Una buona ragione, tra le tante, per visitare il Trentino sono i suoi vini, le sue tante proposte enologiche. Il Consorzio Vini del Trentini con la prima edizione del Festival del Vino Trentino ha rappresentato l’eccellenza del territorio grazie a 46 cantine, 24 produttori e 19 ristoranti. La manifestazione si è tenuta all’insegna di degustazioni, folclore, musica. Palazzo Roccabruna e Palazzo Thun sono divenuti Palazzi DiVini, con banchi d’assaggio di vini prodotti tra la Valle dei Laghi, il Garda e la Piana Rotaliana, la Valle di Cembra e la Vallagarina, territori trentini in cui le montagne e i diversi climi fanno la differenza.
 
Dalle rive del Lago di Garda alle terrazze della Valle di Cembra, il territorio vinicolo più antico, la vite è la componente essenziale del paesaggio del Trentino, caratterizzato dall’influsso di diversi climi e da tipologie differenti di terreno. Non è un caso che nel nuovo Museo della Scienza di Trento una sezione sia dedicata alle caratteristiche dei vari terreni, basaltico, argilloso, sabbioso vulcanico o ricco di porfido, che danno origine a vitigni molto diversi (www.muse.it). La particolare morfologia alpina del territorio presenta vigneti che si dipanano dalle miti rive del Lago di Garda, per passare a fondo valle e poi salire fino ai ripidi pendii delle aree dolomitiche.
Una viticoltura di montagna che si estende su una superficie di circa 10.000 ettari dalle fasce climatiche più disparate, e su terreni molto diversi fra loro, e una ventina di vitigni che prosperano fra i 200 e i 1.000 metri di quota. Ogni clima però, agisce insieme alla natura e alle mani dei vignaioli per offrire ottimi prodotti.
 
Il Nosiola e il Vino Santo, che generano piccole produzioni rispettivamente di vino bianco e  vino dolce, godono del clima mediterraneo del lago di Garda e sfruttano il vento del Garda, l’Ora, per combattere l’umidità.  Tra i vitigni che generano vini rossi ci sono il Marzemino della Vallagarina (e le sottozone Isera e Ziresi 2,8 %) che nasce in questa terra di origine vulcanica, mentre l’elemento prezioso per il Teroldego Rotaliano (7,3%) è l’acqua, che abbonda nel terreno alluvionale della Piana Rotaliana tra il fiume Adige e il torrente Noce. Il Mueller Thurgau (9,2 %) cresce invece sui pendii della Val di Cembra, sfiorando rocce di rosso porfido. 
 
La cura e l’esperienza dei vignaioli trentini fanno nascere grandi vini che hanno ottenuto la Denominazione di Origine Controllata. I vitigni autoctoni del Trentino sono il Nosiola, il Marzemino e il Teroldego Rotaliano. Il Mueller Thurgau e lo Chardonnay (30,1%) non sono autoctoni, ma si sono adattati benissimo al territorio. Il rinomato Trentino Doc Müller Thurgau, in particolare, è nella Valle di Cembra che ha trovato l’habitat ideale che gli permette di esaltare le sue principali caratteristiche: i profumi e la freschezza.  
 
In questa terra così vocata alla viticoltura prevalgono vitigni bianchi con il 74, 60 %. Vi si coltivano Cabernet Sauvignon, Merlot, Schiava, Pinot Nero,  Lagrein, per produrre vini sempre più apprezzati dal pubblico.  Il Consorzio dei Vini trentini rappresenta il 90% delle realtàvinicole locali, cioè 120 cantine e 7.500 produttori, e si adopera per la tutela dei loro interessi, fornendo un valore aggiunto alle varie denominazioni.
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