Mario Schifano (Ph Uliano Lucas-Commons Wikimedia -  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license)

Al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, rassegna cinematografica “Le nuove Avanguardie artistiche e cinematografiche: l’Italia e gli Stati Uniti”, organizzata congiuntamente con Cineteca di Bologna e Galleria de’ Foscherari con la curatela di Vittorio Boarini e articolata in due sezioni: Nuova Avanguardia italiana e Neoavanguardia degli Stati Uniti.

In scena un programma di corti di Mario Schifano in 16mm: Reflex, Vietnam, Ferreri, Souvenir, Film, Anna e Fotografo.
Si tratta di lavori realizzati durante gli anni Sessanta in cui l’artista rende fluidi i confini tra cinema e arte, con un uso della cinepresa simile a quello di una macchina fotografica che fissa istantanee di cose, persone, opere, luoghi con i quali interagisce nella sua ricerca quotidiana. Schifano sperimenta un linguaggio che si muove tra gli opposti pubblico/privato, creando dinamismo e sorprendenti qualità estetiche attraverso giochi di luci e ombre e un peculiare uso del montaggio.

Nei suoi cortometraggi l’obiettivo è l’occhio dell’artista che inquadra ciò che vede e lo trasporta su pellicola anziché su tela. I temi trattati sono sociali e politici, come in una serie di diari volutamente privi di sviluppo narrativo e sceneggiatura.

Proprio Schifano dichiara, in un’intervista a Enzo Siciliano le sue motivazioni ad avvalersi del medium cinematografico: “Vedi, la pittura, nonostante tutto, non riesce a completarmi. È che gli uomini somigliano più al cinema che alla pittura: in un film camminano, mangiano, fanno l’amore, così come accade veramente; nella pittura no”.

Come spiega il. Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma “Schifano sperimenta nuovi linguaggi, estendendosi oltre i confini delle sue opere.Come se l’occhio dell’artista, divenuto un obiettivo e abituato a “inquadrare” l’immagine, traducesse ciò che vede non solamente sulla tela, ma anche su pellicola, soddisfacendo così le sue continue ricerche sul dinamismo, regalando attraverso un gioco di luci e di ombre nuove e sorprendenti qualità estetiche”.


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