Ventimiglia, comune ligure di 23.867 abitanti della provincia di Imperia.
Terzo della provincia e ottavo della regione per numero di abitanti, durante il periodo estivo vede aumentare la popolazione in modo considerevole a causa del massiccio flusso turistico. La città alla quale spesso ci si appella come “la Porta Occidentale d’Italia”, “la Città di confine” o “la Porta Fiorita d’Italia”, per essere l’ultima prima del confine francese, intrattiene forti rapporti economico-sociali con la vicina Costa Azzurra. Ventimiglia è divisa in due parti dal fiume Roia, che sfocia nel mar Ligure: una medievale, che sorge su un colle alla sua destra (Ventimiglia Alta) ed è il secondo centro storico della Liguria per estensione dopo Genova, ed una moderna, edificata sulla riva sinistra del fiume a partire dall’Ottocento.
Rinomata per il suo clima, le sue spiagge ora ciottolose e sabbiose, ora rocciose e frastagliate, per i suoi siti storici e naturalistici, ospita importanti eventi di richiamo internazionale, quali la Battaglia di Fiori, l’Agosto Medioevale, il Desbaratu e il mercato settimanale del venerdì. Il toponimo deriva probabilmente dalla parola ligure Albom e Intemeliom, ovvero “città capoluogo dei Liguri Intemeli”. Le due parole, attraverso la forma latinizzata Album Intimilium si fusero in Albintimilium in seguito Vintimilium che nel Medioevo divenne infine Vintimilia.
In epoca recente, a causa della toponomastica poco accurata di certi cartelli stradali, che ne abbreviavano arbitrariamente il nome in XXmiglia, si è diffusa l’erronea credenza che il nome della città derivasse da una distanza stradale, anche perché effettivamente, per una curiosa coincidenza, l’abitato di Ventimiglia dista circa 20 miglia dalla vicina città francese di Nizza, alla cui contea è stata storicamente legata. Tuttavia tale teoria popolare sull’origine del nome non ha alcun fondamento storico. Per il suo celebre personaggio romanzesco, il Corsaro Nero, Emilio Salgari si ispirò a un nobile di Ven-timiglia operante nel Mediterraneo.
Zagarolo, comune laziale di 17.476 abitanti della provincia di Roma.
L’etimologia del nome deriverebbe da sagum (l’attuale saio), la mantella di colore rosso granata usata dagli antichi legionari romani. L’origine del luogo è remotissima. Secondo un’antica tradizione, un insediamento urbano era già presente nell’epoca della monarchia romana e si presume vi trovassero rifugio gli esuli di Gabi, distrutta da Tarquinio il Superbo. Questi formarono il ceppo principale che diede vita alla nuova città. Da antichi documenti, iscrizioni e lapidi poste su edifici pubblici si desume che gli zagarolesi, da tempi immemorabili, si sono ritenuti discendenti dei gabini. Le vestigia di numerosi insediamenti di epoca romana sparsi qua e là intorno a Zagarolo rendono testimonianza di questa sua plurisecolare vicenda storica. Zagarolo si trova 310 metri sul livello del mare su una collina tufacea, estrema propaggine meridionale dei monti Prenestini.
La città, a 36 km da Roma, è fiancheggiata da due valloni e circondata da boschi che la fanno sembrare immersa in un mare di verde e il suo aspetto paesaggistico è di rara bellezza. Il centro storico è di origine medioevale e la sua urbanistica, che risale al XVI secolo, è di una regolarità tale che non trova facile riscontro nelle cittadine dell’epoca. L’abitato è dominato dalla grossa mole del Palazzo Rospigliosi, il cui nucleo originario era un castello dei principi Colonna che fino al 1100 aveva funzioni esclusivamente militari. Subì trasformazioni ad opera di Marzio Colonna, dalla metà del ‘500 fino ai primi del ‘600, che ne cambiarono l’aspetto originario.
Scomparvero le torri merlate, il ponte levatoio e quanto poteva identificarsi con le esigenze di carattere militare del tempo. Sul lato nord vennero aggiunte due grandi ali, all’estremità delle quali due altissime colonne di granito, come ciclopiche sentinelle, sembrano montare la guardia al complesso. Il palazzo fu trasformato in una lussuosa residenza. I locali di rappresentanza ed il piano nobile furono affrescati da manieristi del ‘500. In questo palazzo trovò ispirazione il Vanvitelli e ospitò Vittorio Alfieri e il Caravaggio.