Tourists in Venice (Photo:Rostislav Glinsky/Dreamstime)

Are we ready to get a ticket to visit Venice?

We say it so often: some of our cities are true open-air museums, but how would we feel if we, actually, had to pay a ticket to walk their streets?

Well, we’re just about to find out because this is exactly what visitors to one of Italy’s most famous destinations, Venice, will soon have to do. The relationship between La Serenissima and tourism has always been one of love and hate: love, because much of the city’s wealth comes from tourists and the billions of euro industry that revolves around them, from hospitality to cultural events, from museums to commerce. Hate, because the delicate environmental equilibrium of the lagoon, as well as the patience of locals, are often put to the test by the millions of visitors the city welcomes every year.

Starting from the 16th of January 2023, all people coming to Venice on a day trip will have to pay a fee that will go from 3 to 10 euro (3.15 to 10.50 USD), depending on the season and on the number of people already in town that day. This is to ensure that the many daily tourists who crowd Venetian calli almost every day of the year – bringing very little financial benefits to its economy, though – contribute to the city’s upkeeping and welfare. As you can see, the decision will not affect those who stay overnight, that is, tourists who not only invest in the city’s hospitality industry but are also more likely to contribute to its economy by eating out, and visiting museums and stores.

The aim isn’t to introduce an official limit to the number of daily tourists to the laguna but rather to incentivize people to stay for more than one day and enjoy the city in a more relaxed manner, which would also be less intrusive for locals.

The first to pay the consequences of Venice’s “entry fee” – which doesn’t apply to children and people with disabilities – are cruise ship tourists, as underlined by Deutsche Welle. Indeed, the question of whether large cruise ships should be allowed into the lagoon was long debated, and while today they no longer get into the Bacino di San Marco, they still bring hundreds of thousands of daily visitors to town: each of them will have to book their ticket and pay unless the procedure is taken care of by the cruise organizers.

Some may argue whether charging to enter a town is right, but a quick look at numbers is likely to clear some doubts. In 2019, the year before the pandemic, Venice welcomed 19 million day-tourists, which counts for 80% of all visitors it had in 12 months; we are talking here about a town of only over 260.000, roughly the size of Buffalo (NY), but with notable peculiarities when it comes to transportation and urbanization. But the heart of Venice, the part of the city we visit, only has 50.000 residents and an area of 2 square miles where, more often than not, day tourists outnumber locals 2 to 1.

Venice’s tourism commissioner, Simone Venturini is adamant the fee has not been put in place to reduce daily visitors, but rather to ensure there is more control over a situation that had been going, in the eyes of many, out of hand: “ We’re talking about incentives and disincentives,” he explained, and of a system which, it is hoped, should “reduce frictions between day visitors and residents.”

The problem of over-tourism in La Serenissima is not new, as the Veneto capital has been probably, along with Florence, the most notable “victim” of non-regulated tourism since the 1960s. Venice’s mayor Luigi Brugnaro tweeted that the booking system is “the right way to go if we want to manage tourism in a more balanced way.”

A busy calle in Venice (Photo: Adinabulina/Dreamstime)

Online, reactions have been quite negative, with many swearing they will no longer visit Venice. Yet, the idea, in the end, isn’t all that wrong. A place like Venice must be protected: its urban fabric is fragile and so is the environment where the city developed; because of all this, unfortunately, there is such a thing as too many people in too short a time. Local authorities have clearly explained that the idea is to reduce a specific type of tourism, that mordi e fuggi (“take a bite and go”) trend that only creates chaos and fails both the visitor and the city: the first cannot truly understand and experience the beauty of Venice in the space of one afternoon; the latter only gains huge crowds and very little income from visitors who have barely the time to take a look around, let alone visiting museums, eat out or enjoy some shopping, thus bringing financial benefits to the local economy. 

The decision remains controversial and only time will tell whether Venetian authorities had the right idea and, if this is the case, whether other cities in Italy will follow suit.

Lo diciamo spesso: alcune delle nostre città sono veri e propri musei a cielo aperto, ma come ci sentiremmo se dovessimo davvero pagare un biglietto per passeggiare tra le loro strade?

Ebbene, stiamo per scoprirlo, perché è proprio quello che presto dovranno fare i visitatori di una delle destinazioni più famose d’Italia, Venezia. Il rapporto tra la Serenissima e il turismo è sempre stato di amore e odio: amore, perché gran parte della ricchezza della città deriva dai turisti e dall’industria da miliardi di euro che ruota intorno a loro, dall’ospitalità agli eventi culturali, dai musei al commercio. Odio, perché il delicato equilibrio ambientale della laguna e la pazienza degli abitanti del luogo sono spesso messi a dura prova dai milioni di visitatori che la città accoglie ogni anno.

A partire dal 16 gennaio 2023, tutti coloro che andranno a Venezia per una gita giornaliera dovranno pagare una tassa che andrà da 3 a 10 euro (da 3,15 a 10,50 dollari), a seconda della stagione e del numero di persone già presenti in città quel giorno. Questo per garantire che i numerosi turisti giornalieri che affollano le calli veneziane quasi tutti i giorni dell’anno – portando però ben pochi benefici economici alla sua economia – contribuiscano al mantenimento e al benessere della città. Come si può notare, la decisione non riguarderà coloro che pernottano, cioè i turisti che non solo investono nell’industria dell’ospitalità della città, ma sono anche più propensi a contribuire alla sua economia mangiando fuori, visitando musei e negozi.

L’obiettivo non è quello di introdurre un limite ufficiale al numero di turisti giornalieri in laguna, ma piuttosto quello di incentivare le persone a fermarsi per più di un giorno e a godersi la città in modo più rilassato, il che sarebbe anche meno invadente per i locali.
I primi a pagare le conseguenze della “tassa d’ingresso” di Venezia – che non si applica ai bambini e alle persone con disabilità – sono i turisti delle navi da crociera, come sottolineato dalla Deutsche Welle. In effetti, la questione se le grandi navi da crociera dovessero o meno essere autorizzate ad entrare in laguna è stata a lungo dibattuta, e se oggi non entrano più nel Bacino di San Marco, portano ancora in città centinaia di migliaia di visitatori giornalieri: ognuno di loro dovrà prenotare il proprio biglietto e pagare, a meno che la procedura non sia curata dagli organizzatori della crociera.

Qualcuno potrebbe dibattere se sia giusto far pagare per entrare in una città, ma un rapido sguardo ai numeri probabilmente chiarirà alcuni dubbi. Nel 2019, l’anno prima della pandemia, Venezia ha accolto 19 milioni di turisti giornalieri, pari all’80% di tutti i visitatori avuti in 12 mesi; stiamo parlando di una città di soli 260.000 abitanti, grande più o meno come Buffalo (NY), ma con notevoli peculiarità in fatto di trasporti e urbanizzazione. Ma il cuore di Venezia, la parte della città che visitiamo, conta solo 50.000 residenti e un’area di 2 miglia quadrate in cui, il più delle volte, i turisti giornalieri superano gli abitanti del luogo di 2 a 1.

L’assessore al turismo di Venezia, Simone Venturini, ribadisce che la tassa non è stata introdotta per ridurre i visitatori giornalieri, ma piuttosto per garantire un maggiore controllo su una situazione che, agli occhi di molti, stava sfuggendo di mano: “Stiamo parlando di incentivi e disincentivi”, ha spiegato, e di un sistema che, si spera, dovrebbe “ridurre le frizioni tra visitatori giornalieri e residenti”.

Il problema dell’eccesso di turismo nella Serenissima non è nuovo, visto che il capoluogo veneto è stato probabilmente, insieme a Firenze, la “vittima” più illustre di un turismo non regolamentato fin dagli anni Sessanta. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha twittato che il sistema di prenotazione è “la strada giusta da percorrere se vogliamo gestire il turismo in modo più equilibrato”.

Le reazioni online sono state piuttosto negative, con molti che hanno giurato che non visiteranno più Venezia. Eppure l’idea, alla fine, non è poi così sbagliata. Un luogo come Venezia deve essere protetto: il suo tessuto urbano è fragile, così come l’ambiente in cui si è sviluppata la città; per questo, purtroppo, c’è un problema quando ci sono troppe persone in un tempo troppo breve. Le autorità locali hanno spiegato chiaramente che l’idea è quella di ridurre un tipo specifico di turismo, quello mordi e fuggi, che crea solo caos e fallisce sia per il visitatore che per la città: il primo non può capire e vivere veramente la bellezza di Venezia nell’arco di un pomeriggio; la seconda ottiene solo grandi folle e scarsi introiti da visitatori che hanno a malapena il tempo di dare un’occhiata in giro, per non parlare di visitare musei, mangiare fuori o fare shopping, portando così benefici economici all’economia locale.

La decisione rimane controversa e solo il tempo ci dirà se le autorità veneziane hanno avuto l’idea giusta e, in tal caso, se altre città italiane seguiranno l’esempio.


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