Mazzei in a sketched portrait by Jacques Louis David. Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Author: www.cache2.artprintimages.com. License: Public Domain)

Dear Readers,

February is the month we celebrate President’s Day, February 21st this year. Back in the day, when I attended Grade school, Lincoln’s birthday, February 12th, and Washington’s birthday, February 22nd, were celebrated separately.

To ensure that federal workers had some long weekends throughout the year, in 1971 President’s Day became the commonly accepted name due in part to retailers’ use of it to promote sales, and the proximity to Lincoln and Washington’s birthdays. 

I had never read of “Italian Connections” to any of our presidents until the late 1970s when after much active Italo-American input into the right ears, in 1980 Vice President Walter Mondale announced that US Postal Service would issue a commemorative stamp in honor of Philip Mazzei, the native Italian who was one of the leaders in the fight for American independence.

Mondale’s announcement came at a Capitol Hill reception of approximately one thousand persons for His Excellency Francesco Cossiga. Prime Minister of the Republic of Italy. The reception was sponsored by the NIAF which, together with other Italian-American organizations, had been leading the fight to gain recognition for Mazzei. 

At a time when members of other groups were being honored with stamps, the Postmaster proposed we honor the Italian Philip Mazzei on a postcard. The Mazzei Stamp, finally issued in 1980, was a 40 cent international airmail stamp and replaced the Wright brothers stamp then currently in use. The Mazzei stamp stayed in effect for several years until there was a rate increase. 

Filippo Mazzei was born in 1730 in the small hill village of Poggio a Caiano, ten miles outside Florence. Mazzei was set to become a doctor, but he did not complete his medical studies. Instead, he joined an expedition going to Turkey as a surgeon’s assistant. It was this trip that developed his sense of wanderlust. And so, instead of returning to Tuscany, he signed on as doctor on a ship bound for London.

After landing in London, Mazzei supported himself by giving Italian lessons to various wealthy people. Using these contacts, he became a very successful businessman by importing Tuscan wines to England. Prosperity as an Italian wine merchant did not bring happiness to Mazzei. He didn’t want to be known simply as “Filippo the Merchant.” He needed a challenge. He soon found it when he met Benjamin Franklin.

Franklin was, at the time, an agent for the American colonies in London. He and Mazzei met, and Franklin proved to be just what Mazzei needed. Franklin encouraged him to travel to the new world and to bring with him some of the more prominent Italian agricultural products, especially Italian grapes and its olive oil. The idea of an experimental farm appealed to Mazzei so he decided to accept Franklin’s invitation and settle in America.

First however, Mazzei needed to go back to Tuscany to gather the various agricultural products he would require for his farming experiment. It was not a simple matter, since the penalty for taking Tuscan products outside the region was death. Nevertheless, Mazzei spent over £3,000 to get an enormous amount of vines, shoots and other clippings to take to America, and, on September 2, 1773, he sailed for the new world with his wife (the mistress he married) and step-daughter. Upon his arrival in Virginia, Mazzei was greeted by Thomas Adams, a businessman with whom he had had dealings with in London. Adams took Mazzei on a search for a suitable piece of land for an experimental farm. During this search, Adams introduced him to several influential Virginians, among them George Washington and Thomas Jefferson.

The meeting between Jefferson and Mazzei was particularly significant, since Jefferson had taught himself Italian while at college and greatly admired Italian music and culture. Jefferson persuaded Mazzei to purchase a fourteen-hundred acre farm next to his own home, Monticello. Mazzei named the plantation “Colle” and started work on his great agricultural experiment.

To Maze’s credit, he not only prospered as a farmer, but also became involved in colonial activities, particularly politics. He had a flair for writing, and Jefferson encouraged him to write his thoughts in Italian so that he could then translate them into English. Sometime in 1774, Mazzei began writing a pamphlet which he entitled “Principles of the American Revolution by a Citizen of Virginia.” In that document was this statement: “…tutti gli uomini sono per natura egualmente liberi ed indipententi…”(“…all men are by nature equally free and independent…”).

The fact that this statement appeared in Mazzei’s work and that Jefferson translated it from Italian into English is sufficient proof that Mazzei was the source for Jefferson’s famous phrase in the Declaration of Independence, “…We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal.” Jefferson never formally acknowledged the contribution that Mazzei made to that statement and so this fact has largely been overlooked by many historians. Thus, a minor player in the course of history, Mazzei, has been overshadowed by a major one, Thomas Jefferson, our 3rd President. 

Cari lettori,

Febbraio è il mese in cui celebriamo il Giorno del Presidente, il 21 febbraio di quest’anno. In passato, quando frequentavo la scuola elementare, il compleanno di Lincoln, il 12 febbraio, e quello di Washington, il 22 febbraio, venivano celebrati separatamente.

Per assicurare che i lavoratori federali avessero qualche fine settimana lungo durante l’anno, nel 1971 il President’s Day divenne il nome comunemente accettato, in parte a causa dell’uso che ne facevano i negozianti per promuovere le vendite, in parte per la vicinanza ai compleanni di Lincoln e Washington.

Non avevo mai letto di “Italian Connections” con nessuno dei nostri presidenti fino alla fine degli anni ’70, quando, dopo molti input italo-americani arrivati nelle orecchie giuste, nel 1980 il vicepresidente Walter Mondale annunciò che le poste americane avrebbero emesso un francobollo commemorativo in onore di Philip Mazzei, l’italiano che fu uno dei leader nella lotta per l’indipendenza americana.

L’annuncio di Mondale arrivò durante un ricevimento in Campidoglio di circa mille persone per Sua Eccellenza Francesco Cossiga, Primo Ministro della Repubblica Italiana. Il ricevimento era sponsorizzato dalla NIAF che, insieme ad altre organizzazioni italo-americane, aveva condotto la battaglia per ottenere il riconoscimento di Mazzei.

In un momento in cui i membri di altri gruppi venivano onorati con francobolli, il direttore delle poste propose di onorare l’italiano Philip Mazzei su una cartolina. Il francobollo Mazzei, finalmente emesso nel 1980, era un francobollo di posta aerea internazionale da 40 centesimi e sostituì il francobollo dei fratelli Wright allora in uso. Il francobollo Mazzei rimase in vigore per diversi anni fino a quando ci fu un aumento delle tariffe.
Filippo Mazzei nacque nel 1730 nel piccolo villaggio collinare di Poggio a Caiano, dieci miglia fuori Firenze. Mazzei era destinato a diventare un medico, ma non completò gli studi in medicina. Invece, si unì ad una spedizione che andava in Turchia come assistente di un chirurgo. Fu questo viaggio che sviluppò la sua voglia di viaggiare. E così, invece di tornare in Toscana, si imbarcò come medico su una nave diretta a Londra.

Dopo lo sbarco a Londra, Mazzei si mantenne dando lezioni di italiano a varie persone ricche. Usando questi contatti, divenne un uomo d’affari di grande successo importando vini toscani in Inghilterra. La prosperità come commerciante di vino italiano non portò felicità a Mazzei. Non voleva essere conosciuto semplicemente come “Filippo il mercante”. Aveva bisogno di una sfida. La trovò presto quando incontrò Benjamin Franklin.
Franklin era all’epoca un agente delle colonie americane a Londra. Lui e Mazzei si incontrarono, e Franklin dimostrò di essere proprio quello di cui Mazzei aveva bisogno. Franklin lo incoraggiò a viaggiare nel nuovo mondo e a portare con sé alcuni dei più importanti prodotti agricoli italiani, specialmente l’uva italiana e il suo olio d’oliva. L’idea di una fattoria sperimentale piacque a Mazzei, così decise di accettare l’invito di Franklin e di stabilirsi in America.

Prima, però, Mazzei doveva tornare in Toscana per raccogliere i vari prodotti agricoli di cui avrebbe avuto bisogno per il suo esperimento agricolo. Non era una cosa semplice, dato che la pena per portare i prodotti toscani fuori dalla regione era la morte. Ciononostante, Mazzei spese più di 3.000 sterline per ottenere un’enorme quantità di viti, tralci e altri innesti da portare in America e, il 2 settembre 1773, salpò per il nuovo mondo con sua moglie (l’amante che aveva sposato) e la figliastra. Al suo arrivo in Virginia, Mazzei fu accolto da Thomas Adams, un uomo d’affari con cui aveva avuto a che fare a Londra. Adams portò Mazzei alla ricerca di un pezzo di terra adatto per una fattoria sperimentale. Durante questa ricerca, Adams lo presentò a diversi influenti virginiani, tra cui George Washington e Thomas Jefferson.

L’incontro tra Jefferson e Mazzei fu particolarmente significativo, poiché Jefferson aveva imparato l’italiano durante il college e ammirava molto la musica e la cultura italiana. Jefferson convinse Mazzei ad acquistare una fattoria di 1.400 acri accanto alla sua casa, Monticello. Mazzei chiamò la piantagione “Colle” e iniziò a lavorare al suo grande esperimento agricolo.

Mazzei non solo prosperò come agricoltore, ma fu anche coinvolto nelle attività coloniali, in particolare nella politica. Aveva un talento per la scrittura, e Jefferson lo incoraggiò a scrivere i suoi pensieri in italiano in modo da poterli poi tradurre in inglese. Nel 1774, Mazzei iniziò a scrivere un pamphlet che intitolò “Principi della rivoluzione americana da parte di un cittadino della Virginia”. In quel documento c’era questa dichiarazione: “…tutti gli uomini sono per natura egualmente liberi ed indipendenti…”.

Il fatto che questa affermazione sia apparsa nell’opera di Mazzei e che Jefferson l’abbia tradotta dall’italiano all’inglese è una prova sufficiente per dire che Mazzei fu la fonte della famosa frase di Jefferson nella Dichiarazione d’Indipendenza, “…Noi riteniamo che queste verità siano evidenti, che tutti gli uomini sono creati uguali”. Jefferson non ha mai riconosciuto formalmente il contributo di Mazzei a quella dichiarazione e quindi questo fatto è stato ampiamente trascurato da molti storici. Fu così che un attore minore nel corso della storia, Mazzei, venne messo in ombra da uno maggiore, Thomas Jefferson, il nostro terzo presidente.

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