Photo: © Sviatlana Barchan | Dreamstime.com

Thursday, the 2nd of June is the anniversary of the historical referendum with which, in 1946, Italians abolished the monarchy and chose, also with the vote of women, the Republic. A collective celebration of unity for all the people of Italy that this year, finally, we can enjoy together, near one another. After two years of Covid-19 restrictions, our Capital honors again the Day of the Republic with the classic parade along Via dei Fori Imperiali, just as tradition wants. It’s just another sign of our return to normality, just like the freedom we feel while walking in the street without face masks, even if they are still necessary indoors, as a precaution.

Let us take a step back in time, though.

On the referendum ballots used on the 2nd and the 3rd of June 1946, we find two symbols: on the left, the allegorical representation of our country as a republic, the Italia Turrita. That’s the future. On the right, the Savoias’ coat of arms, the monarchy. That’s the past. People are called to make a choice.

With 12,717, 923 votes against 10,719,284, the women and men of Italy chose the Republic against the monarchy: 54.3% against 45,7%. After 85 years as a kingdom, on the 18th of June 1946 the Supreme Court officially proclaimed the birth of the Italian State. By then, King Umberto II of Savoia had already left the country for Portugal in self-exile, to avoid the rapidly growing tensions in his own country. Starting on the 1st of January 1948, the day our new Constitution took effect, every male descendant of Umberto II was prohibited entry into the country, a rule abrogated only in 2002.

Italians had to cross one of two symbols. On one side, Italia Turrita,  a young woman with her head surrounded by a mural crown with towers, representation of the cities and towns of Italy. A classical image, widely used in fine art, politics, and literature, which originates from the primordial myth of the Great Mediterranean Mother. The image was a symbol of the nobility or Italian cities, of the bountiful harvests of the peninsula (the woman usually also held a cornucopia), and of the bright future of Italy, symbolized by the Star of Italy.

On the other side, is the symbol of the Kingdom of Italy. It was used for the first time on the 4th of May 1870. After then, it was modified twice: in 1890, when two golden rampant lions were added at the coat of arms’ sides, along with a crowned helmet, a variety of heraldic symbols, and a beaming, upside-down Star of Italy; and in 1929. It remained the symbol of the Motherland until 1948, when that of the Italian Republic took its place, even if Benito Mussolini modified it further before then, once in 1926, when he added the fascio littorio among our state symbols, then in 1927 and 1929, when the Savoia’s lions were also replaced by two fasci. 

The first celebration of the Italian Republic took place on the 2nd of June 1947, while the first military parade at the Fori Imperiali  happened in 1948. The 2nd of June was declared a national holiday in 1949. On this occasion, the President of the Italian Republic reviewed the armed forces to honor the Republic. The event, which is still part of celebrations today, took place in Piazza Venezia, just in front of the Vittoriano, in the very same streets and square made famous by Mussolini’s dramatic speeches. 

As historical images remind us, it’s from that notorious balcony on Piazza Venezia that il Duce, galvanized by huge, hand-clapping crowds, declared war against France and Great Britain, and Italy’s alliance with Germany. It was the 10th of June 1940.

Today, we turn our eyes to the skies to enjoy the Frecce Tricolori, our national acrobatic unit that leaves a white, green, and red trail in the air while performing. We no longer pay attention to symbols and old rituals, we tend to forget the historical events that made us what we are today.

We tend to forget, for instance, that in 1949, when Italy joined NATO, there were 10 different celebrations held around the country, or that in 1961 the main events of the day of the Republic took place in Turin, the first capital of unified Italy, and not in Rome. We forget that, in the 1970s, amid the economic crisis, the Festa della Repubblica was moved to the first Sunday of June, so that the 2nd could keep being a working day. Or that in 2020 our President, Sergio Mattarella, gave his speech from Codogno, the town where the first Covid-19 cluster in Italy was recorded.

This year, we mostly need to enjoy the day “the usual way,” where “usual” doesn’t mean ordinary, but a welcome, safe, hopeful, joyous return to our lost normality.

Giovedì 2 giugno è l’anniversario dello storico referendum del 1946 con cui gli italiani abolirono la monarchia scegliendo, anche con il voto delle donne, la Repubblica. Una festa di piazza, di celebrazione unitaria e collettiva, che finalmente torna a coincidere con la possibilità di stare insieme. Dopo due anni di restrizioni per il Covid-19, la Capitale torna a celebrare la Festa della Repubblica con la parata in via dei Fori Imperiali, come da tradizione. Un altro segno del progressivo ritorno alla normalità mentre per strada, finalmente, ci si sente più liberi senza le mascherine che però ancora si indossano precauzionalmente nei luoghi chiusi.

Ma torniamo un attimo indietro nel tempo. Sulla scheda del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946 vediamo due loghi. Nel cerchio di sinistra è raffigurata l’Italia turrita che rappresenta la Repubblica, il futuro, mentre in quello di destra c’è lo stemma sabaudo che rappresenta la monarchia, il passato. Il popolo è chiamato a scegliere.

Con 12.717.923 voti, il suffragio universale decretò la vittoria per la Repubblica: 54,3% delle preferenze contro il 45,7% e i 10.719.284 voti per la monarchia. Dopo 85 anni di regno, il 18 giugno la Corte di cassazione proclamò ufficialmente la nascita dello Stato italiano ma già il 13 giugno, per evitare scontri e vista la tensione crescente nel Paese, il re d’Italia Umberto II di Savoia aveva deciso di lasciare la penisola e andare in esilio in Portogallo. Dal 1º gennaio 1948, con l’entrata in vigore della nuova Costituzione, fu proibito ai discendenti maschi di Umberto II di Savoia l’ingresso in Italia e bisognerà attendere il 2002 perché questo retaggio venisse abrogato.

Gli italiani al voto dovevano mettere una crocetta accanto a due simboli. Da una parte l’Italia turrita: una personificazione dell’Italia, dall’aspetto di una giovane donna con il capo cinto da una corona muraria, simbolo delle città d’Italia, completata da torri da cui “turrita”. Una raffigurazione classica, ampiamente impiegata in ambito artistico, politico e letterario che deriva dal mito primordiale della Grande Madre mediterranea. Intendeva trasmettere la regalità e la nobiltà delle città italiane, l’abbondanza dei raccolti agricoli della penisola (solitamente la donna aveva una cornucopia) e il fulgido destino dell’Italia (simboleggiato dalla Stella d’Italia).

Dall’altra parte, lo stemma della monarchia riproduceva l’emblema del Regno d’Italia. Comparve per la prima volta il 4 maggio 1870. In seguito venne modificato due volte, nel 1890 (con l’aggiunta di due leoni rampanti d’oro accanto allo scudo, a un elmo coronato, a vari simboli araldici e alla Stella d’Italia raggiante e capovolta) e nel 1929. Fu simbolo patrio fino a che venne sostituito nel 1948 dall’emblema della Repubblica Italiana. In realtà anche Benito Mussolini lo modificò più volte tra il 1926, inserendo il fascio littorio quale emblema di Stato, il 1927 e poi il 1929, quando sostituì i leoni sabaudi con due fasci.

La prima celebrazione della Festa della Repubblica Italiana avvenne il 2 giugno 1947 mentre nel 1948 si ebbe la prima parata militare in via dei Fori Imperiali a Roma. Il 2 Giugno fu dichiarato festa nazionale nel 1949. Per l’occasione, il cerimoniale comprese la rivista militare delle forze armate in onore della Repubblica da parte del presidente della Repubblica Italiana. La manifestazione, che si ripete ancora oggi, avvenne in piazza Venezia, di fronte al Vittoriano, proprio nei luoghi resi celebri dai drammatici discorsi di Mussolini. Il duce, dal famigerato balcone di piazza Venezia, come ci ricordano immagini storiche corredate di grandi applausi e folle oceaniche, dichiarò l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania, contro Francia e Gran Bretagna. Era il 10 giugno 1940.

Oggi guardiamo su in alto il passaggio roboante delle Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica nazionale che sfila in cielo lasciando la scia verde, bianca e rossa. Non badiamo più a simboli e vecchi rituali, dimentichiamo la storia che ci ha portati ad essere quello che siamo oggi.

Non ricordiamo per esempio che nel 1949, con l’ingresso dell’Italia nella NATO, si svolsero dieci celebrazioni in contemporanea in tutto il Paese o che nel 1961 la celebrazione della Repubblica non ebbe luogo a Roma ma a Torino, prima capitale dell’Italia unita. O che a causa della grave crisi economica che attanagliava l’Italia negli anni Settanta, per contenere i costi statali e sociali, la Festa della Repubblica, fu spostata alla prima domenica di giugno con la conseguente soppressione del 2 Giugno quale giorno festivo o che nel 2020 la celebrazione e il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella si ebbero a Codogno, comune lombardo dove si è registrato il primo focolaio della pandemia di Covid-19 in Italia.

Quest’anno abbiamo più che altro bisogno di ritrovare la “solita” festa perché solita non vuol dire consueta ma significa il rassicurante, speranzoso, festoso, ritorno alla normalità perduta.

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