After three eventful days in Naples, we rented a car and drove over the mountain pass to the Amalfi Coast, the iconic site of southern affluence and prosperity. The Amalfi Coast is another of those iconic, idealized images of the South too often portrayed in American magazines. After three days, we drove to Paestum, renowned for its Greek temples. Not to be missed, its temples rival any in Greece or Sicily. Its new museum is an education in Greek and Roman history.
After our stop, we went further south to Maratea, another of the South’s best kept secrets. On the street I spoke with a middle-aged resident and complimented her on the well-preserved state of her village, quiet even at mid-morning. She was quick to add that they are very careful to preserve its historic character, evident in the careful remodeling of every building that lines its narrow streets and those that surround its spacious central piazza.
But Maratea’s quaint beauty was not the exception. During our stay in Maratea we visited the village of Aieta in northern Calabria, a seldom-visited, beautiful mountain-top village of all but impossible inclines of narrow streets. The next day we visited Rivello, like Aieta, whose narrow, steep streets allow only pedestrian traffic. One resident with a sense of humor placed a plaque with an inscription in the local dialect next to the front door. The plaque was entitled “Il paese palestra” and read in part, “Stu pàise è na palèstre!. Fà a ginnàsteghe sènze e’hàje a pagà.” Carole and I were amused, but I don’t think the elderly man that I passed on one of the long, steep staircases, judging from his remark, shared our feelings. A day later on our way to Potenza, we visited another of the South’s beautiful mountain-top villages, Castelmezzano, which can only be entered on foot as well. These hill-top southern towns have been carefully maintained are remarkable for their beautiful settings.
In our stop at Potenza, we discovered that it suffers from that modern commercial malaise that afflicts nearly all small-town commercial centers. As Potenza expanded into its new neighborhoods, leaving the old center behind, many of the storefronts along its main street are becoming vacant. However, though travel books will tell you otherwise, Potenza’s central area has its charm. Unfortunately, the Duomo was closed for restoration. But I take such restoration work as a sign of the town’s viability and the local and state government’s investment in the town and region. Not far from the Duomo I visited the immaculately restored thirteenth-century Chiesa e Convento di San Francesco with its impressive fifteenth-century hand-carved doors.
A day later, we made our way east to two towns off the tourist map, Tricarico and Grassano. Tricarico is the birthplace of poet and writer, Rocco Scotellaro (1923-1953), once mayor of Tricarico and author, among others, of Contadini del Sud (1954) and L’Uva Puttanella (1955). I would rank his poetry among the best I have read among twentieth century poets, Italian and American. However, during his young and very brief life, Scotellaro became more well-known as an advocate for the southern Italian peasant and working class. He wrote forcefully of their impoverishment and exploitation and was the first to bring their plight to the attention of a neglectful northern government. In precise, well-crafted poems, he captures the essence of life in Tricarico and its inhabitants’ destitution: “It is a place where “women leave their houses / vendetta’s leaders / at the town hall scream their want, / a crust of bread, a day’s work, / shoes and roads and everything.”
Just as important, though it seems unrecognized by Italian scholars, Tricarico was also the home for more than a decade of a little-known American anthropologist and writer, Ann Cornelisen (1926-2003). She was a graduate of Vassar and traveled to Italy in the early 1950s when by happenstance she was hired by a British foundation that funded and built schools in the impoverished South. The foundation sent her to Tricarico, where she lived for more than a decade. In her two books set in Tricarico, Torregreca (1969) and Women of the Shadows: Wives and Mothers of Southern Italy (1976), she wrote eloquently and insightfully of the impoverished conditions of the South’s contadini, especially the plight and special condition of peasant women. Cornelisen learned quickly the village dialect and in her books was able to tell more intimately without misrepresentation the heartrending circumstances of the women of the South.
Aopo tre giorni avventurosi a Napoli, affittammo una macchina e guidammo sul passo montuoso verso la Costa di Amalfi, il luogo iconico dell’abbondanza e della prosperità meridionale. La Costa di Amalfi è un’altra di quelle immagini iconiche, idealizzate, del Sud, troppo spesso ritratta nei periodici americani. Dopo tre giorni, siamo andati a Paestum, rinomata per i suoi templi greci. Da non perdere, i templi rivaleggiano con quelli della Grecia o della Sicilia. Il suo nuovo museo educa in storia greca e romana.
Dopo la nostra fermata, andammo più a Sud, a Maratea, un altro dei segreti meglio tenuti al Sud. Sulla strada parlai con una residente di mezza età e mi complimentai con lei sullo stato di buona conservazione del suo paese, quieto anche in mattinata. Lei fu rapida nell’aggiungere che sono molto attenti nel preservarne il carattere storico, evidente nell’accurato rimodellamento di ogni edificio che si allinea lungo le strade strette e di quelli che circondano la spaziosa piazza centrale.
Ma la bellezza caratteristica di Maratea non era un’eccezione. Durante il nostro soggiorno a Maratea visitammo il paese di Aieta nella Calabria settentrionale, un bel villaggio in cima a una montagna, raramente visitato, tutto fatto di strade strette con pendenze impossibili. Il giorno dopo visitammo Rivello che, come Aieta, ha strade strette, ripide, che permettono solamente il traffico pedonale. Un residente con senso dell’umorismo ha messo una targa con un’iscrizione nel dialetto locale accanto alla porta principale. La targa è intitolata “Il paese palestra” e in parte si legge: “Stu pàise è na palèstre!. Fà a ginnàsteghe sènze e’hàje a pagà”. Carole ed io ne fummo divertiti, ma non penso che l’anziano che ho sorpassato sulle scale lunghe e ripide, giudicando dal suo commento, condividesse i nostri sentimenti.
Il giorno dopo, sulla strada verso Potenza, visitammo un altro bel villaggio meridionale in cima alle montagne, Castelmezzano, che a sua volta può essere visitato solo a piedi. Questi paesi del Sud in cima alle colline che sono stati conservati con cura sono straordinari per i loro bei paesaggi.
Nella nostra fermata a Potenza, scoprimmo che patisce quel moderno malessere commerciale che affligge quasi tutti i centri commerciali delle piccole città. Quando Potenza si è espansa nei suoi quartieri nuovi, lasciandosi alle spalle il vecchio centro, molti dei piccoli negozi lungo la strada principale si sono svuotati. Tuttavia, sebbene i libri di viaggio vi diranno altrimenti, il centro di Potenza ha il suo fascino. Sfortunatamente, il Duomo era chiuso per restauro. Ma ho interpretato questi lavori di restauro come un segnale di vitalità della città e dell’investimento del governo locale e statale nella città e nella regione. Non lontano dal Duomo ho visitato la Chiesa e Convento di San Francesco, del 13° secolo, impeccabilmente ristrutturata, con le sue impressionanti porte quattrocentesche intagliate a mano.
Il giorno dopo, andammo verso est, verso due città fuori dalla mappa turistica, Tricarico e Grassano. Tricarico è il paese natale del poeta e scrittore, Rocco Scotellaro (1923 -1953), già sindaco di Tricarico ed autore, fra altri, di “Contadini del Sud” (1954) e “L’Uva Puttanella” (1955). Io classificherei la sua poesia fra la migliore che ho letto fra i poeti del Ventesimo secolo, italiano ed americano. Tuttavia, durante la sua giovane e molto breve vita, Scotellaro divenne più noto come difensore dei contadini dell’Italia meridionale e della classe operaia. Lui scrisse con forza del loro impoverimento e sfruttamento e fu il primo a portare la loro difficile situazione all’attenzione di un negligente governo settentrionale. In poesie precise e ben fatte, cattura l’essenza della vita a Tricarico e la miseria dei suoi abitanti: “È un luogo dove le donne lasciano le loro case / leader di vendetta / urlano al municipio il loro bisogno, / una crosta di pane, un giorno di lavoro/ scarpe e strade e tutto.”
Altrettanto importante, sebbene sembri non essere riconosciuta dagli studiosi italiani, Tricarico è stata anche la casa, per più di un decennio, di una poco nota antropologa americana e scrittrice, Ann Cornelisen (1926 -2003). Laureata a Vassar, viaggiò in Italia nei primi anni Cinquanta quando per caso fu assunta da una fondazione britannica che aveva fondato e costruito scuole nel Sud impoverito. La fondazione la spedì a Tricarico, dove lei visse per più di un decennio. In due suoi libri ambientati a Tricarico, “Torregreca” (1969) e “Women of the Shadows: Wives and Mothers of Southern Italy” (1976), lei eloquentemente e perspicacemente scrisse delle misere condizioni dei contadini del Sud, specialmente della condizione speciale e difficile delle donne contadine. Cornelisen imparò rapidamente il dialetto del villaggio e nei suoi libri è stata capace di raccontare più intimamente e senza cattive interpretazioni le circostanze strazianti delle donne del Sud.
Con i libri di Scotellaro e Cornelisen in mente, camminammo lungo le strade strette del borgo medievale del villaggio per vedere quello che era cambiato e quello che era migliorato dagli anni Cinquanta. Visitammo l’archivio di Rocco Scotellaro, notammo la targa che commemora la sua vita, e visitammo la cattedrale, Santa Maria Assunta. Le sue fondamenta furono gettate, secondo quel che si dice, da Roberto il Guiscardo nell’undicesimo secolo. Sorprendenti affreschi barocchi onorano sia la navata della cattedrale che una cappella sul retro. Solo questi valgono una visita al paese.
Fortunatamente, dai libri di Scotellaro e Cornelisen, la vita è cambiata a Tricarico. Mentre nessun miracolo economico ha ancora tirato fuori il Sud dalla sua povertà storica, Tricarico ha un’area commerciale vivace che circonda il suo borgo medievale, impreziosita dalla sua notevole torre normanna. Ovviamente, è libera dalla malaria e dalla sua opprimente povertà. Tuttavia, là avemmo una grande delusione: il paese non ha intitolato nemmeno una strada a Cornelisen, almeno da quello che abbiamo visto. Io spero di non averla trovata, forse nascosta nell’intreccio delle strade strette e che lei è in realtà onorata in qualche luogo per il suo contributo sugli uomini e, soprattutto, le donne del Sud.
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