Bottles of wine aged under seawater (Photo: Zhukovski/Dreamstime)

In the world of wine, innovation and tradition often dance a delicate waltz together: we all know that winemakers, both in Italy and abroad, are constantly seeking new ways to enhance the character of their wines while honoring the time-tested methods that have been passed down through generations. In recent years, one such innovation took center stage, perhaps because it’s so unusual and, well… unexpected: we’re talking about the practice of aging wine under water

This technique, as surreal as it may sound, is a reality that a growing number of producers in Italy has been embracing, and it does carry an undeniable charm, let’s be honest. At the heart of this trend is the belief that the unique microclimate of the sea depths, with its constant temperature, total absence of light and oxygen, and the gentle sway of currents and waves, creates an optimal environment for the maturation of wine. The result? Exceptional, collectible wines that are as special as the underwater cellars they come from.

One of the pioneers of this method is the Bisson winery, located in the beautiful Riviera di Levante, in Liguria. Thanks to the visionary mind of owner Piero Lugano, Bisson has been aging its classic method sparkling wine, Abissi, in the marine depths off the coast of Portofino since 2009. Lugano’s inspiration came from the observation that wine preserved in amphorae salvaged from ancient shipwrecks remained in excellent condition. This led him to wonder whether the sea could not only preserve but also enhance the characteristics of wine.

And so, he tried: Bisson aged its wines at a depth of 60 meters and a constant temperature of 15 degrees Celsius for 14 months for the Spumante Abissi Rosé, 18 months for the classical Spumante Abissi and between 26 and 30 months for the Spumante Abissi Riserva. The results were outstanding: the wines emerged with a complex bouquet, saline notes, and a richness of minerals quite difficult to find in other wines. Today, Bisson immerses 30,000 bottles of Abissi, Rosé, and Riserva in the sea depths each year, with each bottle carrying the unique imprint of its underwater journey.

White wine is poured by sea at sunset: how cool would it be if that wine came from… the sea itself? (Photo: Ermolaevamariya/Dreamstime)

But Bisson is not alone in this venture. From Emilia Romagna to Sardinia, and even as far as Greece and Croatia, other wineries have also embraced the trend of underwater aging. In Emilia Romagna, the Tenuta del Paguro di Brisighella has been aging bottles of Merlot, Sangiovese, Albana, and Cabernet in the wreck of an oil platform since 2010. The bottles mature for 6 to 12 months in stainless steel cages at a depth of 30 meters, their harmonious and round taste unaltered by the constant temperature and the absence of UV rays. There is an interesting side story here, because the oil platform, which sank in 1965, is today an underwater natural oasis, which was declared a sito di importanza comunitaria, a relevant site for the community, in 1995. 

In Sardinia, the Santa Maria La Palma winery, located near Alghero, produces the Akènta Sub, a special wine made with Vermentino di Sardegna grapes and aged in the depths of the waters of the Porto Conte Park. The wine rests at a depth of 40 meters and a constant temperature between 12° and 14° C, to emerge with a bright straw yellow color, a fine, persistent perlage, and a fresh, soft, and pleasantly savory flavor. Curiously, the retrieval of bottles from the sea has become a bit of a fair where locals get involved in the organization of the Akènta Day, a moment for the community to stay together and to draw attention to the territory. 

The practice of underwater aging is a good example of Italian winemakers’ spirit of innovation, a spirit that respects tradition while daring to explore new frontiers. In a way, it is also a celebration of the deep connection between land and sea, which is beautifully encapsulated in each bottle of wine emerging from the depth of our waters.

Nel mondo del vino, innovazione e tradizione spesso danzano insieme un delicato valzer: tutti sappiamo che i viticoltori, sia in Italia che all’estero, sono costantemente alla ricerca di nuovi modi per esaltare il carattere dei loro vini, pur onorando i collaudati metodi tramandati per generazioni. Negli ultimi anni, una di queste innovazioni è finita al centro dell’attenzione, forse perché così insolita e, beh… inaspettata: stiamo parlando della pratica dell’affinamento del vino sott’acqua.

Questa tecnica, per quanto surreale possa sembrare, è una realtà che un numero crescente di produttori in Italia sta abbracciando, e onestamente ha un fascino innegabile. Al centro di questa tendenza c’è la convinzione che il microclima unico dei fondali marini, con la temperatura costante, la totale assenza di luce e ossigeno, e la dolce oscillazione delle correnti e delle onde, crei un ambiente ottimale per la maturazione del vino. Il risultato? Vini eccezionali, da collezione, speciali come le cantine sottomarine da cui provengono.

Uno dei pionieri di questo metodo è la cantina Bisson, situata nella bellissima Riviera di Levante, in Liguria. Grazie alla mente visionaria del titolare Piero Lugano, dal 2009 Bisson affina il suo spumante metodo classico, Abissi, nelle profondità marine al largo di Portofino. L’ispirazione di Lugano è venuta dall’aver osservato che il vino conservato nelle anfore recuperate da antichi naufragi si manteneva in ottimo stato. Questo lo ha portato a chiedersi se il mare potesse non solo conservare ma anche esaltare le caratteristiche del vino.

E così ha provato: Bisson ha fatto invecchiare i suoi vini a 60 metri di profondità e a una temperatura costante di 15 gradi centigradi per 14 mesi per lo Spumante Abissi Rosé, 18 mesi per lo Spumante Abissi classico e tra i 26 e i 30 mesi per lo Spumante Abissi riserva. I risultati sono stati eccezionali: i vini sono emersi con un bouquet complesso, note saline e una ricchezza di minerali abbastanza difficile da trovare in altri vini. Oggi Bisson immerge ogni anno nelle profondità marine 30.000 bottiglie di Abissi, Rosé e Riserva, ognuna delle quali porta l’impronta unica del suo viaggio sottomarino.

Ma Bisson non è solo in questa impresa. Dall’Emilia Romagna alla Sardegna, fino alla Grecia e alla Croazia, anche altre cantine hanno abbracciato la tendenza dell’invecchiamento sott’acqua. In Emilia Romagna, la Tenuta del Paguro di Brisighella dal 2010 affina bottiglie di Merlot, Sangiovese, Albana e Cabernet nel relitto di una piattaforma petrolifera. Le bottiglie maturano dai 6 ai 12 mesi in gabbie di acciaio inox a una profondità di 30 metri, il loro gusto armonico e rotondo resta inalterato dalla temperatura costante e dall’assenza di raggi Uv. Qui c’è una storia interessante, perché la piattaforma petrolifera, affondata nel 1965, è oggi un’oasi naturale sottomarina, dichiarata nel 1995 sito di importanza comunitaria.

In Sardegna, l’azienda vinicola Santa Maria La Palma, situata nei pressi di Alghero, produce l’Akènta Sub, un vino speciale ottenuto da uve Vermentino di Sardegna e affinato nelle profondità delle acque del Parco di Porto Conte. Il vino rimane ad una profondità di 40 metri e ad una temperatura costante tra i 12° e i 14° C, per emergere con un colore giallo paglierino brillante, un perlage fine e persistente, ed un sapore fresco, morbido e piacevolmente sapido. Curiosamente, il recupero delle bottiglie dal mare è diventato un po’ una fiera dove la gente del posto viene coinvolta nell’organizzazione dell’Akènta Day, un momento di aggregazione della comunità e che richiama attenzione sul territorio.

La pratica dell’affinamento subacqueo è un buon esempio dello spirito di innovazione dei viticoltori italiani, uno spirito che rispetta la tradizione ma osa esplorare nuove frontiere. In un certo senso, è anche una celebrazione del profondo legame tra terra e mare, che è magnificamente racchiuso in ogni bottiglia di vino che emerge dalle profondità delle nostre acque.


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