Quella che oggi è diventata la comunicazione, una rete infinita di connessioni e di possibilità, la velocità con cui si riescono a inviare e ricevere messaggi grazie a dei dispositivi elettronici come il computer, non è altro che la continua evoluzione di un sistema inventato il secolo scorso: la telegrafia senza fili. 
 
Ebbene, anche in questo caso, il merito va a un italiano, il marchese Guglielmo Giovanni Maria Marconi, per gli amici Guglielmo Marconi, vincitore del Premio Nobel per la fisica il 10 dicembre del 1909, conferitogli “a riconoscimento del contributo dato nella telegrafia senza fili”.
 
Nato a Bologna il 25 aprile del 1874, da Giuseppe Marconi, un proprietario terriero, e dall’irlandese Annie Jameson, nipote del fondatore della famosa e antica distilleria di whiskey Jameson and Sons, Guglielmo Marconi iniziò i suoi primi esperimenti appena ventenne lavorando come autodidatta nella casa di famiglia. Nell’estate nel 1894, costruì un segnalatore di temporali composto da una pila, un coesore e un campanello elettrico che emetteva un suono in caso di fulmini. 
 
E adesso vi starete chiedendo cosa c’entra questo con la telegrafia senza fili? Beh, strano ma vero, in seguito, tramite un tasto telegrafico posto su un balcone, riuscì a fare squillare un campanello situato in un’altra parte della stanza. 
 Marconi lavorò per decenni alla trasmissione di messaggi senza fili

 Marconi lavorò per decenni alla trasmissione di messaggi senza fili

 
Così è passato alla storia l’aneddoto che una notte di dicembre Guglielmo svegliò la madre conducendola nel proprio laboratorio segreto al fine di mostrarle i risultati del suo lavoro e, quando anche il padre si convinse della scoperta appena fatta dal giovane Marconi, regalò al figlio dei soldi per l’acquisto di nuovi materiali utili ai suoi successivi esperimenti. 
 
Solo un anno dopo, nel 1895, gli esperimenti di Marconi sembrarono finalmente avere raggiunto un risultato sicuro: l’apparecchio da lui stesso costruito si dimostrò capace di ricevere e mandare segnali a distanza superando anche ostacoli naturali e l’8 dicembre dello stesso anno, si ricorda come la data di nascita ufficiale della radio. 
 
A questo proposito, per dovere di cronaca, bisogna ricordare che Guglielmo Marconi non fu l’unico a sperimentare la telegrafia senza fili. Nello stesso anno, sia Nikola Tesla che il russo Aleksandr Popov portarono avanti esperimenti analoghi: il primo riuscì a trasmettere un segnale fino a 50 km di distanza, mentre il secondo aveva già realizzato un ricevitore di onde radio. 
 
Il 1896 è l’anno in cui il nostro inventore riuscì ad ottenere il primo brevetto per il suo lavoro grazie alla domanda presentata dal titolo “miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”. 
 
Sono state, e lo sono tuttora, molte le discussioni intorno a chi sia stato effettivamente il primo tra Tesla, Marconi e Popov a rendere concreta la trasmissione di messaggi senza fili, ma va sottolineato che l’italiano presentò la richiesta ventuno giorni prima della prima trasmissione radio di Popov. Ed è in quello stesso anno, il 1896, che Marconi e la madre si trasferiscono in Inghilterra al fine di ricevere più finanziamenti per gli esperimenti. 
 
Così iniziano anche le prime dimostrazioni pubbliche alla presenza di politici e industriali: per esempio, Marconi collocherà un trasmettitore sul tetto dell’edificio delle Poste e un ricevitore su una casa in riva al Tamigi, a quattro chilometri di distanza. Nel luglio del 1897, poi, fondò a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company che già allora impiegava cinquanta persone. 
 
La prima trasmissione radio senza fili, fu effettuata sul mare da Ballycastle, in Irlanda del Nord, all’isola di Rathlin nel 1898. Ed è proprio a questo punto che gli Stati Uniti entrano nella storia: Marconi concentra le sue attenzioni sull’Atlantico, credendo di potere trasmettere un segnale a distanze molto elevate, convinto che le onde possano oltrepassare l’oceano seguendo semplicemente la curvatura della Terra. 
 
Il 12 dicembre del 1901 ci fu il primo segnale dalla Cornovaglia a Terranova coprendo una distanza di circa 3000 chilometri. Ma la radio si dimostrò veramente utile per la prima volta il 23 gennaio del 1909 quando, grazie ad una richiesta di soccorso, fu-rono salvati 1700 passeggeri del transatlantico americano “Republic” che stava per affondare dopo essere stato speronato dal piroscafo italiano “Florida”.
 
Avvenne che l’operatore radiotelegrafico Binns lanciò per quattordici ore consecutive il segnale di Sos finchè non venne ricevuto dal comandante del piroscafo “Baltic”, che ordinò di cambiare rotta e diede il via alle operazioni di salvataggio. Così andò anche nel 1912, quando affondò il Titanic dopo lo schianto con l’iceberg. Marconi si trovava negli Stati Uniti e accorse per incontrare i 705 superstiti salvati grazie al segnale di soccorso inviato poco prima del disastro. 
 
In quella stessa occasione Guglielmo Marconi, che poi morì di arresto cardiaco a Roma il 19 luglio del 1937, disse: “Vale la pena di avere vissuto per avere dato a questa gente la possibilità di essere salvata”.

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