Celebrating Jazz in New Orleans (Photo: Lawrence Weslowski Jr/Dreamstime)

Dear readers,

July Jottings, most with an Italian connection. 

The father of American jazz was an Italian-American named Dominic (Nick) James LaRocca of New Orleans. He called his five-man group the original Dixieland Jazz Band, which produced the first jazz recording, Darktown Strutters’ Ball. LaRocca, born in New Orleans on April 11, 1889, taught himself how to play the cornet and credit goes to him for revolutionizing popular music. He died in 1961. Louis Armstrong wrote: “Four years before I learned to play the trumpet, the first great jazz orchestra was formed in New Orleans by a cornet player named Dominic James LaRocca.”

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Ku Klux Klan groups in America did not only target blacks in the South; there is ample evidence that they regularly burned crosses — or worse — on the lawn of Italians or Catholics. In the “or worse” category, Richard Gambino‘s book, Vendetta, tells the story of the worst lynching in America: the mass murder of Italian-Americans in New Orleans in 1891, and the vicious motivations behind it. According to Gambino, on a rainy New Orleans night in 1891, David Hennessy, a nationally-prominent police superintendent, was gunned down by unknown assailants, purportedly identified only as “dagoes.” Based on this vague and dubious evidence, authorities indiscriminately rounded up 19 Italian-Americans. When the first were brought to trial, none was convicted. Yet, immediately afterward, an inflamed mob, suspiciously well organized for such a quick appearance, stormed the jail and shot, beat to death, or otherwise slaughtered 11 innocent men.

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In the North, Signor F.B. told me that as a “kid” in the Hibbing, Minnesota Iron Range area, he personally saw crosses being burned to intimidate the Italian immigrants iron miners, and that most of the Klan’s men, although covered with white sheets to hide their identity, were known to be local mining company management and owners.

In the West, the Ku Klux Klan tried to “purify the land” by eliminating Italians and Catholics from Colorado. The following is an excerpt taken from the book, Italian-American Folklife in the West. This oral history was gathered by interviewing older Italians who lived in Colorado in the 1920s, and their progeny. 

[Son speaking about his father]: “In addition to work in the homestead, he worked in the mines when the mines were open. Dad worked every day. The peace was disturbed, however, when local feelings began to turn against foreigners, circa 1924. Things were bad back then in Colorado. They had it in for the Catholics, the Italians, maybe all foreigners. But around Mount Harris, there were mostly Italians. The word was out they were going to drive all the foreigners out of Wolf Creek, Colorado, all the Italians, all the Catholics, to ‘purify the land.’”

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The Declaration of Independence is a document familiar to Americans, of course, but less well-known is the story behind one of its most famous parts. When still a senator, John F. Kennedy wrote that the phrase, All men are created equal, was borrowed by Jefferson from an Italian-born man, Filippo (Philip) Mazzei, who had settled in Virginia in 1773, next to Jefferson’s Monticello.The two neighbors, who had already corresponded when Mazzei was in London, became friends and often discussed their political views. Mazzei’s specific talks on freedom and the equality of men were written down in Italian, but were translated into English by Jefferson and were published in the Virginia Gazette of 1774. Mazzei’s words read: “All men are by nature equally free. Such equality is necessary in order to create free government, while men must be equal to each other in natural law.” 

Born in the Italian region of Tuscany and trained in medicine, Mazzei began his career working as a surgeon in Italy and Turkey, but moved to London in 1773, where he started a wine importing business. While in London, Mazzei met Benjamin Franklin when purchasing from him two Franklin stoves for use by the Grand Duke of Tuscany. The initial business contact marks the beginning of a lasting friendship between Mazzei and Franklin, and through Franklin, Mazzei met John Adams, who was then in London, working on behalf of the American colonies. Eventually, Jefferson, Franklin, and Adams convinced Mazzei to move to Virginia. Mazzei became a naturalized citizen. In his new country, his economic activities included planting grapes for the production of wine (his old passion) and olive trees for the production of olive oil. Mazzei’s contribution to the Declaration of Independence was officially recognized by the US Congress in an August 5, 1994, Joint Resolution, which stated that Jefferson had borrowed the expression of “Men are created equal” from his friend and neighbor Philip Mazzei.

Cari lettori,

Annotazioni di luglio, la maggior parte con una “Italian connection”.

Il padre del jazz americano era un italo-americano di nome Dominic (Nick) James LaRocca di New Orleans. Chiamò il suo originale gruppo di cinque musicisti Dixieland Jazz Band, che produsse la prima registrazione jazz, Darktown Strutter Ball. LaRocca, nato a New Orleans l’11 aprile 1889, imparò a suonare la cornetta da autodidatta e a lui va il merito di aver rivoluzionato la musica popolare. Morì nel 1961. Louis Armstrong scrisse: “Quattro anni prima che imparassi a suonare la tromba, la prima grande orchestra jazz fu formata a New Orleans da un cornettista di nome Dominic James LaRocca”.

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I gruppi del Ku Klux Klan in America non prendevano di mira solo i neri del sud; ci sono ampie prove che bruciassero regolarmente croci – o anche di peggio – sul prato di italiani o cattolici. Nella categoria “o peggio”, il libro di Richard Gambino, Vendetta, racconta la storia del peggior linciaggio avvenuto in America: lo sterminio di massa di italo-americani a New Orleans nel 1891, e le feroci motivazioni dietro di esso. Secondo Gambino, in una notte piovosa a New Orleans nel 1891, David Hennessy, un sovrintendente di polizia di fama nazionale, fu ucciso a colpi di arma da fuoco da sconosciuti, presumibilmente identificati solo come “dagoes”. Basandosi su questa vaga e dubbia evidenza, le autorità processarono indiscriminatamente 19 italo-americani ma quando i primi furono processati, nessuno fu condannato. Eppure, subito dopo, una folla inferocita, sospettosamente ben organizzata per tempistica così rapida, fece irruzione nella prigione e sparò, picchiò a morte o massacrò in altro modo 11 uomini innocenti.

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Nel Nord, il signor F.B. mi raccontò che da “ragazzino” nella zona di Hibbing, Minnesota Iron Range, aveva personalmente visto bruciare delle croci per intimidire gli immigrati italiani minatori di ferro, e che la maggior parte degli uomini del Klan, sebbene coperti da lenzuola bianche per nascondere la propria identità, erano noti per essere dirigenti e proprietari di società minerarie locali.

In Occidente il Ku Klux Klan tentò di “purificare la terra” eliminando italiani e cattolici dal Colorado. Quello che segue è un estratto tratto dal libro, Vita popolare italo-americana in Occidente. Questa storia orale è stata raccolta intervistando gli italiani più anziani che vivevano in Colorado negli anni ’20 e la loro progenie.

[Il figlio parla di suo padre]: “Oltre al lavoro nella fattoria, lavorava nelle miniere quando le miniere erano aperte. Papà lavorava tutti i giorni. La pace fu però turbata quando i sentimenti locali cominciarono a rivoltarsi contro gli stranieri, intorno a 1924. Le cose andavano male allora in Colorado. Ce l’avevano con i cattolici, gli italiani, forse tutti gli stranieri. Ma intorno a Mount Harris c’erano soprattutto italiani. Si sparse la voce che avrebbero cacciato tutti gli stranieri da Wolf Creek, Colorado, tutti gli italiani, tutti i cattolici, per ‘purificare la terra’”.

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La Dichiarazione di Indipendenza è un documento familiare agli americani, ovviamente, ma meno nota è la storia che si nasconde dietro una delle sue parti più famose. Quando era ancora senatore, John F. Kennedy scrisse che la frase, Tutti gli uomini sono creati uguali, venne presa in prestito da Jefferson da un uomo di origine italiana, Filippo (Philip) Mazzei, che si era stabilito in Virginia nel 1773, vicino a Monticello di Jefferson. I due vicini, che già avevano una corrispondenza quando Mazzei era a Londra, divennero amici e spesso discutevano delle loro opinioni politiche. I discorsi specifici di Mazzei sulla libertà e l’uguaglianza degli uomini furono scritti in italiano, ma furono tradotti in inglese da Jefferson e furono pubblicati sulla Virginia Gazette del 1774. Le parole di Mazzei recitano: “Tutti gli uomini sono per natura ugualmente liberi. Tale uguaglianza è necessaria per creare un governo libero, mentre gli uomini devono essere uguali tra loro nella legge naturale”.

Nato nella regione italiana della Toscana e formatosi in medicina, Mazzei iniziò la sua carriera lavorando come chirurgo in Italia e Turchia, ma si trasferì a Londra nel 1773, dove avviò un’attività di importazione di vino. Mentre era a Londra, Mazzei incontrò Benjamin Franklin quando acquistò da lui due stufe Franklin per il Granduca di Toscana. Il primo contatto d’affari segnò l’inizio di un’amicizia duratura tra Mazzei e Franklin e, attraverso Franklin, Mazzei conobbe John Adams, che allora si trovava a Londra, che lavorava per conto delle colonie americane. Alla fine, Jefferson, Franklin e Adams convinsero Mazzei a trasferirsi in Virginia. Mazzei divenne cittadino naturalizzato. Nel nuovo Paese, le sue attività economiche includevano una piantagione di uva per la produzione di vino (sua vecchia passione) e di ulivi per la produzione di olio d’oliva. Il contributo di Mazzei alla Dichiarazione di Indipendenza fu ufficialmente riconosciuto dal Congresso degli Stati Uniti in una Risoluzione congiunta del 5 agosto 1994, in cui si affermava che Jefferson aveva preso in prestito l’espressione “Gli uomini sono creati uguali” dal suo amico e vicino Philip Mazzei.


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