Tumore al seno. La prevenzione ha una nuova arma: le nuove frontiere nella diagnostica.
Dalla mammografia 3D a quella elettronica, con le tecnologie di ultima generazione le possibilità di diagnosi precoce migliorano del 30%.
In Italia una donna su dieci è colpita da un tumore al seno e nel 30% dei casi si manifesta prima dei 50 anni.
La diagnosi precoce per questo tipo di tumore è di primaria importanza, secondo una ricerca della Lega Italiana per la Lotta contro i tumori, la percentuale di possibilità di guarigione completa supera ormai il 90% dei casi, ma è essenziale che il tumore sia diagnosticato in tempo. Oggi le donne italiane sono più informate che nel passato, ma chiedono una maggiore attività di prevenzione.
Dell’importanza della diagnosi precoce e delle nuove tecnologie diagnostiche di Imaging si è parlato al 46° Congresso nazionale della Società Italiana di Radiologia Medica che si è tenuto a Firenze, presieduto dal Prof. Carlo Bartolozzi, Direttore del Dipartimento di Radiologia Diagnostica ed Interventistica dell’Università di Pisa.
All’evento di riferimento della Diagnostica per Immagini, hanno partecipato 5.000 Medici Radiologi, soci della Società Italiana di Radiologia Medica, 100 medici di altre discipline e figure del mondo sanitario, oltre a rappresentanti di società radiologiche straniere con un’ampia esposizione tecnica con oltre 100 aziende produttrici di attrezzature radiologiche e di ‘device’ impiegati in Radiologia Interventistica.
Nel congresso è stata inoltre offerta la possibilità ai centri di ricerca accademici italiani, di presentare i risultati della loro attività nel campo dell’elaborazione e della visualizzazione delle immagini diagnostiche grazie all’Imaging Quantitativo. È stato così possibile osservare in anteprima i più interessanti progetti nella loro fase di sviluppo e apprezzare il Made in Italy della ricerca bio tecnologica.
Durante il convegno ampio spazio è stato poi dedicato alle tecnologie innovative utilizzate per la diagnostica del tumore al seno.
Il passaggio all’immagine digitale ha potenziato gli accertamenti permettendo analisi sempre più accurate, come, ad esempio, la tomosintesi mammaria, una mammografia digitale ad alta definizione che scompone la mammella in tante immagini studiando in dettaglio eventuali lesioni che nell’immagine integrale resterebbero nascoste. La dose di un’esposizione in Tomosintesi è sovrapponibile a quello di una Mammografia Digitale tradizionale. L’aumento di dose di un’indagine 2D+3D è quindi del doppio, ma questo limite può essere superato attraverso la possibilità di ottenere immagini 2D ricostruite da un’unica esposizione 3D.
Un altro esame di nuova generazione è la palpazione elettronica (elastosonografia) che fornisce informazioni riguardo all’elasticità dei tessuti e consente di evidenziare alterazioni patologiche caratterizzate da ridotta elasticità, infatti, i tumori maligni sono fino a 10 volte più rigidi dei tessuti circostanti.
“La Tomosintesi rappresenta il futuro della mammografia. Se impiegato nello screening questo strumento diagnostico, utilizzato combinato con la Mammografia Digitale, aumenta del 30% la possibilità di diagnosi precoce e – spiega Stefania Montemezzi, Direttore dell’unità di Radiologia e coordinatore del Dipartimento Interaziendale di Radiologia – assicura un elevato livello di sensibilità. Inoltre, grazie allo studio della mammella attraverso l’acquisizione di multiple “fette”, consente di meglio caratterizzare le immagini di sommazione che possono essere la causa di richiami inutili.
Quindi la Tomosintesi, aumenta anche la specificità e, rispetto alla Mammografia Digitale, permette un migliore riconoscimento di lesioni aggiuntive e focolai multipli. Ciononostante, questa metodica viene utilizzata (sia nello Screening che in Senologia Clinica) principalmente come indagine di secondo livello. L’obiettivo – continua Montemezzi – è quello di renderla un esame di routine cercando di superare i principali limiti che sono rappresentati dalla dose e da un maggior tempo richiesto per la lettura di queste indagini”.
Secondo l’United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation, nell’ultimo decennio il numero di esami radiologici è cresciuto del 10% l’anno. Nei Paesi industrializzati ogni anno vengono eseguiti dai 200 ai 2.000 esami ogni 1.000 abitanti. In Italia, oltre 100 mln di esami all’anno, di cui 40 mln ambulatoriali. Sono circa 10.000 gli esami all’anno per medico radiologo: 60% radiologia tradizionale, 20% ecografia, 10% Tc e 10% Rm (Oecd Health Statistics).