Palazzo Pitti a Firenze (Ph© Konstik| Dreamstime.com)
La mostra “Splendida minima” al Museo degli Argenti a Firenze, comprende una particolare classe di manufatti di grande valore artistico e raffinatezza, sebbene di ridotte dimensioni: piccole sculture a tutto tondo in pietre preziose, di epoca ellenistico romana, per secoli al centro dell’interesse collezionistico dei Medici e oggi in gran parte patrimonio del museo del Tesoro dei Granduchi. 
 
La mostra si apre illustrando con alcuni esempi le caratteristiche di questi piccoli formati scultorei di epoca classica, realizzati a tutto tondo da pietre preziose, e mettendo in risalto la loro stupefacente vicinanza, in termini iconografici e formali, con la grande plastica del periodo. E’ questo il caso del Ritratto di Augusto del Tesoro dei Granduchi messo a diretto confronto con una replica marmorea dello stesso tipo. 
 
Il corpus complessivo delle preziose sculture antiche ad oggi noto è costituito da circa 480 pezzi, destinato a crescere con il progredire degli studi. Nella prima sezione sono anche illustrate le funzioni di queste preziose sculture che, come dimostrano confronti iconografici testimoniati in mostra da un prezioso dittico eburneo del VI secolo d.C. o da un rilievo marmoreo degli inizi del III secolo d. C., erano utilizzate come complementi di attributi connessi con i ritratti legati al culto imperiale. 
 
Una grande passione per questo genere di sculturine in pietre dure fu propria di Francesco I de’ Medici, che ne possedeva una nutrita collezione e si impegnava ad incrementarla commissionando la ricerca a Roma di marmi e pietre adatti alla creazione di busti. Teste antiche in pietre dure furono così assemblate su busti in alabastro orientale, scolpiti nelle botteghe di corte e impreziositi da panneggi e acconciature d’argento dorato. 
Questa collezione fu destinata da Francesco I all’arredo della Tribuna, uno scrigno delle meraviglie nel cuore degli Uffizi. 
 
Tra queste spiccano in particolar modo il Busto femminile con testa di cristallo di rocca di età imperiale, il Canopo egizio in calcedonio e il Busto di mora in onice e argento dorato dell’intagliatore milanese Giorgio Gaffuri. 
 
Le piccole sculturine preziose furono utilizzate anche per abbellire le mensole che reggevano il palchetto della Tribuna: del loro arredo si offrono in mostra due testimonianze esemplificative. 
 
Nel corso del Seicento e del Settecento altri illustri esponenti della dinastia medicea raccolsero e coltivarono il gusto di raccogliere questi particolari oggetti. Tra questi si distinse il Cardinal Leopoldo, raffinato e colto collezionista, che acquistò pezzi d’eccezionale qualità, come la mano in calcedonio che fa da icona alla rassegna. Al merito di Cosimo III si deve in seguito l’inserimento delle opere dello zio Leopoldo nell’arredo sempre più sfarzoso della Tribuna, che ci viene testimoniato al suo culmine dai puntuali disegni dell’atlante della Galleria diretto da Benedetto Vincenzo De Greyss. Dalla testimonianza di questo preziosissimo documento nell’ultima sezione della mostra si è tentata la ricostruzione a grandezza naturale dell’allestimento tardo settecentesco di uno dei palchetti della Tribuna degli Uffizi. 
 
La scenografica riproduzione del disegno della parete con la statua di Apollo fa da sfondo a quasi tutte le opere distribuite sullo scaffale: le poche mancanze sono dovute a pezzi perduti o di cui non è stato possibile ottenere il prestito in mostra. Si tratta del primo tentativo di ricostruire questo aspetto fondamentale della decorazione della Tribuna, che mette in luce come, ancora nel Settecento, la disposizione delle statue sulla mensola fosse incentrata su sottili rapporti tra le dimensioni e le cromie degli oggetti.
La mostra, fino al 2 novembre, a cura di Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli e Fabrizio Paolucci, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Musei.   
 
Il Museo degli Argenti è situato al piano terreno di Palazzo Pitti ed occupa le sale splendidamente decorate con affreschi del Seicento dell’Appartamento estivo del Granduca Ferdinando II dei Medici. Conserva il tesoro granducale costituito da gioielli, vasi, piatti e altri arredi in oro, argento, perle, pietre preziose, pietre dure, avorio, ambra.
 
Tra i molti oggetti che testimoniano il fasto della corte, si segnalano i vasi appartenuti a Lorenzo il Magnifico e quelli dalle bizzarre forme manieriste della fine del XVI secolo, i gioielli cinquecenteschi appartenuti a Anna Maria Ludovica ultima discendente dei Medici, i cammei antichi e rinascimentali, il tesoro dei vescovi di Salisburgo portato a Firenze da Ferdinando III di Lorena nel 1815.
 
A Lorenzo il Magnifico è dedicata la sala dove è esposta la magnifica raccolta, unica al mondo, dei vasi in pietre dure (ametista, onice, diaspro), di antica manifattura romana montati nel Quattrocento dagli orafi fiorentini con le iniziali di Lorenzo, di cui è visibile nel fondo della sala il ritratto eseguito da un seguace del Bronzino e la maschera mortuaria. 
 
Il museo conserva una importante collezione di gioielli realizzata tra il XVII e XX secolo da prestigiose manifatture europee e italiane. E’ presente una notevole sezione dedicata al gioiello contemporaneo che testimonia la vitalità di questo storico museo. La donazione Scalabrino, raccolta di antiche porcellane orientali e di maioliche europee ispirate da modelli asiatici, ha poi arricchito la collezione di porcellane cinesi e giapponesi, iniziata dai Medici nel ‘400.

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