“Vide ‘o mare de Surriento, che tesoro tene ‘nfunno: chi ha girato tutto ‘o munno, nun l’ha visto comm’a ccà” (in italiano: vedi il mare di Sorrento, che tesori ha nel fondo: chi ha girato tutto il mondo, non l’ha visto come qua).
 
Sono le parole della canzone “Torna a Surriento” scritta nel 1892 e cantata per la prima volta nel 1902 dai due fratelli De Curtis. Chiunque penserebbe che la canzone fosse dedicata ad una donna, ma non è così. 
  Doc Pomus e Mort Shuman riadattarono “Torna a Surriento” per Elvis Presley 

  Doc Pomus e Mort Shuman riadattarono “Torna a Surriento” per Elvis Presley 

 
Nel settembre del 1902, l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli soggiornò a Sorrento nell’albergo in cui lavorava il noto pittore e affreschista Giambattista De Curtis. In quel momento storico, la situazione a Sorrento era ben diversa da quella attuale. Degrado stradale, case fatiscenti, servizi pressoché inesistenti. Per incentivare il Presidente Zanardelli a risollevare la situazione, i fratelli De Curtis composero velocemente “Torna a Surriento” per esortarlo a ritornare e godersi le bellezze di quel posto magico qualora la ricostruzione fosse stata completata. 
 
Da allora “Torna a Surriento” è diventata una delle canzoni napoletane più conosciute al mondo. Il successo fu tale da incantare Claude Aveling che tradusse il testo in inglese, intitolandolo “Come Back to Sorrento”, che Doc Pomus e Mort Shuman riadattarono per la versione di Elvis Presley, dal titolo “Surrender”. 
Le parole della celebre canzone entrarono a far parte del repertorio musicale di autorevoli artisti d’eccezione come: Dean Martin, Luciano Pavarotti, José Carreras, Plácido Domingo, Claudio Villa, ecc. Il brano ha impresso nell’immaginario collettivo una visione poetica e veritiera di una terra cullata dal mare e abbracciata dal sole tra i giardini ed il profumo dei fiori d’arancio ed i suoi misteriosi tesori. Questi sono alcuni dei motivi per i quali la bellezza immortale di Sorrento continua ad incantare milioni di visitatori all’anno. 
 
A soli 46,5 km da Napoli, convivono due realtà diverse, ma entrambe incantevoli, che condividono il panorama dell’imponente Vesuvio da due differenti angolazioni. 
 
Molti artisti tornavano a Sorrento per cercare la giusta ispirazione per le loro opere e rilassarsi nel tempo libero. Anche il celebre tenore napoletano Enrico Caruso, dopo aver girato il mondo con la sua lirica, ottenendo un forte successo in America, ritornò a Sorrento e trascorse, nella suite dell’Hotel “Vittoria”, i suoi ultimi giorni di vita. 
 
La leggenda vuole che Caruso si invaghì di una sua allieva di canto alla quale dedicò una cantata potente che risuonava fino al porto dove i pescatori rimanevano incantati da quella musica malinconica e appassionata. 
 
A distanza di anni, Lucio Dalla, celebre cantautore bolognese, pernottò per un giorno a Sorrento nella stessa suite di Enrico Caruso e scoprì il fascino e la leggenda di quella struggente storia d’amore che lo ispirò per “Caruso”, un brano sentimentale con forti influenze musicali napoletane: “Ma due occhi che ti guardano, così vicini e veri ti fan scordare le parole, confondono i pensieri; così diventa tutto piccolo, anche le notti là in America, ti volti e vedi la tua vita come la scia di un’elica; ma sì, è la vita che finisce, ma lui non ci pensò poi tanto anzi, si sentiva già felice e ricominciò il suo canto”. 
 
Quando si ritorna a Sorrento, le lancette dell’orologio si fermano e tutto scorre spensieratamente tra la lirica, il paesaggio ed il mare cristallino di una terra incantata.
 

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