Their deepest, intimate and often neglected – as busy as we are organizing and shopping – meaning: that of giving and reminding us the real value of everything. Christmas celebrations are around the corner, accompanied by a whirlwind of things to do (usually, always at the last minute… we just cannot learn from last year’s good intentions!) and they have a great power, that of bringing us all back to the point.
It’s like they had a magnet within: they attract us because they are a time of holiday, fun, shiny store windows, Christmas trees and snowmen, decoration along the streets and colorful lights that warm up the night and make the day feel safer. Because of them, we bring down our boxes of delicate ornaments, golden stars and bells from the attic; we find old Christmas cards and even the statuettes of our presepe, a centuries-old tradition in Italy, because it was Saint Francis, the patron of Italy, to “create” this popular representation of the Holy Family in 1223. That’s 799 years ago! This is to say that, beyond Faith and the religious and spiritual meaning of Christmas, all of which are intrinsically tied to it, traditions are an essential component of the social, familiar and personal identity of each and every Italian. They aren’t a mere ritual to make our homes prettier, they make us part of the country’s cultural fabric.
These end-of-year festivities are more than a handful of days and feasts to mark on the calendar because of family dinners and outings with friends, visits to relatives and homecomings. They are more than meaningful meetings and phone calls we don’t make for the rest of the year. They are the moment many of us use to find an “official” excuse to forget about an ongoing feud or to reconnect with people the comings and goings of life and daily routine led far from our path. They are the “right occasion” to overcome shyness and say special words to express deeply felt feelings. They are the moment to make a truly thoughtful present to someone special.
They are also a time we share with the community, festivities we live with others at church, in the associations we are part of, with our colleagues, and the friends from the gym or the cooking course we joined. Moments of sharing we live in our villages’ squares or in busy streets; at the restaurant, surrounded by piping hot dishes and menus, or on the high street while shopping around in stores that are finally full of people again (so many of us, in fact, have been enjoying since the summer the reassuring beauty of having faces all around, of hugs to give and hands to shake, along streets finally noisy and chaotic again!). Christmastime is a moment when we rediscover the power of sharing and being together with those we love, snapshots that will become memories to look back at, not only on our cell phones, but especially in our hearts, a place we don’t need a full battery to access…
During Christmas festivities, we realize we aren’t alone in the universe and that we can count on the love and closeness of others, even strangers who simply do something spontaneously nice for us like picking up something we drop in the street or giving us a smile that suddenly makes our days better.
When you think of it, our days are a continuous race: meetings, deadlines, kids to bring to a plethora of afternoon activities, trains to catch, clocking in and out of work. All while looking constantly at the watch. We’re always in a rush, carried away by a river of urgent duties and millions of thoughts.
And then, Christmas comes and we feel we can finally stop for one second: around a fully-laden table or in front of our Christmas tree and presepe, or while we finally buy the right present to say “I love you” to someone. In that very moment, before inexorably returning to our life made of hundreds of phone calls and thousands of texts to send, we rediscover once more the true meaning of everything. Yes, the powerful magnet of Christmas captured our hearts again, presenting us with the real sense of life. This is what we hope will happen to you all, dear readers. Have a beautiful Christmas!
Il senso più profondo, intimo e spesso anche sottovalutato, visto che siamo distratti dai preparativi e dallo shopping frenetico, è che servono a trasmetterci, a ricordarci, a restituirci il senso delle cose. Le festività natalizie che stanno arrivando a grandi passi, mescolate a un turbinio di cose da fare (possibilmente sempre all’ultimo momento…proprio non riusciamo a imparare dai buoni propositi dell’anno scorso!), hanno questo grande potere. Ci riportano al dunque.
Come se avessero al loro interno una calamita. Ci attraggono perché sono un periodo di festa, allegria, vetrine scintillanti, alberi di Natale e pupazzi di neve, addobbi per la città e luci colorate che di notte riscaldano e di giorno rassicurano. Ci fanno tirare fuori gli scatoloni pieni di decorazioni, stelle dorate, campanelli e delicate palline di vetro, ritroviamo vecchi biglietti di auguri o magari le statuine del presepe che in Italia sono una tradizione secolare, se è vero che a “inventare” la rappresentazione della Sacra Famiglia fu nientemeno che San Francesco, patrono d’Italia, nel 1223. La bellezza di 799 anni fa! Questo per dire che il senso delle tradizioni, al di là dell’aspetto religioso, della preghiera e della fede che comunque avvolgono il Natale, è una componente essenziale dell’identità sociale, familiare e personale di gran parte di chi nasce, cresce e vive in Italia. Non si tratta di un semplice rito o di un abbellimento domestico, ma di sentirsi parte di un tessuto culturale.
Queste feste di fine anno sono molto più di una manciata di date e ricorrenze sul calendario perché spesso sono accompagnate da pranzi in famiglia, cene con gli amici più cari, visite ai parenti, ritorni a casa di chi abita lontano, occasioni di incontri speciali e telefonate che non si fanno nel resto dell’anno. Sono momenti che forse molti aspettano per avere la “scusa ufficiale” per fare un passo indietro rispetto a una litigata, per riannodare fili che le trame imperscrutabili della vita o della routine quotidiana allentano prepotentemente, o “l’occasione giusta” per dire parole speciali, superare la timidezza, esprimere sentimenti profondi, fare un regalo che contiene un messaggio di amore.
Sono anche feste condivise, di gruppo, momenti da vivere insieme in chiesa, nelle associazioni di cui facciamo parte, con i colleghi, gli amici del padel o del corso di cucina, in piazza o tra le vie affollatissime, nei ristoranti che si affannano tra prenotazioni e comande da portare fumanti e aromatiche ai tavoli, e i negozi che dopo la pandemia sono tornati ad essere stracolmi di persone (e quanti di noi, già quest’estate, hanno ritrovato o riscoperto la “rassicurante” bellezza di vedere tanti volti attorno, mani da stringere, abbracci da dare, le strade piene e i tavolini dei bar rumorosi e caotici). Sono giornate in cui ritroviamo la condivisione, il senso dello stare insieme, del partecipare a momenti preziosi per il solo fatto di viverli con altre persone a cui teniamo, che poi diventeranno memorie e ricordi da sfogliare non solo scorrendo le foto scattate sullo smartphone ma nell’album mentale che ci portiamo dentro, senza bisogno di ricaricare la batteria del telefono per riviverli.
Sono occasioni che ci fanno capire che non siamo soli al centro dell’universo ma possiamo contare sull’aiuto, l’affetto, la vicinanza di altre persone, che siano care o assolutamente sconosciute ma da cui ci arriva un gesto spontaneo di solidarietà, una mano tesa gratuitamente come quando ci cade qualcosa e qualcuno si china per noi a raccoglierla senza averglielo chiesto, un sorriso inaspettato che rincuora quando siamo in difficoltà.
Rincorriamo ogni giorno appuntamenti, consegne da rispettare, cartellini da timbrare al lavoro, bambini da accompagnare alle varie attività pomeridiane, metropolitane da prendere, sempre un occhio all’orologio. Ci affanniamo, travolti da mille cose, urgenze improrogabili e milioni di pensieri.
Poi arriva Natale e ci sembra di poterci finalmente fermare un attimo. Attorno alla tavola imbandita, davanti all’albero che illumina il presepe, mentre acquistiamo finalmente il regalo giusto per dire ti voglio bene a qualcuno. In quell’attimo, prima di tornare a cento telefonate e mille messaggini da mandare, ecco, torna il senso di tutto. Quella potente calamita ha catturato ancora una volta i nostri cuori e ci ha restituito il senso di tante cose. Con questo augurio, cari lettori, vi auguriamo cordialmente Buon Natale!