Palazzo Doebbing a Sutri, oggi sede museale (Ph. N.Curradi)
Palazzo Doebbing a Sutri, oggi sede museale (Ph. N.Curradi)

In questo sfortunato 2020, le vacanze di molti italiani sono rimaste circoscritte ai confini del Belpaese, anche per favorire il turismo interno che sta soffrendo una grave crisi. La Tuscia è una parte del Lazio che può offrire molto al visitatore, potendo contare su natura, mare, stupende residenze nobiliari e borghi ricchi di storia. Sutri in particolare è dal 2019 uno dei borghi più belli d’Italia, costruito su un imponente rilievo di tufo che domina la via Cassia, in provincia di Viterbo. Le sue origini sono molto antiche con evidenti testimonianze del passato, risalenti addirittura all’età del bronzo. Ma il periodo più fiorente è stato quello etrusco.
Affascinante la sua storia: nei primi secoli del Medioevo, Sutri subì le sorti di molti altri feudi vicini, passando di mano in mano tra varie famiglie potenti.

Tra il V e l’VIII secolo, la città subì le lotte tra Longobardi e Bizantini, fino a che, nel 728, il re dei Longobardi Liutprando offrì la città e le terre circostanti al papa Gregorio II. Questa donazione viene considerata l’inizio del dominio temporale della Chiesa, ovvero il primo passo per la costruzione del Patrimonio di San Pietro.
In seguito Carlo Magno decise di assegnare Sutri a sua sorella, ormai diseredata. Secondo la leggenda lei partorì qui, in una grotta, il famoso Orlando, poi nominato paladino di Francia da Carlo Magno, avuto da un uomo di umili origini.

Chiesa di Santa Maria Assunta a Sutri, in provincia di Viterbo (Ph. N. Curradi)

Le vestigia del passato a Sutri sono ancora ben visibili: un anfiteatro romano completamente scavato nel tufo, una necropoli etrusca formata da decine di tombe scavate anch’esse nel tufo, mura etrusche che sono state incorporate da quelle medioevali, un mitreo poi tramutato in chiesa. Nel centro storico spicca la Chiesa di Santa Maria Assunta risalente al XII secolo e consacrata da papa Innocenzo III nel 1207. Tra le altre chiese spiccano quella di San Francesco fondata proprio dal santo di Assisi nel 1222, quella di San Silvestro in stile romanico e quella di San Sebastiano, edificata prima del XIII secolo.

Il Vescovado di Sutri dimostra le antiche radici cristiane della città fin dai primi secoli del Medioevo. Il palazzo vescovile risulta essere il fulcro non soltanto religioso ma anche culturale ed artistico dell’intera città. Sede di numerosi porporati d’alto lignaggio, vanta addirittura un Papa, Pio V, promotore della riforma tridentina. Il suo splendore continuò fino ai primi anni del Novecento con la figura di quello che forse fu il più importante suo rappresentante ecclesiastico: Padre Joseph Bernard Doebbing. Nato in Germania nel 1855, nel 1900 fu eletto vescovo di Nepi e Sutri. Monsignor Doebbing, uomo di fede ma anche di rara e alta cultura ristrutturò il palazzo vescovile di Sutri, promuovendo importanti opere sull’educazione dei giovani, del clero e del popolo tutto. Morirà a Roma nel 1916 dopo una breve malattia. Un padre per una comunità che con lui è risorta dalla proprie radici spirituali e culturali.

Il palazzo, sede episcopale fino al 1986, dopo anni di abbandono e degrado, è stato oggetto nel periodo 2010/2018 di un lungo ed accurato lavoro di ristrutturazione, voluto dalla Diocesi di Civita Castellana e finanziato dalla Regione Lazio. L’intervento di recupero e trasformazione a Museo realizzato su progetto dell’architetto Romano Adolini, ha consentito la creazione di una struttura espositiva dal fascino antico ma dallo spirito moderno, articolata in varie sale, distribuite su cinque livelli, per una superficie complessiva di circa 1000 metri quadri. Su proposta del sindaco di Sutri, il palazzo è stato intitolato al vescovo Doebbing.

Sostenuto anche da mons. Romano Rossi, attuale vescovo della diocesi di Civita Castellana, uomo dotto e saggio che guida non solo la chiesa intesa come ecclesia, la comunità dei fedeli, ma anche il vivere civile, è in corso un processo storico per rendere Sutri uno spazio unico nella Tuscia. Una riscoperta delle radici da cui far germogliare ricchezza culturale ed economica.
In questo senso è nato il museo di Palazzo Doebbing, la cui forza è quella di ospitare capolavori dell’arte antica e contemporanea, di recepire il genio, la virtù dei padri e dei moderni. Storie di assoluto pregio, capaci di arricchire e di elevare Sutri a capitale culturale della Tuscia come riferimento imprescindibile. Il Museo di Palazzo Döbbing con la mostra aperta fino a gennaio 2021 “Incontri a Sutri. Da Giotto a Pasolini”, ideata dal sindaco e critico d’arte Vittorio Sgarbi, comprende due opere della bottega di Giotto.
L’Efebo di Sutri, la statua in bronzo di circa 80 centimetri risalente al primo periodo imperiale ritrovata nel 1912 in un campo nei pressi della città, è oggi tornata definitivamente a casa ed ora si trova all’ingresso del palazzo (www.museopalazzodoebbing.it).
A breve distanza merita una sosta lo scenografico Lago di Vico, di origine vulcanica.


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