Non c’è che dire: come l’estate, nessuna stagione sa esaltare così bene le bellezze d’Italia. Per il turista che opta per le “vacanze romane” nel Belpaese cosa c’è di meglio di sole, mare e buona cucina?
Eppure, se siete così coraggiosi da non farvi spaventare da un po’ di pioggia, nebbia e umidità serale, anche l’autunno ha i suoi vantaggi turistici: potrete scoprire aspetti estremamente romantici e unici che vi faranno amare l’Italia ancor di più.
In una cornice di foglie d’acero tinte di rosso, giallo e di tutte le sfumature di marrone, si inseriscono una tipica passeggiata in montagna alla ricerca dei rinomati funghi porcini per il risotto, una partita a scacchi davanti a un caminetto in una baita tra i Colli Euganei, una visita al birrificio di Pedavena, che da oltre 100 anni produce nel Bellunese una delle birre artigianali più saporite di tutto il Nord Italia.
Ma ciò da cui non potrete non farvi stregare, se deciderete di far visita alla Penisola nei mesi di Ottobre e Novembre, sarà sicuramente la cucina, che se d’estate propone sfiziosi piatti mediterranei e freschi, come la famosa insalata caprese o la celebre spaghettata ai frutti di mare, d’inverno si concentra su sapori più forti e ricercati, come quelli dei famosi funghi (porcini, chiodini o finferli, tutti buonissimi per farci un risotto o da accompagnare con salame cotto e polentina gialla), o degli ortaggi dal gusto invernale: asparagi, radicchio, zucca, ottimi lessati come accompagnamento, o soffritti con aglio e cipolla per farci un delizioso sugo per la pasta mezze maniche. E per completare la cena, in autunno, non si possono fare eccezioni: sono d’obbligo un buon vin brulè, come vuole la tradizione veneta (vino rosso o bianco, fatto bollire con spezie che l’usanza vuole essenzialmente siano cannella e chiodi di garofano con zucchero) o un grappino al salto, come comanda invece il folklore vicentino.
E la frutta? Nei mesi freddi, si sa, la frutta disponibile nei mercati è soprattutto importata da Paesi esotici o coltivata artificialmente in serre, e nei mercati la si incontra con prezzi alti e qualità discutibile: per questo è sempre meglio scegliere prodotti locali, originari del luogo che si è scelto di visitare.
In Veneto non c’è niente di meglio dei marroni, un frutto dal sapore dolce, caratteristico proprio delle zone boscose del nord Italia, tanto da essersi guadagnato l’etichetta Dop, denominazione di origine protetta quando sono prodotti a San Zeno, nel Veronese.
Il primo appunto da fare su questo frutto è che i nomi con cui lo si conosce non sono intercambiabili: infatti, se la castagna viene dal castagneto selvatico, il marrone è l’esito della pianta modificata. Le differenze più evidenti stanno nelle dimensioni, nell’aspetto e nel gusto, più dolce nel secondo caso.
In natura questo frutto si trova avvolto in ricci spinosi che cadono spontaneamente dagli alberi: se parliamo di castagne, ogni riccio può contenere fino a sette piccoli frutti. Nel caso dei marroni possono essere al massimo tre: ecco spiegato il perchè delle diverse dimensioni.
La tradizione delle famiglie venete vuole che i giorni tra fine Ottobre e inizio Novembre, quando nipoti e genitori si riuniscono a casa della nonna in occasione della festa di Ognissanti, tre generazioni si incontrino per celebrare il calore della casa mangiando castagne arrosto e bevendo vin brulè: è un’usanza che qualsiasi persona che abbia passato la propria infanzia in Veneto ricorda con un sorriso.
Oltre che ottime arrostite al momento, con le castagne si fa una squisita confettura (e anche qui la nonna vince il primo premio) che rende la crostata il dolce ideale per la colazione.
Dalle castagne si estrae anche una farina prelibatissima che può essere usata per fare l’impasto di pane, pasta e dolci, saporiti e originali, che generalmente sorprendono gli ospiti. Su tutti prevale il marron glacè. Questo dolce della tradizione settentrionale, viene fatto risalire ai cuochi di Carlo Emanuele I° Duca di Savoia a fine ‘500. E non è un caso che la sua origine sia proprio la zona collinare del Torinese, dal momento che anche i rigogliosi boschi del Piemonte offrono una varietà notevole di castagneti.
Caldamente consigliate come le castagne o i marroni, sono le fiere e le feste popolari dedicate al frutto autunnale. Per citarne alcune: la “Sagra delle Castagne” a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo perchè anche il Lazio vanta alcune tra le migliori castagne dello stivale. In questa sagra, oltre che provare tipici piatti, potrete godere, attraverso una curiosa esposizione di “quadri scenici”, della rievocazione storica dell’Italia del tardo Medioevo.
Nel comune di Barcis, in Friuli, molto conosciuto per le fiorenti cantine vinicole, ogni anno il corpo degli Alpini inaugura la “Castagnata sotto il Campanile”, dove offrono castagne arrosto a chiunque voglia celebrare in compagnia.
Un po’ più giù, a Marola in Emilia Romagna la “Festa della Castagna” non ha il solo scopo di mettere in evidenza la gastronomia del luogo ma offre anche la possibilità di visitare il territorio, grazie alle mostre allestite nei vecchi essicatoi per castagne rimessi in funzione proprio in occasione della festa annuale.
Che ne dite allora, vale la pena o meno prendere un po’ di freddo per godersi questo folklore?