L’insolito spettacolo della cupola imbiancata della Chiesa della Salute a Venezia (Ph su concessione del Servizio Comunicazione Visiva del Comune di Venezia)
Le gondole ormeggiate in Bacino Orseolo. La “cupola” della Salute. I campielli meno noti e ovviamente lei, piazza San Marco, con le passerelle ancora disposte per la recente alta marea. Pochi giorni fa l’intera città di Venezia è stata avvolta da un morbido manto nevoso. Il risultato è stato un effetto ancor più incantevole, apprezzato da tutti (o quasi), turisti e veneziani.
È un inverno davvero atipico quello in corso. Dopo un dicembre fin troppo mite, la temperatura ha cominciato a scendere in picchiata sebbene in modo anomalo per l’abituale scenario italiano. A Venezia è comparsa la nebbia per più giorni consecutivi come non si vedeva da anni. 
 
La neve però latitava, e non solo in laguna. Anche sulle vicine vette Dolomitiche non si può dire il bianco fosse dominante, anzi. In mezzo ai colori della vegetazione tardoautunnale, solo le piste da sci alimentate dai cannoni sparaneve tenevano alta la bandiera del “bianco”. Con l’inizio dell’anno però, il tempo è cambiato. Il Sud Italia è stato letteralmente investito dalla neve. Lazio, Basilicata e Puglia in particolare, e pure la Calabria ma era solo questione di tempo prima che cadesse anche qualche centinaio di chilometri più a nord. 
Nei giorni a venire anche le grandi città venete hanno via via ceduto. Verona, Padova, Treviso e pure l’entroterra veneziano di Mestre. L’antica Serenissima invece ancora nulla. Ma tutto stava per cambiare. 
 
A dispetto dei puntuali avvisi di possibili precipitazioni a sfondo nevoso da parte del Comune di Venezia, la mattinata di venerdì 13 gennaio 2017 è passata tranquilla. La temperatura però era quella giusta, il cielo plumbeo e carico di nuvoloni. È pomeriggio inoltrato quando finalmente inizia a cadere un fitto mix di fiocchi e gocce di pioggia. Tempo pochi minuti e il soffice ha la meglio sul “liquido”, iniziando a nevicare sul serio e andando avanti così fino a alle prime ore della serata. 
 
I mobile-fotografi del quotidiano si scatenano. Facebook e Instagram vengono presi d’assalto, talvolta con reazioni differenti. A rompere gli indugi è la veneziana Roberta che alle 18,13 posta sul proprio profilo: “So che molti di voi mi odieranno, ma io sono troppo felice che stia nevicando!”. C’è chi invece vede solo il fastidio e le difficoltà del camminare sui ponti col rischio di scivolare. 
 
Cominciato il concerto bianco, chi ha potuto si è subito riversato per le calli a godersi il panorama. Chi in luoghi più trafficati come il “giovanile” campo Santa Margherita e chi scegliendo la poesia di qualche angolino meno affollato, assaporando in silenzio l’ascesa terrena dei fiocchi dal cielo. Approdi, guglie, capitelli, sottoportici. Tutto è stato rivestito di bianco. Colombi e gabbiani sembravano un po’ straniti. Sebbene non sia una novità, vedere la neve cadere in laguna non è esattamente la prassi ed è sempre una piacevolissima emozione.
L’indomani la poesia è aumentata in maniera esponenziale. In un’atmosfera quasi alla Victor Hugo, ma tutto fuorché “miserabile”, i tetti a V rovesciata di Venezia erano ancora ricoperti di bianco. Sole splendente, 
 
freddo pungente. Inevitabile che la terrazza panoramica del Fondaco dei Tedeschi sia diventata invidiabile cavalletto per chi volesse scattare impareggiabili foto. Giù, da basso invece, la neve si accumulava ai lati. In alcuni campielli poi, complice la notte e il maggior riparo dalla luce con l’involontario supporto di palazzi e chiese, la neve ha resistito per la gioia dei tanti bambini che non hanno perso tempo e si sono lanciati in divertenti battaglie di palle di neve. 
 
Forse non ai livelli di Buddy (Will Ferrell) e il piccolo Michael (Daniel Tay) contro i compagni di scuola di quest’ultimo (Elf, 2003 di John Favreau), ma è stato comunque entusiasmante. 
Venezia ha già il suo indiscusso splendore ma l’inizio dell’anno, con questa soffice nevicata,  ha reso la laguna  ancora più magica. Sì, la neve è caduta a Venezia. Parafrasando la poetica Strangest Tribe (Pearl Jam), “I passi affannati e la neve ai bordi delle strade/ gli angeli sono qui in mezzo a noi/ Segui la laguna senza tempo/ Segui la luce delle onde carezzate/ Addentrati nel bianco della città lagunare…”.
 

Receive more stories like this in your inbox