Non è un semplice stereotipo diffuso all’estero ma, a quanto risulta da un sondaggio, un dato di fatto in cui gli italiani si ritrovano perfettamente. Quasi sei su dieci sostengono che sia l’industria alimentare a rappresentarci meglio.
 
Più della moda, più delle automobili di lusso, della creatività (che ci rende talenti preziosi più all’estero che in casa nostra, come l’inventore del motore di ricerca Bing, Lorenzo Thione, protagonista del nostro Focus) o del design. Nel mondo cioé, un italiano si riconoscerebbe per la buona cucina, i prodotti tipici enogastronomici che arricchiscono quotidianamente la tavola e la qualità oltre che la varietà del mangiare bene. 
 
La conferma del sondaggio starebbe anche in un altro risultato: l’Italia è nel podio dei 50 best restaurants al mondo, una specie di premio Oscar della cucina che va agli chef d’elité.
 
Senza contare la conferma che viene dalla fiducia dei consumatori: 7 su 10 scelgono l’alimentare italiano e in dieci anni la fiducia percepita verso i controlli fatti dalle aziende alimentari sui cibi arriva al 65%. Quel che frena i consumi interni da un lato e gli investimenti industriali dall’altro, sarebbe solo la crisi intesa come scarsa liquidità.
 
La percezione dell’industria alimentare come primo e vero simbolo del made in Italy è non solo un coerente biglietto da visita di un Paese che si prepara ad ospitare l’Expo 2015 (in Dall’Italia il via al countdown dei 365 giorni all’evento) dedicato al cibo e alla sicurezza alimentare che si definisce nello slogan “nutrire il paese, energia per la vita”. Ma è un ritratto fedele dell’Italia di oggi.
 
Allora l’Italia è ancora “pizza, spaghetti e mandolino”? Se si considera che sono due alimenti comuni e frequentissimi nell’alimentazione tricolore c’è ben poco del luogo comune e tanto della realtà quotidiana.
 
Il punto è che bisogna andare ben al di là del clichè per capire che il cibo è parte costituente della cultura di un popolo, delle abitudini che diventano tradizioni, del bagaglio gustativo e olfattivo che ci fa prediligere certi sapori ovunque si vada.

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