Il ponte di Rialto, uno dei simboli di Venezia (Ph. Luca Ferrari)

Per secoli è stata la sola e unica via che ha consentito di attraversare il Canal Grande, passando da una sponda all’altra. Dalle barche alla pietra passando per il legno e le palafitte, ha cambiato struttura più di una volta. E’ il Ponte di Rialto e insieme a piazza San Marco, condivide il ruolo di simbolo indiscusso dell’antica Repubblica Marinara.

La vita locale fa il proprio corso. Sempre più stranieri e studenti da ogni dove s’immortalano sopra e sotto il ponte di Rialto. Foto, selfie, brevi video da postare sulla rete. È stato di recente restaurato e oggi si presenta maestoso più che mai in tutti i suoi 48 metri di lunghezza, 20 abbondanti di larghezza e oltre sette di altezza. Un tempo però non aveva simili dimensioni, anzi. Il primo ponte di Rialto vide la luce quasi novecento anni fa, nel 1180, progettato dall’architetto Nicolò Barattieri, ed era un grossolano pontone appoggiato su delle barche chiamato anche “Ponte della Moneta” in ricordo dell’ufficio della Zecca Veneziana, all’epoca situata sull’odierna Riva del Ferro.

Nel corso dei secoli a venire, grazie al sempre maggior sviluppo del vicino mercato, tutt’oggi area molta frequentata per la spesa quotidiana e lo shopping mordi e fuggi, aumentò le dimensioni passando al più solido legno strutturale e ospitando una sezione centrale mobile per far sì che anche le imbarcazioni più alte vi potessero transitare.

La rivoluzione arrivò infine nel 1503 quando il Senato Veneziano si decise a lanciare il bando per il suo rifacimento in pietra. Furono in molti a candidare i propri progetti, inclusi Palladio e Sansovino, ma la scelta ricadde sul progetto a unica arcata del meno noto Antonio Da Ponte. I lavori durarono tre anni, dal 1588 al 1591. Da allora fino alla realizzazione di quello dell’Accademia (tardo ‘800), quello di Rialto fu l’unico ponte che attraversava il Canal Grande.

Raggiungibile tanto con il classico vaporetto (linea 1 e 2), tanto con i taxi privati o la sempre affascinante gondola, il ponte di Rialto non è difficile da incontrare nemmeno se si prediligono gambe e piedi (semmai la salita può creare un po’ di difficoltà, specie se si hanno bagagli). Il percorso più semplice è anche quello più lungo, attraverso il sestiere di Cannaregio lungo Lista di Spagna e annessa Strada Nova.

Arrivati poi in campo San Bortolo(mio), lui è lì, sulla destra. Ampi gradoni che via via si fanno sempre più piccini. In alternativa, una volta attraversato l’ancor più faticoso ponte degli Scalzi, si può procedere attraverso il sestiere di Santa Croce e via via procedendo lungo un autentico tour architettonico scandito dalla Scuola Grande di San Rocco, la chiesa dei Frari e la chiesa di San Polo. In alternativa, sempre dopo il ponte degli Scalzi, si può sfidare il dedalo di calli e callette che conduce direttamente al mercato del pesce (in questo caso però, meglio premunirsi di mappa cartacea o avere Google Maps a portata di touch).

Postazione invidiabile per godersi il panorama veneziano, superato di recente solo dalla terrazza del vicino e più alto Fondaco dei Tedeschi da cui si gode una vista a dir poco spettacolare, il ponte di Rialto è una vedetta lapidea di rara bellezza sempre vigile sul Canal Grande. Da una parte Ca’ d’Oro, dall’altra i vari San Silvestro, San Toma’ e così via fino al bacino San Marco.

Come l’intera città di Venezia, di notte anche il ponte di Rialto subisce un’autentica metamorfosi artistico-emotiva. Passeggiarvi tutt’attorno col favore delle tenebre è un’esperienza da vivere e rivivere. I bassorilievi alla base dei patroni San Marco e San Teodoro paiono quasi prendere vita. L’Arcangelo Gabriele e la Madonna (dalla parte opposta), opere di Agostino Rubini, assumono ancor più sacralità e dolcezza.

Alle prime luci dell’alba poi, è prediletto da chi fa jogging: i novelli-Rocky Balboa sono già in azione su di esso, trionfanti e padroni della città. Arriva anche il mio momento. Mi avvicino a questo secolare “giovanotto”. Ne sono in parte intimorito. È il senso di rispetto e sincera ammirazione. Giusto qualche lucina riflessa sull’acqua sottostante. Non ho bisogno delle stelle per esprimere un desiderio. Ammiro il ponte di Rialto e gli sussurro qualcosa. Cammino fino in cima e bisbiglio i medesimi pensieri a voce ancor più alta. Siamo solo io e lui. Anche questa è Venezia. Anche questo è il ponte di Rialto.


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