per abbellire la nuova dimora, trasportarono il crocefisso del monastero. Si narra però che la croce, il giorno successivo al trasloco, scomparve e, dopo lunghe e affannate ricerche, venne rinvenuta nel vecchio monastero di S. Salvatore. Tentarono di riportarla nella nuova sede ma nemmeno due paia di buoi riuscìrono a smuoverla per quanto fosse pesante.
Nel frattempo i monaci costruirono una nuova cappellina nella chiesa di Meriggio dove fu poi traslata senza problemi. Tra le opere dell’abbazia si possono ammirare l´affresco murale del 1490 di Girolamo di Giovanni e la cripta. Di architettura romanica é divisa in tre piccole navate e riceve luce da una finestrella sotto la quale c’è un altare monolitico.
Blufi, comune siciliano di 1.120 abitanti nella provincia di Palermo.
Si sviluppa su un colle del versante meridionale delle Madonie, con un’altitudine compresa tra gli 850 e i 500 metri sul livello del mare. Il territorio è attraversato dal fiume Imera Meridionale e dai torrenti Nocilla e Oliva ed è per la maggior parte adibito ad attività agricole e artigiane.
Il nome Blufi appare per la prima volta nel 1211 in un documento in cui la chiesa palermitana concede a Federico II i possedimenti chiamati “Buluf”. In un testamento del 1482 c’è il nome “Morata Bufali” e in altri documenti si incontrano i toponimi Belufi, Balufi, Bolufi fino a un documento relativo al Santuario della Madonna dell’Olio, dove c’è Blufi. Alcuni sostengono che il nome derivi dalle parole greche “boos” (bue) e “lofos” (colle) richiamando un leggendario colle del bue.
L’ipotesi più accreditata è quella di un nome di derivazione araba, formato da “be” e “luf”, che richiamerebbe una pianta presente nella zona. Le vicende storiche sono legate a Petralia Soprana, di cui Blufi è stata una frazione fino al 1972. Durante l’estate e precisamente ogni ultima domenica di luglio il piccolo borgo si ripopola di emigrati all’estero che ritornano nel luogo dove sono nati nel giorno della festa del loro santo patrono, San Giuseppe.
La festa dura due giorni: la vigilia mette in campo una degustazione di prodotti tipici, il giorno della festa è dedicato alle celebrazioni religiose e alla processione. A 3 km dal paese, a 660 metri sul livello del mare c’è la “Madonna dell’Olio”, nome che potrebbe derivare dalla presenza di oliveti nella zona e che avrebbe dato il nome anche al torrente Oliva, o dalla presenza di una sorgente di olio minerale a pochi metri dal Santuario. Di una chiesetta intitolata alla Madonna si ha notizia sin dal sec. XII e in un documento del secolo scorso se ne fa risalire l’origine al sec. VIII.